Famiglia

Luigi Marino: “Una Confindustria meno corporativa”

Il numero uno di Confcooperative applaude al nuovo corso. Ma lancia anche un avvertimento.

di Francesco Agresti

I rapporti tra mondo cooperativo e quello industriale storicamente non sono mai andati oltre la formale correttezza, condita, al di fuori dei discorsi ufficiali, da qualche battuta intrisa di pregiudizi come quella che vede nelle coop delle imprese ?assistite?. Ma qualcosa sta per cambiare. Il neo presidente di Confindustria e quello di Confcooperative, Luigi Marino, si conoscono da tempo. Oltre la terra di origine (sono bolognesi), condividono da cinque anni un posto nel consiglio di amministrazione della Fiera di Bologna: Marino è vicepresidente, Montezemolo, nemmeno a dirlo, presidente. Vita: I rapporti tra cooperazione e industriali sono come quelli di due condomini che vivono nello stesso stabile ma si salutano appena. Sarà ancora così? Luigi Marino: Da buon bolognese Montezemolo conosce il mondo della cooperazione, tant?è che l?ha anche citata nella sua relazione. La notizia della nomina alla guida di Confindustria ha creato in noi delle attese, e la speranza che i rapporti con gli industriali possano essere diversi da quelli avuti finora. Vita: Cosa vi ha diviso? Marino: Storicamente siamo rimasti sempre culturalmente molto lontani. Questa distanza negli ultimi anni si è un po? accorciata ma non annullata. Qualche luogo comune sulla cooperazione ho continuato a sentirlo anche sotto la gestione D?Amato. Vita: Qual è quello che ritiene più ingiusto? Marino: Il pregiudizio principale è che il mondo cooperativo goda di benefici fiscali, affermazione che oggi appare come una bestemmia. I privilegi fiscali di cui tanto si parla, dopo la cura Tremonti, che speriamo non continui nei prossimi anni con la stessa intensità, di fatto non esistono più. Pagano più Irap le cooperative che le imprese di capitali. I residui vantaggi rimasti sono dovuti alle peculiarità della struttura societaria ai vincoli imposti dalla disciplina giuridica. Mi auguro che l?invito a una maggior collaborazione sia seguito dai fatti. Vita: Ha dubbi? Marino: Non su Montezemolo, che ha intrapreso la via più difficile e rischiosa. Per il presidente di un?organizzazione imprenditoriale arroccarsi in una difesa corporativa paga di più che uscire allo scoperto e chiamare a raccolta le imprese che rappresenta invitandole a fare autocritica. Spero trovino il coraggio di andare avanti su questa strada. Vita: Essere il leader degli industriali e il presidente del più grande gruppo italiano non crea un po? di imbarazzo? Marino: Penso di no. La storia di Montezemolo e i rapporti con la Fiat erano noti anche prima della nomina a Confindustria, e la sua candidatura è stata ugualmente sostenuta dalla maggioranza degli industriali e delle pmi.


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