Famiglia

Roma anti-Bush. Un commento-resoconto sul “giorno più lungo”

I pacifisti, anche quelli più radicali, persino i Disobbedienti, hanno dato una buona prova di sé, le Forze dell'ordine hanno aiutato. Una giornata tranquilla (e qualche incidente)

di Ettore Colombo

Roma – nostro servizio E così il “giorno più lungo”, e il più temuto, si risolve con un successo. Roma supera la prova di una protesta durata dalla mattina alla sera. E con la Capitale, anche le forze dell’ordine e il movimento pacifista. Hanno sfilato in decine di migliaia nel pomeriggio per contestare la presenza di George W. Bush dopo una mattina caratterizzata da blocchi stradali e dalle iniziative dei Disobbedienti. Immagini per i fotografi e per le telecamere, ma senza grandi conseguenze. Neanche per un traffico assente, dopo i tanti preallarmi sul caos. Provocazioni che, ad opera di un centinaio di esponenti dell’area anarchica di “Europposizione”, hanno caratterizzato anche la manifestazione pomeridiana (con i leader dei Disobbedienti che li hanno preso a pugni e calci, urlando loro “Chi vi paga?!”). Qualche tafferuglio con la polizia, momenti di tensione qua e là ma alla fine ha prevalso il senso di responsabilità della gran parte di coloro che sono scesi in piazza per protestare e i nervi saldi delle forze dell’ordine che hanno controllato senza intervenire duramente grazie alla gestione della piazza del prefetto Serra (lo stesso di Firenze), prontamente ringraziato da Veltroni, ma anche dalla pacatezza della gestione da parte del Viminale. Resta più di un’immagine ad offuscare una protesta pacifica, certo. Gli slogan della mattinata, contro polizia e carabinieri, inneggianti alla strage di Nasiriyah. I cappucci neri e le molotov. L’assalto in mattinata alla Scuola di difesa aerea. Il bilancio complessivo è però senza dubbio migliore di qualsiasi attesa. I pacifisti hanno risposto alla chiamata e urlato il loro No a Bush, con le varie anime del movimento che sono riuscite a trovare un filo comune e accettabile isolando anche i violenti. C’erano le famiglie, la musica e il teatro di strada. Un happening nato come contestazione e che tale si è rivelato. Non trasformando però le strade della capitale nella guerriglia temuta da molti. C’è un’altra immagine che nessuna telecamera potrà fornire. Quella di una Roma sostanzialmente indifferente alla visita di Bush e alle proteste. Poche le bandiere arcobaleno dalle case, pochi (con l’eccezione del percorso del corteo) i negozi con le serrande abbassate. Lontano dagli eventi ufficiali e dai luoghi delle manifestazioni, il 4 giugno è trascorso come se fosse un giorno di festa. Nessuno ha festeggiato, ma tirato un sospiro di sollievo, a fine giornata, forse quello sì. E dunque se non si è trattato – come ha detto con la solita enfasi Paolo Cento, il deputato verde vicino al movimento “di un boomerang per Bush e Berlusconi – di certo però è stata una prova di maturità dei pacifisti, anche di quelli più radicali ed estremisti, quella di oggi. Sperando li faccia presto rinsavire. RESOCONTO DI ALCUNI DEI PRINCIPALI MOMENTI DI TENSIONE NEL CORTEO. Ma iil pomeriggio e’ segnato anche da qualche momento di tensione. Intorno alle 16 polizia e carabinieri bloccano l’accesso in Via del Plebiscito, dove c’e’ la residenza romana del presidente del Consiglio. All’incrocio tra via Cavour e via dei Serpenti una cinquantina di incappucciati prova a sfilarsi dal corteo e spunta qualche bastone. Poco dopo pero’ il gruppetto rientra nel serpentone principale. La tensione sale invece in piazza Venezia. ”Pochi manifestanti – spieghera’ poi il prefetto Achille Serra – hanno lanciato alcune bottiglie, ma sono stati subito isolati e non c’e’ stata reazione da parte delle forze dell’ordine”. Alcune bottiglie vengono lanciate contro gli uomini della guardia di finanza schierati a difesa della residenza del console americano, nei pressi del Circo Massimo. Alcuni momenti di tensione anche davanti alla residenza dell’ ambasciatore americano presso la Santa Sede dove un piccolo gruppo di persone si e’ distaccato dal corteo ed ha cercato di avvicinarsi alla palazzina. Subito le forze dell’ ordine disperdono pero’ i manifestanti.


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