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Bukavu isolata. Tensione tra Congo e Rwanda

Dopo due giorni di combattimenti, la città è nelle mani di militari ribelli e completamente senza scorte. Battute al vetriolo tra Kinshasa e Kigali

di Benedetta Verrini

Gente per strada alla ricerca di cibo. Persone rimaste asserragliate nelle proprie abitazioni. La città isolata e senza più scorte: sono le notizie che giungono oggi da Bukavu (capoluogo del Sud Kivu, la provincia sud orientale della Repubblica democratica del Congo), la città a ridosso del confine col Rwanda caduta, dopo giorni di combattimenti e tensioni, nelle mani di un gruppo di militari insorti.
I militari ‘ammutinati’ sono guidati dal generale Laurent Nkunda e del colonnello Jules Mutebusi: due ufficiali (sospesi) del nuovo esercito congolese ma appartenenti all’ex movimento ribelle filoruandese Rcd-Goma, oggi inserito nel governo di unità nazionale ma al tempo della guerra dominatore incontrastato del Kivu e di buona parte della zona orientale del Congo.

Della situazione dà un quadro preciso l’agenzia missionaria Misna (www.misna.org). “I militari insubordinati controllano la città, presidiano le strade principali e hanno circondato gli edifici più importanti incluso l’arcivescovado e la cattedrale” spiega l’agenzia. “Anche le radio sono presidiate e sono state fatte tacere da ieri”. Sarebbero almeno una quindicina le persone morte nei combattimenti di ieri: 7 cadaveri sono stati rinvenuti sulla strada che porta verso Uvira, altri 8 nel quartiere di Sans. Fonti religiose fanno sapere che il personale missionario locale e internazionale sta bene.

L’eco dei fatti di Bukavu surriscalda anche l’aria della capitale Kinshasa, dove, sempre secondo fonti della MISNA, gli studenti universitari starebbero preparando una nuova manifestazione (dopo quella di ieri) contro la sede della Monuc, accusata di non essere intervenuta per bloccare quanto stava accadendo a Bukavu.

Intanto il Rwanda (accusato ieri dal presidente congolese Joseph Kabila di essere dietro gli insorti che hanno il controllo di Bukavu) ha smentito qualsiasi coinvolgimento negli avvenimenti in corso al di là della frontiera, sostenendo che si tratta di un problema interno congolese. “Ho pietà di un presidente che non è capace di assumersi le sue responsabilità e che cerca sempre un capro espiatorio” ha detto ieri sera il ministro degli esteri ruandese Charles Muringande ai microfonti di ‘Radio Okapi’, l’emittente dell’Onu in Congo.

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