Leggi e norme

Riforma della cittadinanza, Forza Italia scopre le carte

Nel corso dell’evento "Diritto e diritti di cittadinanza: quale spazio per i bambini e le bambine?" organizzato da Save the Children, l'azzurro Paolo Emilio Russo ha anticipato i tre pilastri della proposta di legge in arrivo. A cui Tajani ha già cambiato nome: da Ius Scholae a Ius Italiae

di Sara De Carli

Tre punti cardine: riconoscimento della cittadinanza per le ragazze e i ragazzi che hanno seguito il ciclo completo della scuola dell’obbligo; stretta sulla possibilità di richiedere la cittadinanza in base allo ius sanguinis, riducendola a due generazioni e semplificazione delle procedure, perché «lo Stato non può più metterci tre anni per rispondere a una legittima richiesta, ma deve dire “sì” o “no” entro 12 mesi». Così l’azzurro Paolo Emilio Russo – capogruppo in Commissione Affari Costituzionali – dal palco di Save the Children ha confermato per l’ennesima volta che la proposta di legge sullo Ius Scholae è in arrivo e ne ha in qualche modo ufficializzato i tre pilastri portanti. Antonio Tajani in tv ha già trovato un nome nuovo: da «Ius Scholae a Ius Italiae», per sottolineare che «diventi italiano perché ti sei formato come un italiano». 

La consapevolezza della necessità della riforma è palpabile nelle parole di Russo: «Nel 1992, data alla quale risalgono le norme in vigore sulla cittadinanza, c’erano le lire e 300mila cabine telefoniche sparse per l’Italia. Io avevo 15 anni e in tutto il ciclo scolastico non ho avuto nemmeno un compagno di classe con background migratorio. La realtà che vivono a scuola i miei figli oggi è molto diversa, con quasi un milione di studenti che non hanno cittadinanza italiana. Compito di chi può scrivere le leggi è quello di aggiornarle affinché siano coerenti con i nuovi bisogni e perché riconoscano – sempre, comunque – a tutti pari opportunità», ha detto durante il confronto politico che si è svolto nel corso dell’evento “Diritto e diritti di cittadinanza: quale spazio per i bambini e le bambine?”, cui hanno partecipato anche Ouidad Bakkali (Pd), Vittoria Baldino (M5S), Graziano Delrio (Pd), Raffaella Paita (Italia Viva, con un videomessaggio) e Luana Zanella (AVS).

Il momento di confronto con la politica, durante l’evento “Diritto e diritti di cittadinanza: quale spazio per i bambini e le bambine?” organizzato da Save the Children

Un’occasione da non perdere


L’evento è stato organizzato per ribadire che «la legge sulla cittadinanza attualmente in vigore è superata e ha un impatto negativo sulla vita di centinaia di migliaia di bambine, bambini e adolescenti in Italia. La riapertura del dibattito su questo tema è un’occasione da non perdere per lavorare ad una riforma che metta al centro i diritti di tutti quei minori che nascono o crescono nel nostro Paese, ma che attualmente sono italiani di fatto e non di diritto», afferma Giorgia D’Errico, da febbraio 2024 direttrice delle relazioni istituzionali dell’Organizzazione.

Save the Children è da anni impegnata su questo fronte, sensibilizzando i cittadini e la politica, dialogando e supportando le organizzazioni di giovani italiani senza cittadinanza: la petizione “Bambini italiani senza cittadinanza” ha già raccolto 107mila firme. «Ora è il momento di fare passi avanti concreti per riconoscere finalmente questo diritto a bambini, adolescenti e giovani nati e/o cresciuti in Italia», ha affermato Daniela Fatarella, direttrice generale di Save the Children, lanciando alla politica un appello «perché si lavori insieme per modificare una legge che non rappresenta più il Paese».

Giorgia D’Errico, direttrice Public Affairs & Institutional Relations di Save the Children

Più opportunità che problema

D’Errico usa una metafora: «Per arrivare alla soluzione del problema è fondamentale mantenere il fuoco acceso, far sì che la singola fiammata non si spenga. Save the Childnre contribuisce a ciò favorendo il dialogo e il confronto ma anche supportando quei luoghi – come la scuola – in cui bambini e bambine, ragazzi e ragazze sperimenta la condivisione e la partecipazione: perché il cambiamento non sia solo formale, infatti, è cruciale dare sostegno».  

Tra i più giovani, conclude D’Errico, il riconoscimento della cittadinanza italiana a chi è nato e/o cresciuto qui non pone alcuna criticità: «Si rendono conto, increduli, che alcuni compagni non sono cittadini italiani solo quando questo viene tematizzato oppure dinanzi alle limitazioni che ciò comporta. Non vedono alcun aspetto di problema, al contrario lo vivono molto in termini di opportunità, perché così i loro compagni – che di fatto hanno già acquisito il senso di appartenenza alla società – potranno dare il loro contributo al Paese».

La foto in apertura, di Giuliano Del Gatto per Save the Children, è quella che accompagna la petizione Cittadinanza italiana per i bambini nati o cresciuti in Italia lanciata dall’organizzazione.

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