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Quattro ricette per essere changemaker

Mariasole Bianco, Valentina Perniciaro, Federico Zullo e Fabio Gerosa sono i nuovi Ashoka Fellow, selezionati in Italia dall’organizzazione internazionale. Ecco i loro profili e le loro quattro definizioni cosa significa "essere changemaker"

di Alice Rimoldi

Innovatori e changemaker: Mariasole Bianco, Valentina Perniciaro, Federico Zullo e Fabio Gerosa sono i nuovi fellows nominati dall’organizzazione internazionale Ashoka, fondata nel 1980 e attiva in Italia da dieci anni. Gli Ashoka fellows sono gli imprenditori sociali più innovativi, che con i loro progetti affrontano i problemi più urgenti della società, producendo benefici nelle vite di milioni di persone: mettono in atto un cambiamento di paradigma, con impatti su larga scala. Nei suoi oltre 40 anni di attività Ashoka ha selezionato in oltre 90 paesi più di 3.700 Fellows secondo criteri specifici e attraverso un rigoroso processo internazionale: Ashoka ha avviato i processi di selezione in Italia nel 2015 e finora gli Ashoka Fellow in Italia erano 26. Le nuove nomine sono state annunciate a Milano lunedì 7 ottobre, in una “Cerimonia di Presentazione dei nuovi Ashoka Fellow 2024”. Ecco chi sono.

Valentina Perniciaro: fare la rivoluzione con in mente il bene collettivo

Femminista, blogger, attivista, mamma: Valentina Perniciaro è tante cose e le rivendica tutte con orgoglio. La storia della sua fondazione, I Tetrabondi, parte nel 2013, quando il suo secondo figlio – Sirio – a 50 giorni dalla nascita ha un arresto cardiaco. La conseguenza è una tetraparesi spastica. «La prima diagnosi fu di stato vegetativo, fu un inizio sbagliato» racconta Valentina. Attorno alla famiglia si costruisce una comunità di infermieri e assistenti. «Tutti mi chiedevano: “E poi come faremo? Come farà quando morirete?”, la disabilità è vissuta come un carico delle famiglie, i caregiver, soprattutto le madri, non hanno nemmeno il diritto di morire. Ho sentito di dover riscrivere le parole, che sono le basi dell’inclusività. I diritti sono di tutti, altrimenti si chiamano privilegi», racconta.

Nasce così il blog Tetrabondi, che racconta la quotidianità di una famiglia che si impegna per permettere a Sirio di vivere come ogni bambino: andare a scuola, comunicare, giocare. «A parole nostre, con irriverenza e durezza, il primo motto era “in culo allo stato vegetativo”.» Il nome curioso «lo abbiamo pensato io e il mio primo figlio, è l’unione di “tetraparesi” e “vagabondi”, perché non sono condizioni ossimoriche. Inizialmente doveva essere il nome di un truck food, era il nostro sogno. Volevamo vedere il mondo e farlo vedere a Sirio, girare e cucinare per gli altri. Invece poi è nato il blog, perché volevamo rispondere a chi ci guardava come martiri. Volevamo mostrare questa vita immensa, bellissima e felice che facciamo».

Nel 2021 grazie al crowfunding Tetrabondi diventa una fondazione, per formare reti di famiglie e mostrare a tutti che i bambini con disabilità «che saranno uomini e donne, possono come tutti costruire il loro percorso di vita sui loro desideri. Hanno il diritto di autodeterminarsi». Da quel momento in poi ci sono stati eventi, progetti, festival come l’annuale Tetraink di Roma, in cui i fumettisti, tra cui «il nostro amico numero uno Zerocalcare, disegnano il mondo di tutti, rappresentano corpi sbilenchi, strani, non conformi, con ausili e protesi». Ogni anno ci si trova poi davanti alla Basilica di San Paolo, per sperimentare lo sport alternativo usando gli ausili, «perché l’inclusione si fa anche “con il culo”, stando su una carrozzina per mezz’ora. Abbiamo tutti gli stessi desideri, in piedi o seduti».

Sono una “vecchio stile”: per me essere changemaker significa essere una rivoluzionaria che ribalta l’ordine delle cose per il bene collettivo

Valentina Perniciaro

Quando Valentina si è resa conto di avere cambiato un pezzetto di mondo? «Mi sono resa conto che stavamo davvero facendo la differenza durante gli eventi, mi sono guardata intorno e c’erano decine di carrozzine, famiglie abituate a non uscire che stavano spensierate in uno spazio pubblico con tutti. Sono una “vecchio stile”: per me essere changemaker significa essere una rivoluzionaria che ribalta l’ordine delle cose per il bene collettivo».

Federico Zullo: farsi ascoltare e produrre azioni concrete

Federico Zullo è un educatore. È presidente e fondatore dell’associazione Agevolando, ma la storia del suo impegno sociale è legata a ciò che è stato prima. «Ero un bambino in una famiglia in cui il padre non c’era, mia madre era tossicodipendente e quindi ho vissuto in comunità. Quando sono tornato a casa da maggiorenne sono andato in crisi, anche perché ho conosciuto mio padre. Da Verona mi sono spostato a Ferrara e ho iniziato a studiare e lavorare come educatore. Ho potuto conoscere meglio me stesso e rendermi conto che volevo impegnarmi per chi uscendo dalle comunità per minori si trova perso, disorientato, con la necessità di trovare casa e lavoro», racconta. In collaborazione con il Comune e l’università di Ferrara apre il primo appartamento per care leavers, i ragazzi che escono dai percorsi di tutela una volta raggiunta la maggiore età.

Poi con il supporto di associazioni e comunità nel 2010 fonda Agevolando, per dare voce ai neo maggiorenni e mettere in campo progetti che li supportino. «A quel punto mi sono reso conto che avevamo coinvolto associazioni ed educatori, ma mancava uno spazio per rendere protagonisti proprio i care leavers, così abbiamo creato un network prima in Emilia Romagna, poi in altre regioni e infine nazionale». I giovani avanzano proposte e raccomandazioni e condividono le loro esperienze. «Il governo nel 2017 ha convocato i ragazzi per farsi aiutare a trovare soluzioni per i momenti che seguono l’uscita dai percorsi di accoglienza, in comunità o in affido famigliare, mettendo a disposizione delle regioni 5 milioni complessivi, ogni anno per tre anni e il finanziamento è stato poi rinnovato. In questo modo si è iniziato a strutturare in maniera uniforme a livello nazionale gli strumenti di accompagnamento per i care leavers, oltre la sperimentazione o l’iniziativa del singolo territorio: ora però serve che questo diventi strutturale, un diritto esigibile per tutti e non resti solo una sperimentazione. Inoltre puntiamo alla formazione di un network europeo: è un percorso che abbiamo iniziato già con altre associazioni di care leavers».

Mi sono reso conto che stavamo facendo la differenza quando hanno iniziato ad ascoltarci a livello politico, a capire e concretizzare. Siamo passati dal non essere ascoltati a creare le condizioni per ottenere risposte concrete

Federico Zullo

Il suo essere changemaker Zullo lo sintetizza così: «Mi sono reso conto che stavamo facendo la differenza quando hanno iniziato ad ascoltarci a livello politico, a capire e concretizzare. Siamo passati dal non essere ascoltati a creare le condizioni per ottenere risposte concrete. Per me essere changemaker significa promuovere un cambiamento, essere coinvolti ed avere un’influenza su chi prende le decisioni».

Mariasole Bianco: generare speranza

Innamorata del mare fin da quando era bambina, Mariasole Bianco si è laureata in Biologia marina a Genova e poi specializzata in Gestione delle aree marine protette in Australia. Nel 2013 con l’amica e designer Virginia Tardella ha fondato Worldrise, una non profit per promuovere soluzioni innovative nella protezione del nostro mare e «della sua strepitosa varietà di forme di vita e ambienti».

Per Mariasole i cambiamenti sono frutto dell’impegno quotidiano di ognuno, «agendo insieme verso un obiettivo comune, come quello di promuovere la conservazione efficace di almeno il 30% dei mari italiani entro il 2030, potremo fare la differenza, non soltanto per noi e per l’oceano, ma anche per le future generazioni». L’organizzazione promuove percorsi educativi e coinvolgenti rivolti anche ai più piccoli.

Per Mariasole è fondamentale «investire nella formazione di nuove generazioni di custodi del mare, avvicinandoli alle sue meraviglie e fragilità, in modo che siano proprio loro i primi portatori di consapevolezza e buone pratiche». Lo stesso scopo della serie animata Aquateam Missione Mare per cui Mariasole ha fatto da consulente e che ha per protagonista la sua versione animata.

Per me essere changemaker significa creare speranza

Mariasole Bianco

«Ci sono stati tanti momenti che mi hanno accompagnata nel realizzare l’impatto del cambiamento positivo che stavo contribuendo a generare: uno fra tutti quando nel 2019 sono stata invitata dalle Nazioni Unite alla Giornata Mondiale degli Oceani, come esempio internazionale di donna che si è distinta per il suo lavoro nella conservazione dell’ambiente marino a livello globale. Ma anche momenti più concreti e quotidiani mi fanno capire ogni giorno che siamo sulla strada giusta, per esempio vedere l’emozione e la meraviglia negli occhi delle persone dopo aver partecipato ad uno dei nostri tour di snorkeling. Per me essere changemaker significa creare speranza».

Fabio Gerosa: l’energia fraterna

Fabio Gerosa è Ashoka Fellow già dal 2023, ma non c’era stata ancora una proclamazione pubblica: la cerimonia del 7 ottobre ha quindi presentato ufficialmente anche lui come Fellow. Gerosa è presidente di Fratello Sole, nato nel 2014 come consorzio di enti del Terzo settore e di enti religiosi con l’obiettivo di accompagnarli nell’utilizzo efficiente delle risorse, in particolare energetiche. Oggi è un’impresa sociale. Fratello Sole è un soggetto unico nel suo genere, un punto di riferimento per la transizione energetica del Terzo Settore in Italia.

Fratello Sole è il punto d’incontro tra l’impegno per il Terzo settore e per la sostenibilità ambientale, sempre con un’attenzione speciale a chi si trova in situazioni di fragilità. «È cominciato tutto 12 anni fa, grazie all’incontro con Marco Castagna, padre Luca Reina e Giovanni Carrara con le quali abbiamo unito le competenze del mondo non profit, religioso e ambientale. Abbiamo pensato che si poteva costruire un progetto unico e due anni dopo è nato Fratello Sole, con il compito di aiutare gli enti del Terzo settore e quelli religiosi a realizzare concretamente la transizione ecologica».

Per me essere changemaker significa guardare a ciò che si è costruito insieme e crederci ogni giorno di più

Fabio Gerosa

L’obiettivo è di concretizzare la transizione ecologica, superando le fasi di informazione e formazione per entrare nel vivo con progetti reali. L’organizzazione si occupa dell’efficientamento degli immobili delle opere di carità, spesso obsoleti, ma anche di recuperare finanziamenti e favorire la formazione di Comunità energetiche solidali o “fraterne”. «Vedo opere sociali meravigliose in tutta Italia e così riescono concretamente ad entrare nella transizione energetica. Facendo cantieri edilizi ne apriamo però anche di sociali, per coinvolgere e formare chi vive in situazioni di fragilità e povertà energetica. La sostenibilità e la transizione ecologica non sono solo concetti che riguardano i ricchi».

«Mi sono reso conto che stavamo davvero facendo la differenza durante l’incontro a Roma con l’allora presidente di Enea, Federico Testa, che ha capito subito le potenzialità di Fratello Sole. Ho capito che il valore che aveva per noi Fratello Sole era percepito anche dagli altri. Per me essere changemaker significa guardare a ciò che si è costruito insieme e crederci ogni giorno di più, avere ancora più coraggio in ciò che si fa».

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