Non profit

Anche il non profit ha un paradiso

Gestisce 3000 miliardi, ha 350 mila clienti. Si tratta della più grande organizzazione di aiuto, finanziario e gestionale, per le organizzazioni senza fine di lucro

di Gabriella Meroni

Chiudete gli occhi, e immaginate di essere il presidente di un’organizzazione non profit. Avete i soliti problemi di liquidità, raccolta fondi, amministrazione, gestione del personale. Continuate a immaginare di risolvere d’un tratto tutti questi problemi, rivolgendovi a una fondazione che, a prezzi accessibili, mette a disposizione uno staff di professionisti del fund raising, vi assiste in tutte le procedure amministrative, stila per voi un bilancio perfetto, vi finanzia se siete in difficoltà e investe i vostri quattrini in fondi speciali che vi fanno guadagnare senza rischi. Se viveste in Gran Bretagna, tutto questo non svanirebbe aprendo gli occhi. Perché avreste incontrato la Charities Aid Foundation, un’organizzazione nata per essere al servizio del non profit, che davvero fa tutto quello che in Italia si può solo sognare. E da ben 77 anni. Nata nel 1924 come un semplice serbatoio di fondi legato alle istituzioni pubbliche, nel 1974 la Charities Aid Foundation (Caf) diventa fondazione indipendente con una mission chiara già dal nome: aiutare le associazioni senza fine di lucro. Negli ultimi dieci anni però spicca il volo, fino a gestire oggi – udite udite – oltre 3000 miliardi di lire, avere 350 mila “clienti” e distribuire 400 miliardi a organizzazioni grandi e piccole. Non solo in Gran Bretagna, ma in otto Paesi del mondo, Russia compresa. La Caf ha tre tipi di interlocutori – charities, cittadini e imprese – e uno scopo unico: trarre il massimo da qualunque intervento a favore del non profit, si tratti di donazioni, prestiti o investimenti. I mezzi variano in base al soggetto, e possono spaziare dai fondi di investimento etici, alle carte di credito, ai conti bancari agevolati, alla consulenza fiscale. Descriverli tutti è un’impresa; basti dire che la galassia del Caf solo su Internet conta nove siti, di cui molti sono veri portali. A farci da guida c’è però Wendy Green, una delle responsabili dell’ufficio centrale del Caf, a King’s Hill, nel Kent. Cui chiediamo innanzitutto quali sono i servizi più gettonati dalle charity. «Senz’altro quelli bancari», risponde, «a partire dai Cash e Gold Account (conto Contante e conto Oro, ndr): veri conti correnti dedicati che si possono aprire con soli tre milioni di lire, offrono spese irrisorie e interessi mai inferiori al 4,5%». Altra risorsa fondamentale sono i finanziamenti, e il Caf non li fa certo mancare. «In tre anni abbiamo prestato 90 miliardi a organizzazioni che si trovavano in un momento di difficoltà per spese straordinarie o nuovi progetti», dice ancora Wendy Green. E non si limitano a questo: aiutano infatti altri soggetti che dispongono di capitali (ultima in ordine di tempo, la fondazione Levi’s) a farne buon uso, finanziando progetti sociali. Per questo la Caf ha creato al proprio interno il Caf Grants Council, organismo indipendente composto da esperti nominati dalle charity con l’incarico di valutare ed eventualmente migliorare le richieste di finanziamenti inviati dalle associazioni. «Perché non sempre i volontari sono in grado di stilare un business plan appetibile per i finanziatori». E per privati e aziende? La Caf pensa anche a loro, visto che sono proprio le donazioni private a costituire circa il 70% delle entrate del settore non profit britannico. «Per chi vuole donare in modo davvero efficace c’è un intero portale, www.allaboutgiving.org», continua Wendy, «in cui presentiamo una guida completa alle agevolazioni fiscali previste dalla legge, un database con le principali charity, tutte “garantite” da precisi criteri di qualità, e una calcolatrice online per sapere, inserendo il proprio reddito e la cifra che si ha intenzione di donare, a quale sconto fiscale si ha diritto». Ottimo. Ma non si può pensare che sia tutto gratis. E in effetti alcuni servizi si pagano, ma – assicurano sempre dal Caf – le tariffe sono popolari per il mercato inglese. Basti dire che la partecipazione a un workshop Caf per dirigenti non profit costa l’equivalente di 75 mila lire, un prestito richiede commissioni dell’1 per cento e un completo check up sulla salute finanziaria di un’organizzazione, della durata di 5 giorni, costa poco più di 4 milioni. Fantascienza? Effetti speciali possibili solo Oltremanica? Alla Caf non la pensano così. «Il segreto è non pensare di dipendere dallo Stato per poter sopravvivere», spiega ancora la nostra guida. «Anzi, occorre mettere in campo una costante opera di lobbying nei confronti dei poteri pubblici». Sembra facile, ma ottenere risultati non è scontato. «Certo», ammette, «e infatti noi solo quest’anno, dopo oltre 70 anni, abbiamo ottenuto che il governo emanasse un provvedimento con cui aumenta del 10% ogni donazioni effettuata da un privato. È stata una soddisfazione. Ma in qualunque parte del mondo ci sono battaglie da intraprendere. E il fatto che siamo presenti da cinque anni anche in Russia dovrebbe dissipare ogni dubbio…». Già, la Russia. Come va in quel Paese? «Gli inizi sono stati difficili, perché la mentalità della gente laggiù è più legata all’intervento statale che in qualunque altra parte del mondo. Ma ora il nostro staff lavora a pieno ritmo e offre soprattutto servizi legali, visto che l’esigenza più sentita è quella di sapere come si mette in piedi, dal niente, un’associazione non profit». Per ora tra i progetti della Caf non è compreso uno sbarco in Italia. La prossima “terra di conquista” sarà infatti l’Australia. Ma non è detto… «Sì, potremmo aprire una filiale italiana», dice Wendy usando un condizionale ipotetico. «Ma prima dovremmo studiare la vostra legge fiscale, per capire se ci sarebbe margine di manovra per un istituto come il nostro». Qualcuno se la sente di rispondere alla domanda? Info: www.cafonline.org La galassia della caf Quattro dei nove siti internet che compongono la “galassia” di Charities Aid Foundation. Dopo la home page, www.cafonline.org, ecco il sito per donatori www.allaboutgiving.org (tutto sulla donazione.org), in cui sono riportate le normative fiscali, una banca dati delle charity e un sistema per donare online. Poi www.giveasyouearn.org, in cui c’è una calcolatrice che elabora la percentuale di riduzione fiscale applicata a un determinato reddito e una certa cifra donata (dati che deve inserire l’utente). Su www.alertnet.org si può donare direttamente alle ong attive sull’ultima emergenza, poche ore dopo il fatto.


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