Cultura

Padova. Andreotti e Fassino ricordano Enrico Berlinguer

"Siamo andati oltre ma grazie a lui", dice il segretario dei Ds. Andreotti: "la presa di distanza dall'Urss fu decisiva". Due ricordi di Berlinguer a venti anni dalla morte

di Ettore Colombo

In due occasioni diverse, il segretario dei Ds Piero Fassino e il senatore a vita Giulio Andreotti hanno ricordato a Padova, la città dove si sentè male esattemente 20 anni fa, il 7 giugno 1984, e dove morì 4 giorni dopo, il più amato segretario del Pci, Enrico Berlinguer, ideatore del compromesso storico.

“Una figura simbolo”, il “dirigente più amato della sinistra”: il segretario Ds, Piero Fassino, durante una conferenza stampa a Montecitorio, ricorda così Enrico Berlinguer, a venti anni dalla scomparsa. Fassino ha illustrato oggi, insieme a Luciano Violante e Furio Colombo, le iniziative pensate dal partito in onore dello storico leader del Pci, a cominciare dall’album fotografico “Enrico Berlinguer deputato”, voluto dal gruppo parlamentare della Camera, che sarà in edicola giovedì prossimo con l’Unità. Berlinguer sarà poi ricordato il 17 giugno a Montecitorio in un incontro al quale parteciperanno il capo dello Stato Carlo Azeglio Ciampi e il presidente della Camera Pier Ferdinando Casini, e durante il quale parleranno anche Massimo D’Alema, Francesco Cossiga e Silvia Ronchey. “Con la svolta dell’ 89 siamo andati oltre Berlinguer – ha detto Fassino – ma questo è stato possibile perché c’è stato Berlinguer”. Nei confronti di Berlinguer, dice Fassino, bisogna evitare “qualsiasi forma di oblio, che sarebbe sciocca”, come pure “qualsiasi forma di agiografia, che sarebbe altrettanto sciocca. Peraltro, chi lo ha conosciuto sa che lui non avrebbe accettato un’agiografia”. Il segretario Ds ricorda “la sobrietà personale” di Berlinguer, “il coraggio innovatore”. Lui, dice Fassino, “fu tra i primi a cogliere il logoramento del modello bipolare di gestione del mondo” e ad intuire le tematiche “di quella che oggi conosciamo come globalizzazione”; inoltre, “non si nascose la crisi crescente e profonda che stava maturando nei Paesi comunisti e dedicò le sue migliori energie a riflettere su quella crisi”, indirizzando “il Pci su un percorso originale e autonomo”, facendo assumere al partito “i valori dell’occidente”. Fassino ricorda quindi “la questione morale” e “il coraggio e l’originalità della proposta del compromesso storico”.

Il Senatore Giulio Andreotti, a Padova per una serie di appuntamenti collegati alla campagna elettorale, ha voluto ricordare, proprio nella citta’ dove avvenne la morte, l’anniversario della scomparsa di Enrico Berlinguer. ”Il ricordo – ha detto parlando ad un comizio elettorale presso il Centro Papa Luciani – e’ di un periodo molto importante per la storia italiana, perche’ nel ’76 i comunisti abbandonarono la posizione, che avevano dal ’47, di essere contro i governi, e dettero la possibilita’ di formarsi ad un governo monocolore democristiano, avviando una politica di comprensione che purtroppo poi la morte di Moro blocco’. Berlinguer ebbe un ruolo importante nel far cambiare una linea politica. Nel ’76, dopo lunghe contrapposizioni sul ruolo della Comunita’ Europea e sul Patto Atlantico, che dividevano noi e i comunisti, fu proprio lui che comincio’ a prendere le distanze dalla Russia, dicendo che era arrivata la fine per i partiti guidati e i partiti guida. E nel 1977 venne riconosciuto con un documento importante che la Cee e il Patto Atlantico sono i punti fondamentali della politica estera italiana. Il patto Atlantico ha raggiunto il suo scopo: diventare piu’ grandi dell’URSS e scoraggiarla dall’intraprendere avventure aggressive verso di noi. Abbiamo perseguito questa strada – ha concluso Andreotti – dato il tempo all’Urss di sciogliersi, senza che fosse mai sparato un colpo contro di noi”.

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