Non profit

E per pagare, più dei soldi conta l’idea

Con l'autofund raising é possibile regalarsi il viaggio dei propri sogni.

di Carlotta Jesi

Avete tanta voglia di partire per una vacanza solidale, questa estate, ma le tasche sono irrimediabilmente vuote? Niente paura. Con l?autofund raising potrete regalarvi il viaggio dei vostri sogni. È questa infatti l?ultima tendenza dell?estate 2004, una realtà che dai Paesi anglosassoni sta rapidamente contagiando anche l?Italia. Il meccanismo è semplice: si tratta di convincere degli sponsor privati (aziende, ma anche singole persone) a pagarvi le spese di viaggio in cambio di pubblicità o, ancora meglio, della soddisfazione di aver permesso a qualcuno di realizzare un suo sogno. E quale sogno può essere più bello di una vacanza che oltre al divertimento regali una vita migliore a qualcun altro? Da Bisaquino, paese di 5mila anime in provincia di Palermo, l?Etiopia dista mezza giornata di volo e qualche centinaio di euro. Sul suo diario, però, la 18enne Marina Savoca misura questa distanza in 150 giorni e 1.200 euro. Un conto alla rovescia che spiega così: “I cinque mesi che mi separano dal trekking nel Parco nazionale del Simien organizzato da ActionAid e la cifra minima che mi sono impegnata a raccogliere tra parenti e amici per i suoi progetti in Etiopia”. Cifra da aggiungere ai 1.570 euro del costo del viaggio. Una pazzia? Forse per l?Italia. In Gran Bretagna e negli Stati Uniti preferiscono chiamarla tendenza. O charity challenge: il brand con cui Oxfam International, quasi un decennio fa, ha lanciato i suoi viaggi avventura con fund raising incorporato. Obiettivo: trasformare il turismo sostenibile in una doppia ed eccitante sfida. Fisica – perché il viaggio in questione consiste in un trekking sul Kilimanjaro o lungo il peruviano Inca Trail che porta a Machu Picchu – e culturale, perché Oxfam chiede ai partecipanti di sfruttare l?impresa per promuovere raccolte fondi che sfatano un mito vecchio quanto il turismo impegnato: campi di lavoro uguale vacanza a basso costo. Oggi, semmai, è il contrario. Nel Regno Unito, dove il fund raising solidale è diventato un must tra i 50mila diciottenni che ogni estate partono per un anno sabbatico pre università e che su www.gapyear.com trovano un?intera sezione dedicata a chi muove i primi passi nelle raccolte fondi, ma anche nel nostro Paese. Per il primo charity challenge italiano proposto qualche settimana fa da ActionAid, si sono già prenotate una cinquantina di persone. Ragazzi come Monica (“raccoglierò i 1.200 euro stampando un volantino che dia visibilità all?impresa e a eventuali sponsor, per ora hanno promesso di aiutarmi l?autista dell?autobus scolastico, che coinvolgerà i suoi colleghi e alcuni amici”) ma anche insegnanti e liberi professionisti cui l?associazione fornirà un kit e suggerimenti per fare fund raising. Esempi isolati di viaggiatori solidali? No. Tra gli italiani che praticano il fund raising pre vacanza figurano anche i ciclisti-attivisti di BiciG8. “L?ultima settimana di giugno, in cinquanta, partiremo per un tour alternativo della Sardegna”, rivela Luca Espy, “da Arbatax a Palau passando per il Gennargentu, versando ai comitati locali che si sono battuti contro il nucleare alla Maddalena i fondi che abbiamo raccolto durante la pedalata, con cena finale aperta a tutta la cittadinanza”. Le tecniche di fund raising variano da persona a persona e arrivano fino alla proposta che l?associazione Fondo per la Terra, organizzatrice di viaggi equosolidali e avventurosi in Africa, Costa Rica e Brasile, rivolge ai turisti più giovani: “Acquisire crediti di viaggio, o di studio, facendo volontariato e campagne di sensibilizzazione”, spiega Giorgio Colombo. L?informazione libera? Vale 50 euro Difficile, per il momento, prevedere se queste raccolte solidali soppianteranno la ricerca di sponsor commerciali divenuta un?abitudine per tanti ragazzi. Dall?italiano Vincenzo Cifarelli (studente dello Iulm che l?anno scorso s?è pagato una vacanza on the road da Milano all?Australia portando in giro zaino e abbigliamento griffati e che ha dedicato all?impresa un sito, M i l a n o – M e l b o u r n e) agli olandesi Arnout e Saskia (Africa 2003-2004) che si stanno facendo il secondo anno sabbatico in Africa grazie all?affitto del loro appartamento di Amsterdam. Una cosa è certa, però: “L?apprezzamento per le raccolte fondi solidali, soprattutto in rete, non manca”. Parola di Dahr Jamail, giovane giornalista free lance che tra dicembre 2003 e gennaio 2004 ha girato l?Iraq per raccontare la faccia nascosta della guerra di Bush solo grazie a una raccolta fondi lanciata per finanziare i suoi reportage e la nascita del magazine americano TNS. Risultato: tra donazioni di 10 euro “per garantire cibo al reporter per un giorno” e di 50 euro per coprire “il costo di un interprete e di una macchina per spostarsi sul territorio”, Jamail è riuscito a farsi finanziare una missione ad alto impatto sociale di 5mila dollari. Le cifre che i singoli cominciano a raccogliere in Italia sono di molti inferiori, per la verità. “Ma in quanto a fantasia, nulla da invidiare all?estero”, assicura Rossano Bartoli, direttore generale della Lega del Filo d?oro, che da anni beneficia di raccolte lanciate spontaneamente dai sostenitori. “E molto spesso sono sfide sportive. Dalla biciclettata Roma-Osimo organizzata dal giornalista Gianluca Donato (6.500 euro), alla corsa Frascati-Vicenza promossa dai Bersaglieri, al raduno di vespisti dell?11 e il 12 settembre a Cava dei Tirreni”.


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