Cultura
LEuropa senza elmetto nel mirino dei cristianisti
Un pressing nei confronti della Chiesa. Per arrivare a una scomunica del continente relativista. Ecco i particolari.
In principio fu Donald Rumsfeld. Gli Stati Uniti avevano già cominciato a mobilitare le proprie truppe per l?Iraq e l?opposizione di Francia e Germania infastidiva non poco i progetti bellici della Casa Bianca. Fu in quei giorni che il ministro della Difesa Usa lanciò la sua prima invettiva contro la ?vecchia Europa?. Vecchia, perché a differenza della ?giovane? America esitava (con qualche fondata ragione) a impugnare le armi. Vecchia, perché ancora irretita nelle antiquate liturgie del diritto internazionale, delle mediazioni diplomatiche, dell?Onu. (Roba preistorica, oggi però frettolosamente riscoperta da Bush, visto il disastro del dopo guerra).
In Italia, fu Giuliano Ferrara a nobilitare sul piano intellettuale la stizzita invettiva di Rumsfeld. La decisione di Zapatero di ritirare le truppe spagnole dall?Iraq induce il direttore del Foglio a dolenti riflessioni su “la stanchezza dell?Europa”. Stanchezza morale, mancanza di valori per cui battersi. E la questione divenne un caso filosofico e persino teologico. Proprio il giornale di Ferrara rilancia una dotta conferenza del nuovo arcivescovo di Bologna, Caffarra, sul ?gaio nichilismo? occidentale. Conferenza a-politica, ma adottata con entusiasmo dai neo-con italici. La vecchia, stanca Europa rifiuta la chiamata alle armi che le arriva d?oltreoceano perché malata di nichilismo, di relativismo. Dalla politica si passa alla religione. I nuovi nemici dell?Occidente, gli islamisti, loro sì hanno un quadro di certezze forti per cui valga la pena combattere e morire. Noi, gli europei senz?anima, languiamo nel nostro pensiero debole. Scende in campo, su questa stessa linea, anche il presidente del Senato, Marcello Pera, ex filosofo, già fiore all?occhiello dell?anima laica, non democristiana di Forza Italia. Nell?arco di una settimana Pera tiene una conferenza all?Università Lateranense, invita il cardinale Ratzinger al Senato, presenta alle Scuderie del Quirinale il nuovo libro del Papa. Segno dei tempi.
Negli anni 70 e 80 la cultura liberal-laicista rimproverava al ?Papa delle certezze? un eccesso di dogmatismo, premeva perché il cattolicesimo accettasse di concepirsi come una religione fra le altre, stangava le messe a punto dottrinali di Ratzinger, incoraggiava i raduni inter-religiosi promossi dal Papa ad Assisi. Oggi, effetto dell?11 settembre, l?attitudine di quella stessa cultura è esattamente rovesciata. Tutti pronti ad omaggiare, a parole, le radici cristiane dell?Europa e il ?pensiero forte? del guardiano dell?ortodossia cattolica. Ma, per carità, il Papa e la Chiesa rinnovino il loro vocabolario espellendo parole anacronistiche e ambigue come ?dialogo?, ?ecumenismo?. Nel suo schietto furore anti-islamista, la Fallaci chiede di aggiungere alla lista nera anche la parola più cara ai cristiani: ?perdono?. Perché in tempo di guerra, la mitezza di Cristo non funziona.
è impressionante come, in campo cattolico, non si sia udita finora neanche una voce critica rispetto a questa inedita offensiva ideologica. Legittima, naturalmente. E anche astrattamente apprezzabile in alcune istanze. Ma come non vedervi però anche le gravi insidie. Sul piano politico, pensando a quali sarebbero le conseguenze – non solo per le minoranze cristiane nel mondo arabo ma per la pace e per il bene del mondo – se la Chiesa abbandonasse quel saggio realismo che la porta da decenni a cercare un dialogo con l?islam, incoraggiandone le correnti più moderate. Ma anche sul piano religioso. Come non inorridire davanti all?immagine di un cristianesimo che, di fronte alla stanchezza esistenziale dell?uomo europeo, sappia solo brandire una salda teologia da opporre ad altre teologie.
Cristianisti contro islamisti. Che tristezza. Invece di porsi con umiltà e speranza la questione vera: di come, a questo uomo concreto, che non ha più false certezze, possa rendersi presente quel Cristo che non è un?idea, nemmeno un?idea di Verità, ma una Persona, venuta non a condannare ma a salvare l?uomo così com?è. “Sine tuo nomine nihil est in homine?”.
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