Welfare

Amnesty: presentato Rapporto annuale 2004

"Stiamo assistendo al peggior attacco ai diritti umani dell’ultimo mezzo secolo, la lotta al terrorismo spesso è un alibi. Serve una società civile planetaria"

di Francesco Agresti

La violenza dei gruppi armati e l?escalation di violazioni ad opera dei governi stanno dando vita al più grande attacco ai diritti umani e al diritto umanitario degli ultimi 50 anni, in un mondo dominato da crescente sfiducia, paura e divisione. Questo il monito lanciato da Amnesty International in occasione della presentazione del suo Rapporto annuale 2004. ?I principi del diritto internazionale?, sottolinea Amnesty International, ?e gli strumenti dell?azione multilaterale che potrebbero proteggerci da questi attacchi vengono minacciati, ridimensionati o distrutti da governi potenti che stanno perdendo la loro compassione morale e sacrificando i valori globali dei diritti umani al cieco perseguimento della sicurezza. Quest?assenza di leadership rappresenta una pericolosa concessione ai gruppi armati. L?agenda della sicurezza globale promossa dall?amministrazione Usa è un fallimento in termini di visione e una sconfitta in termini di principi. Violando i diritti umani all?interno, chiudendo gli occhi sugli abusi all?estero e usando la forza militare preventiva dove e quando vogliono, gli Usa hanno recato un danno alla giustizia e alla libertà e hanno reso il mondo un luogo più pericoloso?. Il Rapporto non contiene solo denunce ma anche i successi che gli attivisti hanno ottenuto nel 2003. ?I diritti umani?, prosegue il Rapporto, ?danno speranza a donne come Amina Lawal in Nigeria, la cui sentenza di morte è stata annullata a seguito della massiccia mobilitazione generata dal suo caso. In America Latina il lavoro di migliaia di attivisti, costituisce uno strumento a disposizione dei difensori dei diritti umani come Veldenia Paulino nella lotta contro la brutalità della polizia nelle favelas di São Paulo. Le recenti modifiche legislative a favore delle donne inserite nel codice civile del Marocco aprono un capitolo del tutto nuovo per la parità di genere nella regione? ?Non esiste altra via verso la sicurezza sostenibile se non quella del rispetto dei diritti umani?, afferma Irene Kahn, segretaria generale di Amnesty International. ?L?agenda sulla sicurezza globale messa in atto dall?Amministrazione statunitense manca di lungimiranza ed è sterile in via di principio. Sacrificare i diritti umani in nome della sicurezza nazionale, chiudere un occhio sugli abusi compiuti all?estero, e servirsi della forza militare preventiva quando e dove si vuole non accresce la sicurezza né assicura la libertà?. Il documento di AI chiude con una nota di speranza: ?I diritti umani stanno per cambiare il mondo in meglio. Siamo convinti che la pressione esercitata dall?opinione pubblica unita al sostegno dei governi riuscirà a produrre un cambiamento di rotta. Non esiste comunità internazionale più forte che una società civile planetaria? Africa subsahariana Durante l?anno, la situazione dei diritti umani nella regione africana è stata caratterizzata da diffusi conflitti armati, repressione di oppositori politici, persecuzione di difensori dei diritti umani, violenza sulle donne e difficoltà di accesso alla giustizia per i settori sociali più emarginati. Il commercio illegale di armi e risorse, la quasi totale impunità riguardo agli abusi dei diritti umani, passati e presenti, e la non conformità di molti governi agli standard di governabilità dichiarati hanno contribuito alla negazione dei diritti civili, politici, economici, sociali e culturali soprattutto dei soggetti più vulnerabili, come donne, bambini, rifugiati, sfollati, persone affette da HIV/AIDS, poveri e persone prive di alfabetizzazione. Tuttavia, sono proseguite iniziative locali volte a sancire un maggior rispetto dei diritti umani, anche mediante l?intervento e la mediazione nelle situazioni di conflitto o di protezione dei difensori dei diritti umani. Americhe Nonostante gli impegni assunti dai governi alla Conferenza speciale sulla sicurezza dell?emisfero dell?Organizzazione degli Stati americani (OSA), tenutasi a ottobre, e in altri forum, i diritti umani nella regione hanno continuato ad essere sacrificati in nome della ?sicurezza?. La maggioranza dei governi ha interpretato il concetto di sicurezza in maniera ristretta, non occupandosi adeguatamente della minaccia alla sicurezza rappresentata da fattori quali, tra gli altri, fame, povertà, malattie e degrado ambientale. Asia e Pacifico Nel 2003 la guerra all?Iraq e i temi legati alla sicurezza nazionale hanno dominato gran parte del dibattito politico nella regione dell?Asia e del Pacifico. Alcuni governi hanno approfittato della ?guerra al terrorismo? per penalizzare i diritti umani. Ancora una volta povertà e discriminazione hanno dominato la vita di milioni di persone, colpendo in particolar modo le donne e le popolazioni indigene. La protezione dei diritti umani nella regione è rimasta inadeguata, e in alcuni paesi le violazioni dei diritti umani sono aumentate, quale risultato dei conflitti armati in corso o insorgenti. Europa e Asia centrale I governi dell?Europa e dell?Asia centrale hanno continuato ad avvalersi della cosiddetta ?guerra al terrorismo? per indebolire i diritti umani in nome della sicurezza. Tra le misure adottate vi sono state manovre regressive sulla legislazione ?anti-terrorismo? attacchi alla protezione dei rifugiati e restrizioni alla libertà di associazione e di espressione. Una retorica semplicistica sulla sicurezza, l?immigrazione e l?asilo, unita ad un aumento del populismo, hanno appoggiato il razzismo e le pratiche discriminatorie verso le minoranze in tutta la regione. La mancanza di volontà politica mostrata dall?Unione Europea (UE) nel fronteggiare le violazioni dei diritti umani all?interno dei propri confini è stato un segno sempre più preoccupante, particolarmente in vista dell?ingresso nell?UE di dieci nuovi Stati membri previsto per il 2004. Chi si era reso responsabile di violazioni, comprese torture e maltrattamenti, ha continuato a godere della più totale impunità. Medio Oriente e Africa del Nord Nella regione sono state dibattute riforme politiche, giuridiche e legislative, grazie alla crescente pressione da parte della società civile in favore di una maggiore libertà di espressione e associazione, maggiore rappresentanza e partecipazione al governo e contro i trattamenti discriminanti nei confronti delle donne dal punto di vista legislativo e pratico. A fine anno, il Consiglio di Cooperazione degli Stati arabi del Golfo ha annunciato la creazione di una commissione per le donne incaricata di considerare il ruolo delle donne quali «partner per lo sviluppo» negli Stati del Golfo. A livello regionale, sono stati compiuti passi avanti da parte della Lega degli Stati arabi nella revisione della Carta araba dei diritti umani, adottata nel 1994, in un processo che, per la prima volta, prendeva in considerazione i contributi provenienti da organizzazioni non governative. Ulteriori informazioni: http://www.amnesty.it/pubblicazioni/rapporto2004/


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