Volontariato

L’UE apre le porte agli Ogm

La Commissione Ue ha dato oggi il via definitivo all'importazione in Europa del mais dolce transgenico BT11, proteste in Italia e in Europa. Sono ormai 35 i prodotti Ogm autorizzati

di Paul Ricard

La Commissione Ue ha dato oggi il via libera definitivo all’importazione in Europa del mais dolce transgenico BT11. La decisione era ampiamente attesa e mette fine di fatto alla moratoria che dal giugno del 1999 ha congelato l’importazione nell’Ue degli organismi geneticamente modificati. Il via libera all’import non apre comunque le porte ad un nuovo Ogm nell’Ue, dato che il BT11 è già utilizzato nell’Unione. La decisione di Bruxelles riguarda infatti esclusivamente un nuovo uso di questo tipo di mais (in scatola o fresco non sgranato), i cui grani però sono già liberamente importati nell’Ue. Il prodotto viene largamente utilizzato nei mangimi e nella preparazione di prodotti alimentari quali olio di semi di mais, farina di mais, zucchero e sciroppo, snacks, prodotti al forno, fritti e soft drinks”. Nei giorni scorsi Bruxelles ha indicato che l’autorizzazione dovrebbe essere valida per dieci anni, sottolineando che sarà obbligatorio indicare sull’etichetta degli ingredienti apposta sulle scatole del mais BT11 e sulle confezioni di mais fresco che questo prodotto ”e’ stato ottenuto con piante geneticamente modificate”. ”E’ stato scientificamente dimostrato che il mais dolce e’ sicuro come ogni tipo di mais convenzionale”: lo afferma il commissario Ue alla sanita’ e alla protezione dei consumatori, David Byrne, commentando il via libera dato oggi da Bruxelles all’import in Europa del mais dolce transgenico BT11. ”Le nuove regole dell’Ue sugli Ogm richiedono chiarezza sia nell’etichettatura sia nella tracciabilita”’, ha sottolineato Byrne in una nota, precisando che ”il mais dolce e’ stato sottoposto agli esami piu’ rigorosi del mondo prima della sua distribuzione commerciale”. ”La Commissione Ue sta agendo in modo responsabile sulla base di una legislazione rigorosa e trasparente”, ha aggiunto Byrne, rilevando che proprio le etichette ”assicurano ai consumatori tutta l’informazione necessaria: essi sono quindi liberi di scegliere cosa comprare”. La Commissione Ue ha inoltre confermato che il via libera ”e’ valido per dieci anni e si riferisce alla compagnia Syngenta”. Dopo l’olio e la farina di mais derivati da organismi geneticamente modificati arrivera’ in Europa – con l’imprimatur di Bruxelles – anche la scatoletta di mais dolce transgenico BT11. Con il provvedimento di oggi sono ormai 35 i prodotti Ogm autorizzati in Europa, e’ pero’ la prima volta che un’autorizzazione viene data dopo anni di moratoria. Il via libera e’ giunto dopo l’entrata in vigore dell’obbligo di etichettare cibi e mangimi al di la’ di una soglia accidentale dello 0,9%. Inoltre, tutti i prodotti sono ormai sottoposti ad un sistema di tracciabilita’ che permette di seguire il prodotto dalla materia prima al consumo. Questi elementi non hanno rassicurato il gruppo dei Verdi al Parlamento europeo che oggi hanno manifestato davanti al quartiere generale dell’Esecutivo Ue. Anche all’interno della Commissione – ha ammesso Byrne – benche’ non ci sia stato voto, alcuni commissari hanno sollevato delle riserve ”non sulla sicurezza del prodotto ma sulla tempistica”. Byrne ha pero’ rincarato: ”Senza la legislazione europea queste tecnologie non sarebbero disciplinate, in Spagna si coltivano gia’ 32.000 ettari a Ogm”. Le reazioni: I Verdi Diceva ‘No ogm, si’ alla qualita” il grosso cartello che un gruppo di Verdi si e’ messo al collo per protestare davanti a un supermercato milanese contro la decisione della Commissione europea di permettere la vendita di un tipo di mais dolce transgenico, il BT11. La scelta del luogo non e’ stata casuale. I Verdi infatti chiedono ai supermercati ”di non accettare prodotti con ogm come gia’ fa la Coop”. ”Siamo il paese del bello – ha osservato il consigliere regionale Carlo Monguzzi – e non capisco perche’ dovremmo accettare il brutto”. ”La decisione della Commissione e’ un atto di infamia – ha detto l’etologo Giorgio Celli – La Commissione ha scelto che si possa solo coltivare il mais transgenico, mentre il 72% degli europei ha detto che non lo vuole. Non ci dicano che e’ possibile farlo convivere con il mais non modificato. Quello transgenico contaminera’ l’altro e sara’ la fine del mais biologico”. ”Oggi la situazione e’ peggio di ieri – ha aggiunto Marisa Frassoni, candidata dei Verdi alle europee -. il via libera al mais transgenico BT11 e’ arrivato anche se le agenzie per la sicurezza alimentare di tre paesi, Austria, Francia e Belgio, lo hanno definito nocivo perche’ causa allergie. Ed e’ arrivato solo perche’ la Ue vuole evitare le conseguenze della causa intentata dagli Stati Uniti davanti al Wto”. Cosi’ i Verdi a Strasburgo vogliono ”combattere per ottenere una Europa ogm-free” e in Italia convincere i consumatori a non comperare prodotti transgenici. I Verdi francesi hanno lanciato in tutta Europa una petizione per impedire l’importazione del mais BT11 e di tutti gli OGM nei paesi Ue. ”Se riusciremo ad ottenere un milione di firme contrarie alla diffusione del cibo transgenico – dichiara il portavoce nazionale del partito in occasione di una conferenza stampa – la Commissione europea sara’ costretta a riprendere in esame la decisione”. Il testo della petizione e’ gia’ presente nel loro sito internet: clicca qui per firmare ”Gli OGM hanno delle conseguenze nefaste sull’ambiente, sulla salute umana e animale”: cosi’ scrivono i Verdi nella petizione diffusa in tutta Europa contro l’importazione del cibo geneticamente modificato. ”Gli OGM hanno delle conseguenze positive solamente sulle finanze di qualche grande multinazionale”, denunciano gli ecologisti che invitano le persone a firmare in modo da ”mantenere la moratoria contro il cibo transgenico”. ”Non voglio l’OGM ne’ nel mio piatto, ne’ nell’alimentazione animale, ne’ nell’agricoltura” cosi’ si conclude la petizione. Le reazioni delle Regioni Italiane Ogm Free ”No nella mia regione”. Mentre la Commissione europea oggi ha autorizzato l’immissione sul mercato di un mais transgenico, sancendo cosi’ la fine della moratoria in atto ormai da cinque anni, molte regioni europee continuano la mobilitazione per dichiarare il loro territorio libero da ogm. Ha cominciato l’Alta Austria con la Toscana, dando vita ad una rete di ”regioni ogm free” che ormai conta dodici adesioni, hanno proseguito altre regioni, tra cui molte italiane e francesi, che hanno approvato leggi per bandire la coltivazione di ogm dal loro territorio incorrendo spesso nel no dei tribunali amministrativi o come, nel caso della regione austriaca, nell’opposizione di Bruxelles con il ricorso alla Corte di giustizia del Lussemburgo. Ma la battaglia va avanti. E’ pronto a ribadirlo l’assessore regionale all’agricoltura della Toscana, Tito Barbini, artefice con il suo collega dell’Alta Austria, Josef Stockinger, della prima offensiva, gia’ dal novembre scorso, contro gli orientamenti di Bruxelles. ”Chiediamo all’Europa – dice oggi l’assessore, dopo aver appreso del via libera al mais BT 11 – di consentirci di salvaguardare le nostre produzioni di qualita’ dal rischio della contaminazione”. ”Siamo nettamente contrari a questo via libera, perche’ non tiene conto dell’elementare principio di precauzione, sorvolando sull’evidenza che e’ ancora altissimo il livello di incertezza rispetto ai possibili rischi per la salute dei consumatori. E perche’ – aggiunge Barbini – questo primo atto minaccia di essere l’anticamera dell’imposizione della coesistenza, termine assolutamente improprio con cui la Commissione europea intende salvaguardare solo la liberta’ di chi voglia introdurre coltivazioni ogm, senza assicurare la stessa salvaguardia ai coltivatori tradizionali e biologici, che chiedono soltanto di poter continuare il loro lavoro”. La Toscana, ricorda Barbini, si e’ dotata di una legge fino dal 2000 che non prevede soglie di tolleranza, pur di scongiurare anche la piu’ piccola possibilita’ di rischio di contaminazione. ”Un rischio – spiega l’assessore – di cui nessun rapporto scientifico e’ riuscito finora a dimostrare l’inesistenza, come e’ stato ancora ricordato nella recente conferenza di Linz, in Austria, che ha di nuovo riunito le regioni europee che reclamano il diritto a non coltivare ogm”. ”La posizione della Toscana in materia di ogm e l’esperienza maturata in questi anni sul nostro territorio ci portano ad auspicare – ha concluso l’assessore – un confronto costruttivo con la Commissione, libero da prese di posizioni ideologiche e da condizionamenti derivanti dalla necessita’ di raggiungere compromessi in sede Wto”. Legambiente: L?Ue non ascolta i suoi cittadini ”I cittadini non vogliono alimenti con ingredienti ogm”. Cosi’ Legambiente, per bocca del suo direttore Francesco Ferrante, ha condannato la riapertura dell’Europa al geneticamente modificato. Secondo un sondaggio di Eurobarometro, il 94.6% degli europei rivendica il diritto di scelta mentre il 70.9% dice no ai prodotti transgenici. Inoltre aumentano le regioni ogm-free: in almeno 22 paesi europei sono state lanciate iniziative per mettere al bando la coltivazione di ogm. Un drastico ridimensionamento inoltre si e’ avuto nelle esportazioni verso l’Europa: per gli USA quelle di mais sono passate da 3.3 milioni di tonnellate (1995) a 25.000 tonnellate nel 2002. Il Canada ha perso tutte le sue esportazioni di colza per un ammontare di 300 milioni di dollari. ”Se l’Europa si piega alla logica del piu’ forte e alla volonta’ degli USA d imporre prodotti gm – sottolinea Ferrante – allora saranno i consumatori europei a mantenere nei fatti la moratoria rifiutando di acquistare i prodotti transgenici: L’entrata in atto della nuova normativa comunitaria su tracciabilita’ ed etichettatura lo scorso 18 aprile consente, fortunatamente, ai consumatori europei una scelta meglio informata”. I Vas: decisione inutile e dannosa Con l’odierno via libera alla commercializzazione del mais transgenico Bt11, la Commissione UE ha compiuto ”un atto inutile, sul piano politico, nonch? dannoso per la sicurezza alimentare dei cittadini”. Lo ha detto il vicepresidente dell’Associazione Verdi Ambiente e Societa’ (Vas), Ivan Verga secondo il quale e’ un ”boomerang politico’ per l’Europa autorizzare a commerciare il mais Bt11 per ”indurre gli Stati Uniti a chiudere il contenzioso ancora aperto in sede di Wto”. Secondo Verga ”all’inutilita”’ la Commissione ha ”promosso anche il danno, quello al quale espone l’intera comunita’ dei cittadini europei”. Tuttavia – sottolinea Verga – dal mais Bt11 ”ci salvera’ il mercato che non vuole commerciare prodotti transgenici” mentre dai Comitati scientifici delle Istituzioni comunitarie ci ”puo’ salvare solo una norma che li sottoponga a criteri di responsabilita’ civile e penale”. Coldiretti: inutili rischi L’ autorizzazione concessa dalla Commissione ”espone l’ Europa a inutili rischi che i cittadini dell’ Unione sapranno evitare grazie all’ obbligo di etichettatura di tutti gli alimenti contenenti organismi geneticamente modificati (Ogm) previsto dal 18 aprile scorso”. E’ quanto afferma la Coldiretti, in riferimento al via libera della Commissione europea all’ importazione di mais transgenico dolce BT11 destinato all’ alimentazione umana e animale, nel sottolineare che ”per i cibi biotech siamo di fronte a un insuccesso annunciato che scoraggera’ comunque gli operatori a proporli sul mercato, nonostante le incomprensibili incertezze a livello istituzionale”. Con l’ obbligo di etichettatura, secondo la Coldiretti, i consumatori europei hanno dunque la possibilita’ di influenzare le decisioni delle stesse multinazionali che sono consapevoli del fatto che per il biotech in Europa siamo di fronte a un insuccesso annunciato, perche’ destinato ad essere bocciato dal mercato. Per il nostro Paese, secondo l’ organizzazione, si aprono dunque nuove opportunita’, perche’ in Italia rimane il divieto di coltivazione e tutti gli alimenti che contengono solo prodotti agricoli di provenienza nazionale garantiscono l’assenza di organismi geneticamente modificati. Per questo, secondo Coldiretti, ”e’ necessario arrivare presto all’ etichettatura di origine della componente agricola contenuta in tutti gli alimenti”. Un’ analisi che parte dai risultati dell’ indagine Ispo dalla quale risulta che solo un italiano su dieci (13%) e’ disponibile a consumare alimenti contenenti ingredienti Ogm, ma a condizione di ottenere uno sconto rilevante nel prezzo di acquisto, mentre piu’ della meta’ dei consumatori (53%) non acquisterebbe alimenti biotech neanche se costassero piu’ del 20% in meno rispetto a quelli tradizionali. Alemanno: decisione astratta ”Il via libera all’importazione di mais transgenico BT11 dato oggi dalla Commissione europea e’ un atto largamente previsto, frutto di un’impostazione astrattamente igienico-sanitaria sui prodotti finiti transgenici”. Lo afferma il ministro delle Politiche agricole e forestali Gianni Alemanno dopo il voto odierno di Bruxelles. ”Tutti i sondaggi – precisa Alemanno – ribadiscono l’altissima percentuale (oltre il 70%) di consumatori che rifiutano gli alimenti transgenici: sara’ quindi il mercato a giudicare sull’utilita’ di questa commercializzazione e noi saremo vigili sulla possibilita’, per i consumatori, di esercitare consapevolmente questo diritto di scelta”.Le istituzioni sanitarie preposte, sia a livello comunitario che nazionale, hanno decretato – rileva il ministro – la non nocivita’ di questo alimento e quindi hanno posto le premesse per questa decisione su cui la Commissione premeva gia’ da tempo. Si tratta pero’ – prosegue – di prodotti finiti e confezionati che, secondo i regolamenti europei, devono essere rigorosamente etichettati e permettono quindi un’assoluta liberta’ di scelta da parte dei consumatori”. Secondo il ministro ”problema ben piu’ serio rimane invece quello relativo alle sementi ogm che vengono utilizzate in agricoltura. E’ in questo ambito che – sottolinea – occorre essere rigidissimi perche’ l’utilizzo degli Ogm in agricoltura puo’ portare ad una contaminazione diffusa che distruggerebbe le filiere Ogm free e metterebbe in pericolo la liberta’ di scelta sia dei consumatori che dei produttori”. Subito dopo le elezioni – conclude Alemanno – chiederemo ”l’immediata approvazione da parte del Governo dello schema di disegno di legge che e’ all’esame del Consiglio dei Ministri per aprire la discussione in Parlamento”. Il sottosegretario alle Politiche agricole e forestali, Paolo Scarpa Bonazza però dice: ”E’ un non problema, visto che noi oggi gia’ importiamo il 90% di soia Ogm. Siamo deficitari di circa il 90% di soia – ha detto Scarpa Bonazza a margine dell’incontro – quantitativo che importiamo dall’estero, dove notoriamente viene prodotta soia Ogm. Dobbiamo quindi essere consapevoli che gia’ da moltissimi anni mangiamo organismi geneticamente modificati”.


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