Politica

Premio Alpi. Quante sorprese. L’inchiesta è viva. E anche Ilaria

Il riconoscimento, nato in sordina, è oggi una vera palestra per giornalisti che amano “scavare” (di Giuditta Castellanza).

di Redazione

Dieci. Dieci anni dalla morte di Ilaria Alpi, la giornalista uccisa a Mogadiscio il 20 marzo 1994 insieme all?operatore Miran Hrovatin. E dieci anni del premio giornalistico televisivo che di lei porta il nome e lo spirito. “Da dieci anni il giornalismo che vorremmo”, sottotitola chi l?ha ideato, cioè il giornalismo d?inchiesta, capace di scavare in profondità, che vuole cercare e raccontare la verità. Quello che faceva Ilaria Alpi. È a questa tensione che il premio ogni anno vuole rendere omaggio. La decima edizione è stata un po? speciale, non solo per l?intensità della manifestazione (dal 2 al 5 giugno a Riccione), ma anche per il record di partecipanti: 185 giornalisti (di cui 18 europei) con ben 230 servizi, segno di “crescente voglia di inchiesta nel giornalismo italiano”, come ha sottolineato una nota degli organizzatori. Ed è già una buona notizia, visto che il premio è diventato un momento di riflessione e di bilancio sullo stato del giornalismo d?inchiesta, oltre che sulla libertà di stampa. In cima alla classifica delle tv, i ?colossi? Rai, Mediaset e La7, ma anche la neonata Sky e altre testate satellitari. “Sono arrivati tanti approfondimenti e reportage di livello molto alto”, spiega Barbara Bastianelli, segretaria della rassegna, “con una forte partecipazione di programmi talvolta penalizzati dall?orario o dalla programmazione. È un po? la filosofia del premio, riconoscere e valorizzare un certo modo di fare giornalismo, ovunque esso sia”, nelle trasmissioni di punta come in quelle nascoste nelle pieghe dei palinsesti. O addirittura non ancora apparso in tv. È nata così la novità di quest?anno, il Premio Produzione. Dedicato a chi investe di tasca propria e che non ha ancora visto in onda il proprio lavoro, ovvero ai free lance e alle produzioni indipendenti. Una scelta azzeccata, 15 partecipanti con ottimi reportage. “Buona anche la scelta di affacciarsi in Europa”, sottolinea la Bastianelli, spiegando l?inaugurazione di un?altra, nuova sezione riservata ai giornalisti europei che si sono fatti avanti soprattutto da Germania, Austria, Spagna e anche Svizzera. Pochi i francesi, nessun inglese. “Hanno inviato tutti reportage ben fatti e realizzati con cura, un genere su cui i canali esteri investono, a differenza dell?Italia”. Dalle tv locali sono arrivati 60 servizi: “Molti erano interessanti, ma purtroppo anche fuori tema”. In mezzo a questi, alcune chicche dalle tante telestreet, le televisioni di strada. Quindici i telecineoperatori che hanno partecipato alla sezione dedicata a Miran Hrovatin. E gli argomenti? Da sempre i grandi temi sono la solidarietà, la giustizia, la pace e le tematiche sociali; nel 2003 la guerra in Iraq era il tema più gettonato. Quest?anno, con sorpresa, “quasi nessun concorrente ha scelto l?Iraq, ma hanno predominato tematiche abbandonate dal palinsesto nazionale”, raccontano gli organizzatori. Africa e Aids, salute fisica o mentale, handicap, abusivismo edilizio, i problemi del nostro Sud, barboni, prostituzione, uranio impoverito. “Un bilancio più che positivo, per un premio nato in sordina, anche se grandi giornalisti ci hanno creduto subito”, conclude Barbara Bastianelli, “e che ora è diventato grande e sta crescendo come spazio per i giornalisti che fanno inchiesta”. Come l?ha amata Ilaria.

Giuditta Castellanza


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