Edilizia sociale
Cooperative d’abitazione, un ruolo da protagoniste nello sviluppo sostenibile
In un incontro promosso da Confcooperative Habitat, al quale hanno preso parte il ministro Salvini e due sottosegretari, sono stati illustrati numerosi dati che fanno riflettere. Nell'ultimo decennio realizzati 87mila alloggi, in 70 anni è stata data casa a 930mila famiglie
di Redazione
Nell’ultimo decennio sono stati realizzati 87mila alloggi, con costi del 30% inferiori a quelli di mercato. In 70 anni è stata data una casa a 930mila famiglie, garantendo la qualità dell’abitare. Allo stesso tempo, è stato frenato drasticamente il consumo di suolo. Sono soltanto alcuni dati enunciati oggi da Confcooperative Habitat, nel corso di un incontro al quale hanno preso parte tra gli altri Matteo Salvini, vicepresidente del Consiglio e ministro delle Infrastrutture e dei trasporti; Alessandro Morelli, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio; Massimo Bitonci, sottosegretario al ministero delle Imprese e del Made in Italy. A fare gli onori di casa Maurizio Gardini, presidente di Confcooperative.
“Cooperare per l’eternità”: questo il titolo dell’evento organizzato al Palazzo della Cooperazione, a Roma, per celebrare i 70 anni della Federazione di Confcooperative che raggruppa le cooperative di abitazione e le nuove cooperative di comunità: 1.000 cooperative aderenti (per l’80% si occupano di edilizie di abitazione, consorzi e servizi dell’abitare, mentre il restante 20% aderisce al settore cooperative di comunità, in crescente aumento, con un capitale investito di quasi due miliardi di euro).
«Solo negli ultimi dieci anni, la cooperazione di abitanti ha realizzato 87mila nuovi alloggi con prezzi, tra proprietà e affitto, inferiori almeno del 30% rispetto a quelli medi di mercato, con picchi anche dell’80%. Una politica di social housing ante litteram per far fronte al disagio abitativo e alla domanda messa a rischio», ha sottolineato Alessandro Maggioni, presidente di Confcooperative Habitat, aprendo i lavori. «Dal secondo dopoguerra a oggi, la cooperazione è stata una grande protagonista della risposta abitativa, consegnando alloggi sia in proprietà, sia in affitto a oltre 930mila famiglie. Settant’anni di vita sono un traguardo importante, un momento per guardarsi dentro, riflettere e orientarsi a un futuro incerto. Abbiamo trasformato l’Italia che usciva dalle macerie del secondo conflitto mondiale, grazie all’articolo 45 della Costituzione che riconosce il ruolo della cooperazione. Oggi ci troviamo ad affrontare un altro tipo di macerie, quelle prodotte dalle crescenti disuguaglianze: stipendi bassi, costo della vita in crescita, mutui alle stelle e locazioni introvabili. E, quando si trovano, i canoni insostenibili stanno drammaticamente erodendo il diritto all’abitare giusto per molte famiglie, soprattutto quelle esposte a maggiore vulnerabilità».
Queste sono le sfide per il futuro: rendere città e territori ospitali, far convivere turismo e cittadini senza dover arrivare a illogici conflitti; coinvolgere con coraggio i giovani, dando loro voce e risorse per progettare un futuro migliore e più giusto. Territori belli, ma anche accoglienti per tutti. In questo quadro, risulta prezioso anche il ruolo delle cooperative di comunità. «Oltre 250 cooperative, più di 6.500 soci, circa 335mila tra utenti e beneficiari garantite da un migliaio di occupati, in prevalenza donne: è questo l’identikit di un fenomeno che sta ridando energia e speranza ai territori delle aree interne», ha detto ancora Maggioni. «Sono imprese promosse da chi vive nei territori che rischiano lo spopolamento, con l’obiettivo di creare economie locali preservando natura, abitabilità, ospitalità e agricoltura. È urgente però una legge quadro nazionale che, qui come nella legislazione urbanistica, armonizzi il caos indotto dalle varie normative regionali».
Stop anche al consumo di suolo. «La nostra politica abitativa è impegnata nel contrasto di consumo di suolo, privilegiando interventi di recupero di aree urbane degradate o dismesse», ha proseguito il presidente Maggioni. «Un’azione che risponde alla necessità sempre più urgente di arrestare il consumo che nel nostro Paese, secondo l’ultimo rapporto Ispra, ha registrato una brusca accelerata a ritmi che non vedevamo più da 10 anni. Nell’ultimo anno, infatti, i fenomeni di trasformazione del territorio agricolo e naturale in aree artificiali hanno sfiorato i 2,5 metri quadrati al secondo e riguardato quasi 77 km quadrati in un solo anno (oltre 21 ettari al giorno), registrando un +10%».
Il contrasto al dissesto idrogeologico, ha fatto notare Maggioni, «parte dalle aree interne, 5.500 Comuni che rappresentano il 67% della superficie nazionale. I cambiamenti climatici hanno prodotto danni per 111 miliardi, di cui 57,1 miliardi di euro solo per le alluvioni. Negli ultimi 40 anni, un terzo del valore dei danni provocati da eventi estremi nella Ue è stato “pagato” dall’Italia (fonte Censis). Il consumo di suolo e di paesaggio non è determinato da una spinta demografica. Per questo è necessario regolare al meglio le trasformazioni territoriali, riducendo l’intasamento delle città, oggi sempre meno vivibili, con tempi di percorrenza casa-lavoro troppo elevati che minano la qualità della vita. Siamo tra i meno virtuosi in Europa: insieme alla Francia, i lavoratori italiani impiegano in media 45 minuti per andare da casa al lavoro (in città come Roma, talvolta anche il doppio, ndr). Gli italiani bruciano quasi ore ore a settimana per andare e tornare dal lavoro. Come se trascorressero quattro giorni lavorativi al mese nel traffico, tanto che quasi uno su due desidera cambiare lavoro per avvicinarsi a casa».
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