Volontariato

Usura è di nuovo allarme rosso

La crisi economica ridà fiato a vecchi fantasmi

di Francesco Maggio

Brutta, vecchia bestia l?usura. Bruttissima. Infida. Perché si intrufola nel corpo sociale, si mimetizza, aspetta pazientemente che prima o poi si creino le condizioni per uscire dalla tana: stati di necessità, emergenze, investimenti sbagliati, indebitamenti sottovalutati, debolezze umane. Per poi colpire duro. Far male. Non di rado, purtroppo, rivelarsi letale per chi cade nelle sue grinfie. L?usura, male antico ma “conoscenza” ancora troppo recente per il nostro legislatore (è appena del 1996 la legge 108 che prova a combattere il fenomeno) oggi a che punto è? è un fenomeno in qualche modo arginato grazie, appunto, alla suddetta legge (e alla successiva “44” del 1999) che ha previsto, tra l?altro, l?istituzione di un fondo di solidarietà, di un fondo di prevenzione, del commissario antiracket, che ha assegnato al Tesoro il compito di fissare trimestralmente il cosiddetto “tasso effettivo globale medio” oltre il quale i tassi di interesse vengono considerati usurari? Si tratta di una piaga che va rimarginandosi grazie all?azione decisa delle numerose fondazioni antiusura nate negli ultimi anni soprattutto al Sud? Oppure la piaga dilaga? L?impoverimento generale che attanaglia fasce sociali sempre più ampie del Paese rischia di sfamare oltremodo la belva? Secondo stime ufficiali (Istat e Criminalpol) nel 2003 le denunce per usura sono diminuite del 7% (744 nel 2003 contro 800 nel 2002), i soggetti denunciati sono stati 786 (contro i 981 del 2002), di cui 349 arrestati. Sempre nel 2003 il Comitato di solidarietà ha erogato 7,6 milioni di euro per usura. Inoltre, il 16 dicembre 2003 è stato sottoscritto al ministero dell?Interno un protocollo d?intesa tra l?Abi – Associazione bancaria italiana, alcuni importanti istituti di credito, i rappresentanti nazionali delle associazioni di categoria, i Confidi e le fondazioni allo scopo di promuovere lo sviluppo di questi ultimi due soggetti per rafforzare il potere contrattuale degli operatori economici vittime dell?usura nei rapporti con le banche. Insomma qualcosa si muove ma?.? “Ma attenzione”, avverte Tano Grasso, presidente onorario della Fondazione antiracket e antiusura italiana, tra i primi in Italia a denunciare e a combattere il fenomeno, “oggi il rischio che l?usura riprenda a colpire come e più di prima è altissimo, siamo al cosiddetto “allarme rosso”. E non è un caso che il primo ad accorgersene e a denunciare il pericolo sia stato qualche mese fa il Papa. Un monito lanciato “a freddo”, senza che ci fosse nessun fatto di cronaca specifico che giustificasse l?allarme, ma fondatissimo perché la Chiesa, con il suo radicamento sul territorio, ha più di tutti il polso dei problemi della gente. Stiamo vivendo una fase in cui le condizioni economiche generali spingono verso l?emarginazione strati di popolazione come gli artigiani, i piccoli commercianti, che fino a poco tempo fa riuscivano a garantire un reddito dignitoso per le proprie famiglie e che oggi rischiano di diventare, o sono già diventati, soggetti borderline, al limite della soglia di povertà”. “Purtroppo”, prosegue Grasso, “mentre accade tutto ciò, assistiamo a un progressivo disimpegno dello Stato nella lotta all?usura, basti pensare che negli ultimi due anni la legge finanziaria non ha rifinanziato il fondo di prevenzione previsto dalla legge 108”. Nessuna via d?uscita, quindi? “No”, risponde Grasso, «segnali positivi e importanti ce ne sono, il ruolo dell?associazionismo in questi anni è stato fondamentale nel sensibilizzare l?opinione pubblica sul fenomeno dell?usura, sono nate fondazioni importanti” (tra l?altro, E&F raggiunge Grasso al telefono mentre è a Napoli a organizzare l?apertura di tre nuovi sportelli antiusura, ndr). “Credo, tuttavia”, conclude, “che non si possa prescindere da un ruolo incisivo dello Stato. Qui non stiamo parlando di una politica di tipo assistenzialistico, ma di una questione di politica anticriminale, perché se una persona è costretta a rivolgersi a un usuraio il danno non è solo per lui ma per tutta la società visto che così si inquinano le relazioni economiche, si inquina la coscienza civile”.


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