Diritti

Daria Bignardi: «I bambini in carcere no»

Da circa 30 anni Daria Bignardi affronta la realtà degli istituti penitenziari. Nel suo ultimo libro “Ogni prigione è un’isola” svela le storie che ha incontrato nel corso degli anni. «Il carcere non porta voti, quindi alla politica non interessa. Quando diventa un tema, come negli ultimi decreti, lo fa per peggiorare le cose: i bambini dietro le sbarre non ci possono stare, è una crudeltà tenerceli, quanto lo è separarli dalle madri» 

di Ilaria Dioguardi

«Il carcere è come la giungla amazzonica, come un paese in guerra, un’isola remota, un luogo estremo, dove la sopravvivenza è la priorità e i sentimenti primari sono nitidi», scrive nel suo ultimo libro Ogni prigione è un’isola (Mondadori) Daria Bignardi, che è entrata 30 anni fa per la prima volta in carcere. Da allora le prigioni non ha mai smesso di frequentarle e nel volume racconta le storie potenti e complesse che ha incontrato durante gli anni.

Bignardi, nel suo libro lei scrive: «So come vanno le cose col carcere, il carcere lo odiano tutti. Alcuni amano il carcere degli altri, per così dire». Sembra sempre più vero, guardando la situazione delle carceri.

Il carcere non porta voti, quindi alla politica non interessa. Quando diventa un tema, come negli ultimi decreti, lo fa per peggiorare le cose e riempire ancora di più istituti che già esplodono

Un ex detenuto, nel libro, Pino Cantatore dice: «Io penso che le stesse persone che hanno picchiato a Santa Maria Capua Vetere, se fossero state a Bollate non l’avrebbero fatto». Quello dei disordini sempre più frequenti, delle rivolte, è un tema non di “mele marce” ma di sistema sempre più esplosivo?

Non è un tema di “mele marce”. È il sistema carcere che non è sano e genera violenza. Se in un carcere stanno male i detenuti stanno male anche gli agenti. 

Proprio ieri a San Vittore ho parlato con un’educatrice che non riesce a riprendersi dopo che ha trovato il corpo di un giovane ospite del suo reparto, una persona arrestata per reati legati alla tossicodipendenza

Il numero dei suicidi in carcere è arrivato a 69 dall’inizio dell’anno, secondo il report del Garante nazionale delle persone private della libertà personale. A settembre di un anno fa erano 20 di meno, a settembre 2022 otto di meno.

Purtroppo questo è un anno bruttissimo. Proprio ieri a San Vittore ho parlato con un’educatrice che non riesce a riprendersi dopo che ha trovato il corpo di un giovane ospite del suo reparto, una persona arrestata per reati legati alla tossicodipendenza. In carcere tossicodipendenti e malati sono ormai più di un terzo dei reclusi. Molti sono disperati e non ce la fanno. 

Nel suo libro c’è anche la riflessione sul carcere come struttura pensata per gli uomini ma in cui ci sono pure le donne. Anche questo è un grosso problema.

Le donne sono una minoranza, solo il 4%, per cui per loro si pensano molti meno progetti e si stanziano meno risorse. In più le donne soffrono particolarmente: per la separazione dai figli e dalle famiglie e perché spesso non hanno, a differenza degli uomini, qualcuno fuori che si prenda cura di loro.

Oltre al genere, un altro problema che emerge nel libro è quello della classe…

Il carcere è classista. Le persone benestanti e istruite sono mosche bianche in prigione. 

Che il carcere sia inutile lo pensano in molti, ad esempio Luigi Pagano e Gherardo Colombo, dei quali parla nel libro. Cosa si potrebbe fare per limitare l’ingresso in carcere?

Prima bisognerebbe fare uscire tutti quelli che hanno maturato il diritto per farlo e prevedere pene alternative per i tanti che hanno condanne brevi. 

I bambini dietro le sbarre non ci possono stare, è una crudeltà tenerceli, quanto lo è separarli dalle madri

Se il Ddl sicurezza dovesse passare in Senato, diventerebbe facoltativo e non più obbligatorio il rinvio della pena per le donne in gravidanza e le madri con figli sotto l’anno. Cosa ne pensa?

Tutto il male possibile. I bambini dietro le sbarre non ci possono stare, è una crudeltà tenerceli, quanto lo è separarli dalle madri

Foto ufficio stampa Mondadori/Claudio Sforza

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