Welfare

Se il welfare viaggia nella borsa della spesa

Imprese e solidarietà. Una riflessione pratica da dodici anni alcuni soci di una cooperativa di consumo consegnano la spesa a casa di anziani e disabili.

di Ilvo Diamanti

Volontariato, Terzo settore, capitale sociale. Sono termini entrati nel linguaggio comune, usati come parole fungibili, equivalenti, anche se si riferiscono a situazioni e ad azioni ben distinte. Il volontariato richiama l?agire altruista, riferito alle persone singolarmente considerate, ma soprattutto alle associazioni. Il Terzo settore trasferisce e traduce l?azione altruista sul piano ?aziendale?. Riguarda le attività che producono beni, servizi, reddito, ma non sono finalizzate al profitto. Stanno sul mercato, ma operano in una prospettiva solidale. È ?terzo settore? perché si insinua fra pubblico e privato. E li interseca, li incrocia. Poi c?è il capitale sociale. Un concetto di uso più recente, ma sempre più frequentato: per sottolineare come l?uno e l?altro, il volontariato e il Terzo settore, siano risorse importanti, non solo per ragioni etiche, ma ai fini del ?rendimento? delle istituzioni e dello stesso mercato. Perché alimentano fiducia e consenso: premesse necessarie al funzionamento del sistema pubblico e dell?economia. Da ciò la piegatura quasi ?utilitarista? attribuita al significato dell?impegno sociale, considerato come un capitale importante, per le istituzioni e per le imprese, per lo Stato, gli enti locali e per i consumi. La solidarietà sociale, infatti, agisce come un vero capitale, direttamente investito sul mercato pubblico e privato, che, fra l?altro, alimenta e promuove imprese che, per quanto orientate al non profit, esibiscono bilanci molto cospicui; e per quanto sostenuto dall?impegno e dal lavoro dei volontari, continuano ad allargare la base dei ?professionisti? e degli ?specialisti?. Ma il capitale sociale non cresce da solo, spontaneamente, come un frutto sugli alberi. L?albero della solidarietà va piantato, coltivato. Solo allora dà frutti. Di ciò si comincia ad avere consapevolezza, anche in Italia. La solidarietà va coltivata, promossa, diffusa. Solo allora può radicarsi e riprodursi. Si comincia a capirlo, un poco alla volta. E, un poco alla volta, emergono esperienze singolari e interessanti perché ricostruiscono, in modo consapevole, la catena della solidarietà, un anello insieme all?altro. Un anello nell?altro. È il caso di Ausilio, ben ricostruito e analizzato in questa ricerca dell?Iress. Ausilio è un servizio di sostegno alle persone che hanno difficoltà fisiche (anziani in massima parte). Con un fine pratico piccolo piccolo, ma solo per chi non abbia problemi di autosufficienza e autonomia personale: fare la spesa. I volontari di Ausilio operano accompagnando gli anziani al supermercato, oppure raccogliendo le loro indicazioni e recandosi, per conto loro, a fare la spesa. La spesa. È lo specifico di Coop Adriatica, il soggetto promotore e sostenitore di questa iniziativa. Una cooperativa di consumatori con una storia lunga, che si dipana lungo due fili intrecciati: la solidarietà, il servizio ai ceti popolari, ai lavoratori, dalle cui organizzazioni è stata fondata. E l?impresa, il mercato. Anzi: il supermercato. Un rapporto, quello fra identità e impresa, non facile da mantenere senza squilibri. Perché l?impresa, in particolare, ha motivi e fattori di crescita autonomi, tali da annichilire l?identità. Da inibire il valore dei valori. È troppo forte, troppo ampio lo sviluppo della Coop-impresa per non delimitare, intimidire la Coop-solidarietà, la Coop-identità. Le logiche del mercato, la forza dei bilanci, del management: troppo eloquenti per non soffocare la voce del volontariato interno, facendolo apparire come un manipolo di boy scout. Con il rischio, rilevante, che la Coop divenga un?impresa di consumo e distribuzione come le altre, in tempi nei quali la fedeltà dei consumatori e ancor più il richiamo sociale del consumo, come simbolo e valore, è sicuramente significativo. Anzi: determinante. Anche dal punto di vista del mercato, vista l?importanza assunta dalla natura degli alimenti, ma anche dall?origine sociale dei prodotti: dalle condizioni dei Paesi di provenienza, dal punto di vista dei diritti, delle libertà, delle regole. Tuttavia, questa esperienza di volontariato gratuito, ma costoso, rende fertile il terreno su cui è impiantata la radichetta della solidarietà, nei vari contesti in cui Coop Adriatica è presente. La ricerca dell?Iress (curata da Marisa Anconelli, Flavia Franzoni, Maria Vittoria Gualandi) su questo aspetto è molto esplicita. Fra le parti in gioco, la relazione di vantaggio reciproco risulta stretta. Senza la Coop, Ausilio non esisterebbe e le persone che ne fruiscono in diverse zone del Centro-Nord, in numero sempre più ampio, ne sarebbero esclusi. Ma sicuramente anche la Coop beneficia di questo servizio, che la inserisce in una rete ampia di importanti alleanze e complicità associative. Ausilio la fa diventare il nodo che lega molti fili: enti locali, associazioni di volontariato e persone di buona volontà. Inoltre, questa esperienza alimenta un clima sociale favorevole alla presenza della Coop. Perchè genera solidarietà sociale. Così la catena si salda, anello dopo anello. Coop Adriatica promuove Ausilio, insieme all?Auser e ad altre associazioni, che in questo modo divengono ?alleate? della Coop, insieme ai loro soci e ai loro utenti; Ausilio sviluppa relazioni di servizio con gli anziani e le fasce sociali meno autosufficienti, che ne traggono un beneficio diretto di non poco conto; attraverso Ausilio, la Coop rafforza la sua posizione di mercato, la sua legittimazione in ambito locale e, infine, ravviva la sua identità solidale. Il che conferma come la solidarietà sia un buon affare per tutti? a condizione di essere praticata in modo e con spirito gratuito.


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