La protesta

Ddl Sicurezza, Acli: «Rende il Paese più insicuro»

Per le Associazioni cristiane lavoratori italiani, che hanno partecipato stamane a un presidio romano contro il provvedimento, equiparare il dissenso non violento ad un reato favorisce lo sviluppo di contesti omertosi. E accolgono l’invito a partecipare alla mobilitazione contro il provvedimento

di Alessio Nisi

Le Associazioni cristiane lavoratori italiani – Acli accolgono l’invito a partecipare al presidio contro il Ddl Sicurezza. La difesa della proprietà privata e il mantenimento dell’ordine sono assolutamente necessari, ma nulla hanno a che vedere con la soppressione della libertà di manifestazione del proprio dissenso da parte di lavoratori e cittadini.

Così si nega la libertà delle persone

Perseguire penalmente qualsiasi forma di protesta, in carceri dove la dignità umana è spesso negata o dove si manifesta per difendere il proprio posto di lavoro o il proprio diritto allo studio o perché si è contrari a una grande opera, nega la libertà delle persone.

I contesti omertosi

Non solo, rende il Paese più insicuro perché equiparare il dissenso non violento (la “resistenza passiva”) a un reato significa reprimere ogni punto di vista contrario in un Paese dove le stragi ambientali e del lavoro, le migliaia di morti, dall’eternit a Taranto, dal Vajont a molte morti bianche di questi mesi, sono sempre avvenute e avvengono grazie a contesti coatti e omertosi in cui la libertà di espressione contraria era ed è ostacolata e repressa.


I diritti dei bambini non si toccano

Inoltre i diritti dei bambini, in particolare, non si toccano: inaudito pensare di mandare in carcere detenute incinte o madri di neonati, ben sapendo che il sovraffollamento e il tasso di suicidi in carcere sono ai massimi storici.

Legare, inoltre, l’acquisto di una Sim telefonica al permesso di soggiorno significa condannare alla marginalità chi è già ultimo tra gli ultimi e alimentate un nuovo settore per il mercato nero.

Non è aumentando le norme e i cavilli che si migliora la giustizia, anzi la si rende solo più burocratica e macchinosa, a tutto vantaggio solo dei più facoltosi e potenti.

La politica della paura e la demagogia del controllo

Basta con la politica della paura e la demagogia del controllo: avere a cuore la sicurezza dei cittadini significa prima di tutto rendere certe le pene, garantire nelle città adeguati presidi di forze dell’ordine (più assunzioni, non più armi! Vediamo quello che accade negli Usa), favorire la socialità nelle periferie e l’inclusione di tutti grazie alla collaborazione col Terzo settore.

Nella foto di apertura, di Antonino D’Urso/Agenzia LaPresse, identificazione di alcuni migranti sbarcati a Crotone nell’agosto scorso.

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