Referendum

1,3 milioni di italiani hanno già detto no all’autonomia differenziata

Il Comitato Promotore ha depositato in Cassazione le firme raccolte, che ammontano a 1.291.000. «È un risultato straordinario», dichiarano. «Superiore a tutte le attese»

di Redazione

Questa mattina il Comitato Promotore per il referendum abrogativo della legge 86/2024 sull’autonomia differenziata ha depositato le firme raccolte, che ammontano a 1.291.488. Di queste 553.915 sono state apposte per via digitale sull’apposita piattaforma, mentre 737.573 sono state raccolte manualmente ai banchetti sui moduli vidimati.

«I risultati qui riportati», scrive il Coordinamento per la Democrazia Costituzionale – Cdc, «smentiscono quanti, fra i quali il ministro Calderoli, hanno sostenuto che l’elevato numero di firme fosse dovuto alla possibilità di firmare sulla piattaforma digitale dal computer di casa. Ancora una volta invece si può constatare come la maggioranza delle firme siano giunte tramite un contatto diretto con le cittadine e i cittadini».

«È un risultato straordinario», continua la nota, «superiore a tutte le attese, visti anche i tempi ristretti della raccolta cominciata il 26 luglio 2024. Già il 21 agosto le firme digitali superavano le 500mila. Una prova democratica di grande valore che in primo luogo il governo dovrebbe rispettare. Ora spetta alla Corte Costituzionale giudicare sulla ammissibilità del quesito, così come dovrà pronunciarsi sul ricorso di alcune regioni sulla legittimità costituzionale delle norme contenute nella legge 86/2024. Invece gli esponenti della maggioranza di Governo, con in testa il ministro Calderoli, cercano di sostenere la tesi della inammissibilità in quanto la legge è stata collegata alla legislazione di bilancio. Ma si è trattato di un’operazione puramente strumentale, tanto più che lo stesso Governo ha sempre sostenuto l’invarianza di spesa anche una volta approvata la legge Calderoli».

«Per questo», conclude la note, «il grande risultato raggiunto non deve indurci ad abbassare la guardia. Si tratta di iniziare da subito la campagna di informazione e di propaganda per fare in modo che quando il referendum sarà fissato – e sarà una domenica tra il 15 aprile e il 15 giugno 2025, come dice la legge sui referendum – si riesca a raggiungere il quorum necessario per la sua validità e a fare prevalere i sì all’abrogazione di una legge che vuole minare nel profondo l’unità del paese contrariamente a quanto è chiaramente affermato nei Principi Fondamentali della nostra Costituzione».

Foto Roberto Monaldo / LaPresse

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