Economia sociale
Il cielo su Torino ha i colori dell’impatto sociale
Valutare le prestazioni di una cooperativa sociale con lo sguardo di una cooperativa sociale. È il senso dell’Indice Globale di Impatto ideato dalla torinese Arcobaleno, in collaborazione con Microcosmos e con il presidio scientifico della Scuola di Management ed Economia dell’Università di Torino. Un modello che non ha la pretesa di sostituire metriche esistenti ma che punta a dotare il settore di uno strumento condiviso e replicabile
Fai quello che ami e non lavorerai un solo giorno della tua vita. Il celebre aforisma di Confucio attribuiva alla passione il buon esito di un’esperienza professionale. Oggi sappiamo che la formula non è un’equazione esatta, ma uno studio presentato alla Fabbrica delle E di Torino mostra che – quando si parla di cooperativa sociale di inserimento lavorativo – lo stato d’animo del lavoratore è di per sé impatto, o meglio, è il cuore dell’impatto.
Perché un nuovo strumento
La location non è un caso. La Fabbrica delle E è la sede del gruppo Abele, Onlus fondata a Torino nel 1965 da don Luigi Ciotti «per dar voce a chi non ha voce». A promuovere un appuntamento che ha messo attorno a un tavolo il mondo imprenditoriale, politico e sociale torinese, è stata Arcobaleno, cooperativa sociale nata nel 1992 proprio dall’esperienza dell’associazione gruppo Abele, di cui è diventata la cooperativa più grande, dando lavoro, nel settore della raccolta differenziata e altri servizi ambientali, a quasi 300 persone.
Valutare le prestazioni di una cooperativa sociale con lo sguardo di una cooperativa sociale. È il senso dell’Indice Globale di Impatto ideato proprio da Arcobaleno grazie a un team di soci lavoratori professionalizzati, in collaborazione con Microcosmos e con il presidio scientifico della Scuola di Management ed Economia dell’Università degli Studi di Torino. Un modello originale nel suo genere, che non ha la pretesa di sostituire metriche esistenti come Esg, Sdg o Bes ma che tiene conto delle dimensioni caratteristiche di una cooperativa sociale con l’obiettivo di dotare il settore di uno strumento di valutazione condiviso e replicabile.
La necessità di mettere a disposizione un nuovo strumento l’ha ben espressa il presidente della cooperativa sociale Tito Ammirati: «5mila cooperative sociali di inserimento lavorativo sul territorio nazionale con oltre 3 miliardi di valore della produzione e con quasi 100mila occupati di cui almeno 35mila persone svantaggiate. Di fronte a questi dati potremmo considerarci soddisfatti e appagati, ma l’idea di poter misurare l’impatto sociale generato da questi numeri ci ha da subito sollecitato a impegnarci in questa direzione, convinti che la buona qualità potrebbe non bastare. A noi preme capire in quale misura la buona qualità impatti sulla vita dei cittadini, sui loro progetti, sulle loro aspettative».
Nati per fare impatto
L’Indice Globale di Impatto è l’esito di un lavoro intenso che ha preso avvio nel 2019. A raccontarne la genesi è Daniel Iannaci, approdato alla cooperativa sociale Arcobaleno con un dottorato di ricerca e oggi socio lavoratore. «L’impatto sociale è cambiamento, è l’effetto sul territorio delle azioni che compiamo», ha spiegato. Al centro delle analisi (la prima realizzata tra il 2019 e il 2020, e la seconda, di valutazione e comparazione, tra il 2023 e il 2024) c’è Arcobaleno, con i suoi numeri, le sue persone e la sua mission: «Offrire opportunità di lavoro a persone svantaggiate, in una costante ricerca di equilibrio tra fare impresa e prendersi cura delle persone. Noi facciamo impatto perché nasciamo per fare impatto: un concetto che ci ha accompagnato lungo tutto il percorso».
L’Indice ci dice che la nostra missione è l’elemento in grado di fare la differenza sulla performance. Assumerne consapevolezza non è un esercizio sterile, è responsabilità civica
Daniel Iannaci, coordinatore del gruppo di ricerca
L’indice risulta dall’unione di tre diverse dimensioni del mondo in cui si muove la cooperativa: il contesto urbano in cui opera (dimensione ambientale), la gestione del personale (dimensione gestionale) e la percezione dei soci all’interno dell’organizzazione (dimensione sociale). L’analisi delle tre dimensioni restituisce, in un unico indice complessivo, il peso percentuale che ciascuna delle tre esprime sull’impatto prodotto da Arcobaleno, permettendo anche un confronto delle variazioni nel tempo dell’indice stesso.
Secondo lo studio, la componente sociale, ovvero quella relativa al benessere, alla soddisfazione, alle aspettative e alle esperienze dei membri della cooperativa, pesa maggiormente sull’indice di impatto (53 per cento). Ciò significa che gli effetti positivi che la cooperativa sociale produce sui lavoratori incidono in modo significativo sulle performance e contribuiscono al miglioramento delle prestazioni nel futuro.
A come ambiente
Andiamo per ordine. Il primo elemento preso in considerazione è l’ambiente, in questo caso il contesto urbano di una città come Torino. Per analizzarlo, lo studio ha fatto affidamento su un ulteriore indice, anch’esso innovativo. Si chiama Performance integrata del benessere (Pib) e tiene conto di otto dimensioni: demografia, ricchezza, salute, turismo, economia, innovazione e produzioni di qualità, specializzazione produttiva, ambiente. Utilizzando il Pib come unità di misura per un’unica graduatoria delle dieci più grandi città italiane, Torino si colloca al sesto posto, dopo Firenze, Milano, Roma, Trieste e Bologna. Le criticità maggiori all’ombra della Mole sono la diminuzione della popolazione residente, l’invecchiamento, la concentrazione dei redditi su un numero inferiore di persone e la diminuzione delle attività produttive e di servizi tradizionali che riducono la capacità attrattiva migratoria del territorio.
La buona qualità potrebbe non bastare. A noi preme capire in quale misura la buona qualità impatti sulla vita dei cittadini, sui loro progetti, sulle loro aspettative
Tito Ammirati, presidente cooperativa sociale Arcobaleno
Tra le azioni che possono incidere sulla performance di risultato, sono state individuate: il perfezionamento delle tecniche di raccolta differenziata, anche se a Torino rappresenta già un dato di eccellenza; la disponibilità di verde urbano per abitante («che porta già un segno positivo»), la riduzione delle concentrazioni di particolato Pm10, il potenziamento del servizio di trasporto pubblico e l’ampliamento della produzione energetica da fonti rinnovabili.
L’importanza di cambiare prospettiva
Arcobaleno conta oggi circa 290 soci lavoratori, di cui un centinaio provenienti da una situazione di disagio e svantaggio. La dimensione della gestione del personale è forse quella che più di tutte mette in luce come il cambio di prospettiva, e l’assunzione dello sguardo di una cooperativa sociale, permetta di leggere in un modo diverso i dati. Un esempio efficace è il calo, rispetto ai dati 2019-2020, della produzione per socio-lavoratore del 6,9 per cento. «Economicamente indica un affaticamento aziendale, che ha visto aumentare i costi, soprattutto del personale, non proporzionalmente all’aumento del fatturato» spiega Iannaci, «ma da un punto di vista sociale, potrebbe essere letta come una situazione “efficace” per una cooperativa sociale di inserimento lavorativo perché significa che sta svolgendo la sua missione. L’obiettivo non è aumentare il margine ma fare inclusione sociale».
La dimensione sociale per restituire spazi di opportunità
Su 290 soci lavoratori, 91 hanno risposto a un questionario che ne ha indagato, in forma anonima, il benessere lavorativo, il grado di soddisfazione, le opportunità di sviluppo personale e professionale, il senso di appartenenza all’organizzazione. Il risultato è una fotografia della fragilità all’interno della cooperativa. «Il socio “vulnerabile” prima lavorava non in regola e ora vive in abitazioni in affitto, non ha hobby o sport, ma da quando è in Arcobaleno ha assistito a un cambiamento nella qualità della sua vita: è riuscito a mettere ordine, si prende cura di sé e guarda al futuro con più fiducia. In generale, i dipendenti apprezzano il supporto della cooperativa nel non ricadere negli errori passati e nel fornire stabilità. A parità di stipendio, preferirebbero continuare a lavorare dove si trovano, perché lo considerano un posto in cui si lavora in mezzo a buone relazioni tra colleghi». Un quadro in cui alla cooperativa è riconosciuto un ruolo determinante per restituire spazi di opportunità e una recuperata dignità nei confronti dell’esterno, così come di sé stessi.
Tutto torna
Alla fine, tutto torna. L’Indice Globale di Impatto relativo al 2023 della cooperativa sociale Arcobaleno si attesta su 74,9 per cento, contro il 73,8 per cento del 2019 grazie alla maggiore incidenza della componente sociale (53 per cento) sul dato complessivo. Immaginando l’impatto come una grande torta, l’ingrediente sociale occupa più della metà della superficie, mentre il contesto ambientale e i dati gestionali si fermano rispettivamente al 19 e al 31 per cento. «L’Indice ci dice che la nostra missione è l’elemento in grado di fare la differenza sulla performance. Assumere la consapevolezza di detenere le chiavi non soltanto per mantenere ma per elevare il nostro impatto non è un esercizio sterile, è responsabilità civica».
C’è un satellite in più nel modello Torino. Una città in cui la vocazione per il sociale ha la fisionomia dei 320 enti che fanno parte di Torino Social Impact, la forza dell’innovazione di realtà come Cottino Social Impact Campus e Università degli Studi di Torino, ma soprattutto ha la visione pionieristica di una Borsa dell’Impatto Sociale. Da oggi, c’è anche un indice di valutazione in grado di raccontare il mondo delle cooperative sociali.
In apertura, foto di Gabriel Castles su Unsplash. Dentro l’articolo, foto ufficio stampa cooperativa sociale Arcobaleno.
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