Sanità

Cure palliative al Sud, si può fare. Il caso del Family Hospice “Il Mandorlo”

La struttura di Viggiano (Pz) è sorta nel 2019 in Val d’Agri ed è gestita da Fondazione Ant e Asp Potenza. Circa 500 le persone accolte in sei anni di attività. Gli operatori di Ant garantiscono una presa in carico globale del paziente, attraverso un approccio sanitario inclusivo e olistico, ispirato al valore fondante dell’Eubiosia. Per la presidente Antonella Pannuti si tratta di una realtà che rappresenta «il nostro rinnovato impegno nel territorio lucano»

di Antonietta Nembri

Per parlare del Family Hospice “’Il Mandorlo”, nato nel 2019 in Val d’Agri in seguito alla promulgazione della Legge regionale che ne affidò la gestione a Fondazione Ant e Asp Potenza, occorre partire da una premessa: la difficoltà di accesso alle cure palliative nelle aree interne di diverse regioni dell’Italia Meridionale. 

500 persone assistite

La struttura sanitaria residenziale che si trova nella cittadina di Viggiano (Pz), accoglie pazienti (oncologici e non) per i quali non è più possibile svolgere un’adeguata assistenza a domicilio ma che sono ugualmente bisognosi di cure specialistiche palliative continuative in regime di ricovero, in quasi sei anni di attività ha ospitato circa 500 persone, a un regime medio di 7 pazienti per volta e di circa 110 pazienti l’anno.

Grazie al lavoro di un’équipe multidisciplinare, composta da medici, infermieri, Oss, psicologo, fisioterapista, assistente sociale e da una ventina di volontari, gli operatori di Ant – sottolinea una nota – garantiscono una presa in carico globale del paziente, attraverso un approccio sanitario inclusivo e olistico, ispirato al valore fondante dell’Eubiosia, la “Buona Vita”, intesa come insieme delle qualità che conferiscono dignità alla vita. Anche a quella di chi affronta una patologia in fase avanzata.

Il Family Hospice “Il Mandorlo”, in continuità con l’assistenza domiciliare che Ant ha garantito per diversi anni a Potenza e provincia e che costituisce il cuore delle attività della Fondazione in 11 regioni italiane, intende essere un prolungamento dell’ambiente domestico. Ogni paziente ha la possibilità di abitare la propria stanza in compagnia del proprio caregiver (familiare) che può essere ospitato 24 ore su 24, usufruendo di tutti i servizi riservati al paziente, oltre che dell’utilizzo della cucina-tisaneria e degli altri spazi comuni.

Il Family Hospice

Del resto, si tratta di una struttura completamente autonoma che si sviluppa su due piani. Il piano terra è riservato agli ambulatori dei medici e agli altri servizi necessari per l’attività dell’Hospice, mentre al primo piano si trovano l’area degenza, composta da 7 stanze singole, una sala comune per le attività ricreative e occupazionali e una cucina-tisaneria. Il tutto sormontato da una terrazza per attività all’aperto. Ogni stanza è dotata di letto singolo articolato elettronicamente con materasso antidecubito, di poltrona letto per un familiare, armadio guardaroba, bagno attrezzato, televisore, frigorifero, tavolo e sedie.

Una realtà in crescita


Come racconta il delegato della Fondazione per le regioni Basilicata e Campania nonché responsabile del Progetto Hospice, Antonio Imbrogno, gli ultimi numeri a disposizione fotografano una crescita positiva della struttura sotto ogni indicatore. 

Infatti, «l’anno 2023 ha evidenziato, in continuità con la tendenza degli anni precedenti, un’ulteriore crescita delle richieste di ricovero, portando la copertura percentuale dei posti letto a raggiungere spesso il 100%, attestando la preziosità della presenza della struttura di Viggiano quale risposta importante ai bisogni del territorio. Va inoltre sottolineato» continua «che le percentuali riguardanti la provenienza dei pazienti, spesso da fuori distretto e, a volte, da fuori regione, evidenzia un importante supporto ai bisogni emergenti di un territorio ancor più vasto di quello valdagrino e attesta la buona qualità del servizio offerto».

Insomma, sottolinea la nota, il Family Hospice “Il Mandorlo” rappresenta una struttura all’avanguardia, tanto più essenziale poiché, nonostante la legge di Bilancio del 2023 abbia stabilito che entro il 2028 le cure palliative dovranno raggiungere il 90% delle persone che ne hanno bisogno, il quadro attuale, stando ai dati raccolti dall’Osservatorio Salutequità e pubblicati anche dalla Società Italiana di Cure Palliative, non risulta per nulla in linea con la tabella di marcia.

Cure palliative il divario Nord-Sud

Solo il 36% delle persone decedute per tumore nel 2022 (i dati 2023 sono ancora in fase di elaborazione) aveva ricevuto un’assistenza di cure palliative (con tassi molto più alti nel Nord Italia rispetto a un Sud dove la media supera a fatica quota 20% e con uno sconfortante 15% sul fronte delle palliative pediatriche) e, fino a dicembre 2021, due regioni non avevano ancora istituito la Rete di cure palliative dell’adulto, mentre in otto non esisteva la rete di palliative pediatriche.

«Sicuramente noi dobbiamo aumentare il numero degli hospice e il numero di persone a cui possano dare risposta, ma la parte domiciliare può fare una la rivoluzione se riusciamo a implementarla e a fare una grande alleanza per portare soluzioni che hanno due vantaggi: garantire a un maggior numero di persone la risposta e migliorare la risposta che diamo». Così si esprimeva solo un anno fa il presidente della Conferenza delle Regioni, Massimiliano Fedriga, e le soluzioni trovate da Ant, sia sul fronte dei suoi oltre 10mila assistiti medi a domicilio ogni anno sia su quello di un’eccellenza come l’hospice di Viggiano, parlano da sole.

La persona al centro

E, come ricorda la presidente di Fondazione Ant, Raffaella Pannuti, «il Family Hospice “Il Mandorlo” continua a rappresentare il nostro rinnovato impegno nel territorio lucano, su cui abbiamo investito molto in questi vent’anni sia in termini di risorse che di progettualità e buone pratiche, oltre a incarnare un modello di assistenza complementare a quello che abbiamo sempre portato avanti. Quello che per noi resta immutato, a casa come in hospice, è infatti un modello di assistenza sanitaria con profonde radici etiche e morali, che mette la persona al centro».

Immagine in apertura da Ufficio stampa

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