Cultura

Kofi Annan: per la pace mancano soldi e soldati

L'avvertimento di Annan arriva mentre le Nazioni Unite si apprestano a varare una nuova risoluzione sull'Iraq

di Gabriella Meroni

Le Nazioni Unite hanno bisogno di piu’ soldati, piu’ soldi e piu’ equipaggiamento, per portare avanti le operazioni di peacekeeping in Africa e altrove e per poterne avviare di nuove. A lanciare l’allarme e’ il segretario generale dell’Onu Kofi Annan, che ha parlato ad una sessione del Consiglio di Sicurezza convocata dal Pakistan, presidente di turno dell’organismo. L’avvertimento di Annan arriva mentre le Nazioni Unite si apprestano a varare una nuova risoluzione sull’Iraq, che dovrebbe avallare la costituzione d’una forza di pace multinazionale. I Grandi del Mondo hanno pero’ pronta una risposta, almeno parziale, alle richieste di Annan: il Vertice del G8 dovrebbe varare, a giugno, un’iniziativa per costituire (e finanziare) una forza di pace per l’Africa, il continente dove piu’ spesso c’e’ bisogno della presenza di caschi blu delle Nazioni Unite. ”Le attuali esigenze -dice Annan- possono essere superiori alla capacita’ di continuare a condurre le operazioni”, denunciato, inoltre, una carenza di truppe che parlino francese per le missioni ad Haiti, in Costa d’Avorio e -se sara’ decisa- in Burundi. Oltre 53 mila soldati in armi, osservatori militari e agenti di polizia civili stanno attualmente prestando servizio in 15 diverse missioni di pace dell’Onu in tutto il mondo: e’ il numero piu’ alto dal 1995, da quando cioe’ si concluse la maggiore operazione delle Nazioni Unite in Bosnia. Nel contempo, tutte le missioni di pace dell’Onu messe insieme mobilitano un terzo dei soldati messi in campo dagli Stati Uniti e dai loro alleati per la stabilita’ dell’Iraq (e meno di un quinto di quelli mobilitati nella fase dell’attacco all’Iraq). La maggior parte delle missioni dell’Onu sono in Africa e comprendono attivita’ che vanno dal disarmo di milizie che conducevano guerriglie alla smobilitazione delle stesse. Quest’anno, il costo stimato salira’ da un miliardo di dollari del 2003 a quattro miliardi di dollari, a causa, soprattutto, dell’operazione in Liberia che impegna 15 mila uomini. Sono cifre enormi ed eppure inadeguate. Gli Stati Uniti, che pagano il 27% dei costi -l’Italia e’ il quinto contribuente delle Nazioni Unite- hanno gia’ espresso preoccupazioni per l’aumento delle spese, specialmente se ulteriori missioni saranno previste in Burundi e nel Sudan. Quattro miliardi di dollari e’ l’attuale costo stimato di un solo mese di conflitto in Iraq. La maggior parte dei caschi blu provengono da Paesi in via di sviluppo: il loro spiegamento e’ spesso ritardato rispetto alle esigenze, per la carenza di mezzi di trasporto rapidi. Ma Annan dice che le operazioni di peacekeeping sono anche messe a repentaglio dalla mancanza di addestramento e d’equipaggiamento di cui solo i Paesi piu’ ricchi dispongono: ad esempio, elicotteri d’attacco, unita’ del genio, ospedali da campo e supporti logistici. ”Sfortunatamente -osserva il segretario generale- i Paesi piu’ ricchi danno limitati contributi di truppe alle operazioni di peacekeeping dell’Onu”. E, contemporaneamente, molti Stati che sono ben disposti a fornire truppe hanno grandi difficolta’ a spiegarle con le caratteristiche, l’equipaggiamento e le dotazioni necessarie e nei tempi richiesti. Per l’Onu, c’e’ anche un problema di carenza di organizzazione, come ha notato nel dibattito nel Consiglio di Sicurezza il rappresentante britannico Adam Thomson. Ci sono appena 600 funzionari dell’Onu per pianificare, lanciare e sorvegliare tutte le missioni di pace targate Nazioni Unite: meno d’una quarantina di funzionari d’ogni grado per ogni operazione. Per Thomson, ce ne vorrebbero almeno cento per ogni intervento. Alle Nazioni Unite, e’ l’osservazione di fondo di Annan, viene chiesto di fare quello che nessun Paese da solo vuole fare, o e’ in grado di fare. Il rischio e’ di tirare troppo l’elastico, pretendendo che l’Onu agisca senza dargli i mezzi per operare correttamente ed efficacemente: ”C’e’ il pericolo di interventi affrettati o di controlli inadeguati su quelli in corso”.


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