Welfare

AI Italia: sui diritti umani la Cina è un disastro

A 15 anni dalla strage di Tienammen, il presidente della sezione italiana di Amnesty International, Marco Bertotto, fa il punto sulla Cina di oggi

di Paolo Manzo

”La Cina di 15 anni fa era profondamente diversa da quella di oggi: e’ un paese che viaggia come un treno per quanto riguarda l’economia e la tecnologia ma che e’ rimasta al palo nell’ambito della protezione dei diritti umani”. Cosi’ inizia il suo ricordo della violenta repressione della manifestazione studentesca nella notte tra il 3 ed il 4 giugno del 1989 sulla piazza Tienanmen di Pechino il presidente della sezione italiana di Amnesty International, Marco Bertotto. ”La nuova dirigenza cinese aveva dato delle speranze per i presupposti di una modernizzazione nel campo dei diritti umani, ma i risultati ancora non si sono visti – dice Bertotto all’Adnkronos – I grandi problemi rimangono gli stessi: la repressione dei dissidenti, modernizzata dalle nuove tecnologie, tant’e’ che vengono arrestati i cybernauti, coloro che navigano in internet, la repressione della chiesa cattolica, del movimento del Falun Gong, delle minoranze degli uiguri, dei tibetani e dei mongoli nella Mongolia interna”. Il presidente della sezione italiana di Amnesty ricorda quindi che in Cina viene eseguito il piu’ alto numero di condanne a morte nel mondo: ”Viene compiuta una condanna a morte ogni due ore circa, si stima un numero di esecuzioni che non ha eguali negli altri paesi del mondo e nonostante questo la Cina e’ un mercato appetibile a cui gli europei e gli americani guardano con tanta speranza e si perdonano cose che ad altri paesi non si perdonerebbero. In tanti casi, purtroppo, alla logica dei diritti umani prevale quella del business”.


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