Mondo

Bush in Italia. Che succederà. Per la pace il corteo non ci basta più

Piazze tematiche, ponti colorati, spettacoli contro la guerra. Cambia stile la mobilitazione per il 4 giugno. E Lilliput e tavola della pace giurano: se ci sarà violenza avremo perso tutti

di Ettore Colombo

Idee per l?Iraq e contro Bush in visita in Italia? Non una ma dieci, cento, mille, per il movimento pacifista, di nuovo unito nella scelta di manifestare ?l?inospitalità? dell?Italia verso George Dabliù. La mobilitazione scatta in occasione del 2 giugno, quando il comitato Fermare la guerra invita il presidente Ciampi a sospendere la parata militare ai Fori imperiali (“Non è tempo di parate, è tempo di esprimere dolore”), e i bravi ragazzi di rete Lilliput hanno pronti diversi coup de théâtre. “Ci vedranno con striscioni e bandiere arcobaleno, forse con mongolfiere, oppure ai bordi della parata, indossando t-shirt con una frase bene in vista, l?articolo 11 della Costituzione”. Sempre il 2 giugno, il movimento per la pace occuperà in maniera simbolica i ponti della Capitale con l?idea di trasformarli in ?ponti di pace?. Tra il 2 e il 4 giugno, poi, vi sarà una serie di iniziative nelle piazze di molte città grazie soprattutto all?impegno della Tavola della pace, che, dice il coordinatore Flavio Lotti, chiede che l?Italia “dica no a Bush, più che con i cortei, con le piazze trasformate in luoghi di pace”. Inoltre, mentre il coordinatore di Pax Christi, Tonio dall?Olio è volato negli Usa per invitare in Italia, in quei giorni, una delegazione pacifista americana, il comitato contro la guerra ha scritto una lettera aperta ai movimenti pacifisti statunitensi in cui spiega che l?invito a Bush in Italia “non è stato fatto in nome del popolo italiano che ripudia la guerra, la logica del terrore e le torture” e che quel presidente “non è degno di celebrare le migliaia di cittadini statunitensi che hanno perso la vita nella lotta al nazifascismo”. Insomma, bando ad ogni anti-americanismo e a ogni atto di violenza, nel corso della mobilitazione clou del 4 giugno: “Siamo pronti a rompere ogni rapporto”, dicono Riccardo Troisi (rete Lilliput) e Flavio Lotti, “al primo atto di violenza contro cose o persone, provocazione nella quale vorrebbe cacciarci Berlusconi per dimostrare che il movimento pacifista è violento”. Ecco perché questi settori erano i più scettici sull?idea di corteo, che comunque si farà, il 4, visto che – pur trattandosi di un venerdì, giorno feriale – è stato chiesto dall?ala più radicale del movimento (Cobas e centri sociali), in parte dai partiti della sinistra radicale (Pdci, Verdi e Rifondazione, mentre l?Ulivo aderirà alla manifestazione di Veltroni per ricordare la liberazione di Roma, il 6 giugno) e anche dalla Cgil. Ma l?intera giornata si trasformerà in una giornata di mobilitazione nazionale straordinaria per gridare il no alla guerra e a Bush, per la cui visita si cercherà di rendere la città il più ?inospitale? possibile, con serrande abbassate (nei negozi che lo accetteranno), bandiere della pace in ogni dove, parole e soprattutto musiche che raccontino “l?altra America”, spiega Lisa Clark dei Beati costruttori di pace, che vuole invitare a Roma anche veterani Usa della seconda guerra mondiale diventati testimonial del pacifismo. Nel pomeriggio, infine, il corteo, con partenza da piazza Esedra e arrivo a Porta San Paolo, simbolo della Resistenza romana. Tante iniziative, forse troppe, ma che vogliono coinvolgere più gente possibile in modo pacifico. Succederà?


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA