Salute

Foggia, 30 anni di Ail al servizio dei pazienti tra cure e assistenza

La sezione foggiana dell’Associazione italiana contro leucemie, linfomi e mieloma ha festeggiato il suo trentesimo compleanno con un evento per riflettere sul ruolo del Terzo settore nella società civile. Un momento di bilanci su quanto fatto, a partire dal contribuito che Ail ha dato al reparto di Ematologia degli ospedali “Riuniti” per migliorare le cure ed il livello di assistenza dei pazienti

di Emiliano Moccia

Foggia, 20 settembre 1994. Un gruppo di giovani volontari si dà appuntamento davanti al pozzo di Federico II, nel centro storico della città. Tra loro ci sono i dottori Michele Monaco, Celestino Ferrandina e Vito Procaccini, insieme a Rosalba Rongioletti, Vincenzo Romanazzi, Rosa Lauriola, Walter Siesto. Vengono ricevuti dal notaio Antonio Pepe per firmare lo statuto che dà vita anche nel capoluogo Dauno all’Ail, Associazione italiana contro leucemie, linfomi e mieloma. Da quel giorno sono trascorsi 30 anni e quei volontari, che nel frattempo sono cresciuti di numero e di attività realizzate, di strada ne hanno fatta davvero tanta, contribuendo a migliorare la qualità della vita dei pazienti oncologici e dei loro famigliari, a sensibilizzare il territorio su questi temi e sull’importanza della ricerca scientifica, a favorire l’umanizzazione delle cure.

Per celebrare e ricordare questo giorno di festa, i volontari Ail si sono dati appuntamento a Foggia nella sala della Ruota di Palazzo Dogana per vivere un momento di condivisione e memoria insieme ad esperti, autorità e a chi ogni giorno accompagna il cammino dell’associazione, dedicando un focus proprio sul ruolo del Terzo settore nella società civile. Non a caso, l’immagine della locandina in cui era illustrato il programma dell’evento richiamava proprio quel pozzo di Federico II da cui ha mosso i primi passi la sezione foggiana. Erano presenti fra i relatori anche il presidente dell’Ail nazionale, Giuseppe Toro e il direttore di VITA Stefano Arduini. «In questi trent’anni l’effetto che era perseguito dalla nostra associazione e che è stato raggiunto nel territorio della nostra provincia, è stato quello di modificare nel senso positivo la qualità della vita della popolazione, che è l’obiettivo che deve contraddistinguere qualsiasi organizzazione di volontariato» dice Celestino Ferrandina, oggi alla guida della sezione Ail di Foggia, facendo un bilancio di questi primi trent’anni di cammino.

Il graphic novel “Un bracciale di stelle”

«L’esempio più eclatante è stato l’aver supportato la struttura di Ematologia che nacque i primi anni Novanta, che ha rappresentato una innovazione per l’offerta assistenziale nella nostra città e nella nostra provincia. Prima Foggia non aveva un’Ematologia, i pazienti ed i famigliari erano costretti come minimo a recarsi a San Giovanni Rotondo che aveva un’Ematologia avviata da qualche anno, che non poteva drenare tutto il fabbisogno della popolazione di Capitanata, e quindi molto spesso erano costretti a recarsi fuori regione, verso strutture dell’Italia centrale o, nella maggior parte dei casi, dell’Italia settentrionale, dando origine ai cosiddetti viaggi della speranza. L’aver contribuito, grazie all’Ail, ad una crescita rapida e ad un adeguamento degli standard assistenziali dell’Ematologia di Foggia al pari di quella delle altre ematologie italiane, ha consentito a pazienti e famigliari di migliorare la propria possibilità assistenziale».

Abbiamo supportato la struttura di Ematologia dell’ospedale di Foggia, che ha rappresentato una innovazione per l’offerta assistenziale nella nostra città e nella nostra provincia

Celestino Ferrandina, presidente sezione Ail di Foggia

Un intervento confermato anche numeri, che danno l’idea del prezioso intervento messo in campo in questi anni. «Ho calcolato che ogni anno 3000 persone, fra pazienti, famigliari e caregiver, hanno potuto usufruire delle cure a Foggia, senza dover necessariamente emigrare in altri posti» evidenzia Ferrandina. «Per quanto riguarda l’incidenza della patologia sul territorio, invece, non abbiamo un registro delle malattie ematologiche, ma ci rifacciamo a quella che è l’epidemiologia che riguarda tutto il nazionale. E sono patologie in assoluta e costante crescita, sia legata al fatto che le capacità di diagnosi sono migliorate sia all’influenza dovuta ai fattori ambientali, nell’alimentazione, nell’aria che respiriamo. E la provincia di Foggia segue esattamente questo andamento, forse con qualche punta in più legato al problema della gestione dei rifiuti tossici che riguarda anche altre regioni meridionali, su cui si sta lavorando».

Abbiamo messo in piedi come Ail un welfare originale fatto di case, assistenza domiciliare, sostegno psicologico, pratico, di vicinanza al malato

Giuseppe Toro, presidente nazionale di Ail
Giuseppe Toro, presidente nazionale Ail

La sezione foggiana che ha celebrato il suo trentesimo anno di attività fa parte delle 83 sezioni presenti in Italia che possono fare affidamento su un capitale umano composto da 20mila volontari. «Gli anni del compleanno sono importanti perché dimostrano una continuità, un impegno, un’attenzione che da trent’anni la comunità di Foggia attraverso l’Ail presta ai malati di leucemia» aggiunge Giuseppe Toro, presidente nazionale dell’Ail. «A livello nazionale la nostra associazione compie 55 anni. E sono stati anni molto importanti, perché Ail e la ricerca italiana sui tumori del sangue hanno proceduto in maniera parallela. Se un tempo di leucemia si moriva, la diagnosi era una sorta di condanna a morte, oggi tutto questo non c’è più grazie alla ricerca, all’Ail, ai medici. C’è una situazione completamente diversa dal passato. L’Ail si è sempre distinta non solo per raccogliere fondi per la ricerca, ma anche per sostenere i malati, che è fondamentale in questo tipo di patologia. Perché è una patologia che può durare mesi, anni, colpisce il paziente in tutti i suoi affetti, nella sua realtà personale, economica, professionale. Abbiamo messo in piedi come Ail un welfare originale fatto di case Ail, assistenza domiciliare, sostegno psicologico, pratico, di vicinanza al malato» conclude Toro. «Siamo orgogliosi di questi compleanni, come quello di Foggia o del nazionale, che sono la dimostrazione della continuità e della gratuità del dono che i nostri volontari fanno alla comunità».

Oltre ai tanti volontari Ail presenti, particolarmente significativa è stata la condivisione di Maria Grazia Franzese, del reparto di Ematologia degli ospedali “Riuniti” di Foggia. «In questi 30 anni di presenza siamo stati uniti all’Ail nel far crescere il reparto e l’ambulatorio, nel far stare meglio il paziente e offrire le terapie migliori, e nel crescere noi dal punto di vista professionale. Il nostro obiettivo è quello di mettere sempre al centro le persone, che sono la ragione del nostro risveglio mattutino». Per sigillare il compleanno dell’Ail, il Comune di Foggia ha deciso di illuminare di rosso fino alla fine del mese di settembre la storica Fontana del Sele di piazza Cavour per sensibilizzare la comunità sul contributo dell’associazione in favore dei pazienti e dei loro famigliari.

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