Cultura

“In Italia scontiamo la burocrazia”

Anche l’organismo di controllo della Borsa italiana compie 40 anni. Parla l’ex commissario Marco Onado.

di Francesco Maggio

Tempo di bilanci non solo americani. Per via di una curiosa coincidenza, infatti, se il 7 giugno 1934 nasceva la Sec, esattamente quarant?anni dopo vedeva la luce, con la legge 216, la Consob, l?autorità di controllo del mercato borsistico italiano. Erano i tempi dello scandalo Sindona, bisognava a tutti i costi fare pulizia e portare un po? di trasparenza nella Borsa italiana, allora ancora avvolta da misteri e leggende. Così venne istituita questa autorità indipendente la cui storia è cadenzata da alti e bassi: “Com?era la Consob ai tempi di Bruno Pazzi negli anni 80 ce la ricordiamo tutti (l?opacità era piuttosto diffusa, ndr)”, esordisce Marco Onado, commissario Consob dal 1993 al 1998, “poi invece con il presidente Enzo Berlanda ci fu un?inversione a U, fu varata la legge sull?Opa, sull?insider trading, l?istituto riconquistò autorevolezza e credibilità”. E oggi? “C?è il problema di rendere più razionale l?assetto delle diverse autorità” risponde Onado, “e di dotare la Consob di risorse all?altezza dei compiti che le spettano. Guardiamo all?America e alla Sec: sebbene il divario in termini dimensionali sia enorme visto che lì ci sono 2.500 società da monitorare e da noi solo 200. Ebbene, la Sec se ha bisogno di uno o 100 bravi analisti impiega pochi giorni ad assumerli. In Italia bisogna indire concorsi pubblici, e se tutto va bene passa almeno un anno per una nuova assunzione. Ciò incide negativamente sulla capacità dell?ente di vigilare efficacemente sulla trasparenza dei mercati. La Consob oggi va potenziata”.


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