Volontariato

Gene Gnocchi: “Il buono del calcio? Io voto Cassano”

Il comico commenta lo Scudetto del Cuore 2004. Con ironia, ma non troppo. E lancia un’idea: "La solidarietà coinvolga le tifoserie".

di Maurizio Caverzan

Avvocato, scrittore, comico e conduttore televisivo, rockettaro impenitente con la band di suo fratello, Gene Gnocchi è soprattutto un calciatore professionista mancato (causa infortuni). Mezz?ala con ambizioni da realizzatore, nella nazionale artisti-comici-cantanti è l?uomo di talento, oltre che il più allenato: un Savicevic solo più stagionato, con lo stesso gusto del passaggio filtrante, della rasoiata che taglia le difese. Fuori dal campo, altre rasoiate, battute al fulmicotone, con retrogusto surreale. Vita: Senta, Gnocchi: secondo lei il calcio, con i suoi stipendi e i suoi buchi, è un veicolo credibile per la solidarietà? Gene Gnocchi: Direi di no… Anzi, sì: i buchi del calcio sono talmente tanti che se non li toppa il mondo del volontariato, chi ci pensa? Ne sappiamo qualcosa noi di Parma che, dopo il crack della Parmalat che ha coinvolto anche la squadra, abbiamo dovuto adottare tutti i calciatori. Ogni famiglia ne ha in casa uno da settembre. A me è toccato Gilardino. Vita: Un bell?impegno. Come lo tratta? Gnocchi: Benissimo. Gli faccio mangiare quello che mi ordina il medico del Parma. E lo faccio rientrare presto la sera. Se Gilardino ha fatto questa grande annata è merito anche mio perché mi sobbarco veline, vallette, schedine… così lui può pensare solo ad allenarsi e giocare. Sono gesti belli… Vita: Quest?anno lo Scudetto del Cuore l?ha vinto l?Inter per via del suo progetto Inter Campus. L?Inter ha trovato la sua strada? Gnocchi: Beh, l?Inter… direi che è la cosa migliore che ha fatto… anche perché la stessa prima squadra può considerarsi un Inter Campus. Insomma, l?Inter è all?avanguardia perché fa coincidere l?attività dei suoi campioni con un?opera di volontariato. Vita: Come si spiega che tante squadre si impegnino in progetti sociali e poi non sappiano tenere a bada le tifoserie? Gnocchi: Probabilmente c?è un certo scollamento. Una strada potrebbe essere quella di obbligare i tifosi a occuparsi dei progetti di solidarietà avviati dalle squadre. Così ci sarebbe un certo travaso tra due realtà tanto diverse. Vita: Chi sono i ?buoni? del calcio d?oggi? Baggio? Sheva? Javier Zanetti? Tommasi? Gnocchi: I buoni per me sono i non allineati, quindi quelli lontani dal politicamente corretto. Mi piace Cassano, che è un po? guascone. Mi piacciono i calciatori di personalità, quelli che mostrano di divertirsi sul campo, che non si limitano al compitino, quelli che se devono dare una bacchettata all?allenatore o al presidente gliela danno. Vita: Un tipico ?cattivo? si è messo in luce per il sociale: Gattuso. C?è contraddizione? Gnocchi: Nessuna contraddizione. Gattuso non è cattivo: è l?immagine buona della cattiveria in campo, è un modello positivo. Non mi stupisce che s?impegni, mi stupisce di più che faccia uno stop giusto. La sua è una cattiveria leale, la cosiddetta grinta del calciatore. Vita: Proviamo un gioco. Quali esperienze di solidarietà farebbe fare a Totti? Gnocchi: Lo costringerei a fare un anno ad Amici di Maria De Filippi. Vita: A Vieri? Gnocchi: Potrebbe girare le veline che non frequenta più ai giocatori meno prestanti e fortunati di lui. Vita: E a Del Piero? Gnocchi: Del Piero dovrebbe non parlare solo con l?uccellino di Uliveto, ma anche con Moggi e Giraudo. Vita: Che bilancio fa della sua esperienza con la nazionale artisti? Ha la sensazione che serva davvero? Gnocchi: Non seguo la destinazione dei fondi, io sono più per le iniziative mirate. Per esempio, c?è da far operare un bambino in Africa, oppure da mandare un?apparecchiatura sanitaria in un ospedale che ne è sfornito per curare un malato? Bene: tu ti adoperi e sai che i fondi arrivano lì.


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA