Mondo

La mia giornata a La Paz, tra i figli della strada

Una telefonata a... Morris Bertozzi

di Emanuela Citterio

Pronto, Morris Bertozzi? Come ti va? Ciao, sono qui a La Paz da 5 anni. Vivo con a altri sette volontari italiani dell’associazione Papa Giovanni XXIII. La nostra casa è un luogo di prima accoglienza per i ragazzi di strada, che qui a La Paz sono tantissimi. Sei contento di stare lì? Sì. La nostra vita è con questi ragazzi. Non è un lavoro, per noi. Stiamo vicino a loro come amici, proponendo una relazione diversa da quelle che vivono sulla strada, fatte di sfruttamento e violenza. È bello vedere qualcuno che ce la fa, che riesce a costruirsi una famiglia e un futuro diverso. Cosa hai fatto ieri sera? Come tutti i giovedì siamo usciti sulla strada per incontrare le prostitute. Qui la prostituzione è legale, tranne quella minorile. Quali sono le difficoltà che stai incontrando? Provo un grande senso di ingiustizia di fronte alla violenza sui ragazzi di strada, soprattutto da parte dei poliziotti. «Se vuoi dormire tranquillo qui devi pagare», dicono ai ragazzi, e se non ottengono i soldi li maltrattano sparando contro di loro piccole cartucce di gas. Sono ragazzi di 15, 16 anni, a volte molto più piccoli, che spesso sono scappati di casa per i maltrattamenti dei familiari. Sulla strada cercano un’altra famiglia, ma trovano ancora violenza. L’anno scorso ne abbiamo seppelliti 19, suicidi o morti per il freddo. Cosa ti preoccupa? Stiamo costruendo una mensa per dar da mangiare a 200 ragazzi, ma ci mancano ancora cucina e forno. Abbiamo calcolato che ci servirebbero 300 dollari al mese per far funzionare la mensa, e non li abbiamo. E se qualcuno vuole aiutarvi dall’Italia? Può scrivermi all’indirizzo bmorris@mail.zuper.net, oppure adottare a distanza i ragazzi di strada di La Paz tramite l’associazione Papa Giovanni XXIII- Condivisione fra i popoli – ccp 12104477.


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