Famiglia

Neonata trovata morta: Anfaa, “Più informazioni sul parto in segretezza”

"Per prevenire questi drammi", spiega Donata Micucci, presidente dell'associazione, "E' necessario raggiungere le madri sole e metterle al corrente di questa possibilità"

di Benedetta Verrini

Il corpicino era sulla sponda dell’Adige, a Torrione Belfiore, in provincia di Verona: è il terzo caso di neonato abbandonato e morto di questi ultimi mesi. La piccola, che aveva ancora una parte del cordone ombelicale, è stata trovata ieri mattina da un contadino. Potrebbe essere stata lasciata nel fiume, morendo infine per annegamento. Questo ritrovamento segue, di pochi giorni, quello del piccolo abbandonato in un prato dalla madre, sempre nel Veronese, e salvato da un passante. Altri non sono stati altrettanto fortunati: un mese fa il piccolo Jacopo, a Modena, anche lui abbandonato in un cortile, è morto dopo giorni di ricovero in ospedale. In marzo un’altra bimba è stata trovata cadavere a Scandolara. “Tutti noi siamo giustamente indignati e preoccupati per questi fatti” dichiara Donata Micucci, presidente dell’associazione Famiglie Adottive e Affidatarie-Anfaa, “Dobbiamo ora però anche chiederci: quelle partorienti disperate potevano essere aiutate? Sapevano di poter mettere al mondo il loro nato in assoluto segreto? Su quali sostegni dopo il parto avrebbe potuto contare?”. Anfaa è intervenuta oggi, con un comunicato ufficiale, per “ricordare che le donne che non intendono riconoscere il proprio nato hanno diritto di partorire in assoluta segretezza negli Ospedali e nelle altre strutture sanitarie e di essere, quindi, seguite dal punto di vista medico-infermieristico come tutte le altre partorienti assicurando, anche al neonato, le cure di cui necessita”. In questi casi l?atto di nascita del neonato è redatto con la dizione ?nato da donna che non consente di essere nominata? e l?Ufficiale di Stato Civile, dopo aver attribuito al neonato un nome ed un cognome, procede entro 10 giorni dalla formazione dell?atto alla segnalazione al Tribunale per i Minorenni per la dichiarazione di adottabilità ai sensi della Legge 4 maggio 1983, n. 184 e successive modifiche. Così, a pochi giorni dalla nascita, il piccolo viene inserito in una famiglia adottiva scelta dal Tribunale fra quelle che hanno presentato domanda di adozione al Tribunale stesso. “Va segnalato” prosegue Anfaa, “che nel 2002 – secondo i dati forniti dall’Istat – su 929 minori dichiarati in stato di adottabilità ben 378 erano i non riconosciuti. Inoltre, dal 1927, le Province sono obbligate ad assistere a livello sociale le gestanti in difficoltà, assicurando i necessari interventi prima, durante e dopo il parto”. Come prevenire drammi come quello di ieri, dunque? “Occorre un lavoro svolto da personale preparato (psicologi, assistenti sociali, educatori, ecc.) che aiuti la gestante a decidere responsabilmente se riconoscere o meno il proprio nato” spiega la Micucci, “e poi la sostenga fino a quando è in grado di provvedere autonomamente a se stessa e, se ha riconosciuto il bambino, al proprio figlio”. “Spesso l?intervento assistenziale di supporto è necessario anche per le gestanti e madri coniugate con situazioni personali e familiari difficili. Se questi servizi fossero conosciuti, verrebbe certamente ridotto il numero dei bambini abbandonati nei cassonetti o uccisi alla nascita”.


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