Cultura

Vaticano: attenzione ai matrimoni misti con musulmani

Istruzione "Erga migrantes Caritas Christi" firmata dal Papa il primo maggio scorso e presentata questa mattina dalla Santa Sede.

di Paul Ricard

Il Vaticano invita i cristiani ad evitare, se possibile, i matrimoni misti, e in particolare con appartenenti alla religione musulmana. Specie se la donna e’ cattolica e l’uomo no. Troppe infatti le diversita’. Come pure, sebbene debba prendere sempre piu’ corpo l’accoglienza e il dialogo, e’ sconsigliato l’uso delle chiese cattoliche da parte di immigrati cristiani non in piena comunione con la religione cattolica o da parte di islamici. I parroci evitino di affittare o mettere a disposizione degli immigrati musulmani “chiese, cappelle, luoghi di culto”, ed anche “locali riservati alle attivita’ specifiche dell’evangelizzazione e della pastorale”. Come pure sono proibite nelle chiese le “rivendicazioni rivolte alle Autorita’ Pubbliche”. Restono aperti gli “spazi sociali”, quelli per il tempo libero, il gioco e altri momenti di socializzazione. E le scuole cattoliche, pur accogliendo allievi che professano altre religioni, non accantonino le loro peculiarita’ ne’ rinuncino al “proprio progetto educativo cristianamente orientato”. Sono alcune delle “attenzioni particolari” che i cristiani che accolgono immigrati legati ad altre confessioni devono tenere in debita considerazione. Esse sono contenute nell’Istruzione “Erga migrantes Caritas Christi” firmata dal Papa il primo maggio scorso e presentata questa mattina dalla Santa Sede. Il capitolo piu’ delicato appare quello relativo al rapporto con il mondo islamico, cui il Vaticano annette particolare importanza in considerazione anche del fatto che in alcuni Paesi i migranti musulmani sono ormai tanto numerosi da formare gruppi che si distinguono particolarmente per la loro identita’. E vengono dunque ricordate nell’istruzione sia l’atteggiamento del Concilio Vaticano II nei loro confronti, che le convergenze e le divergenze tra cristiani e musulmani, e i problemi concreti nei casi di matrimonio, la preparazione ad esso, la posizione della donna, il battesimo e l’appartenenza religiosa dei figli. E sempre a proposito di musulmani, il documento della Santa Sede invita le comunita’ cattoliche a saper individuare, tanto nelle dottrine che nelle pratiche religiose e nelle leggi morali islamiche, “cio’ che e’ condivisibile da quello che non lo e'”. E se la credenza in un unico Dio, la carita’ e la preghiera uniscono le due fedi, restano “divergenze, alcune delle quali riguardano le acquisizioni legittime della modernita’”. Tenendo in considerazione specialmente i diritti umani – si legge nel testo – “auspichiamo percio’ che avvenga, da parte dei nostri fratelli e sorelle musulmani, una crescente presa di coscienza che e’ imprescindibile l’esercizio delle liberta’ fondamentali, dei diritti inviolabili della persona, della pari dignita’ della donna e dell’uomo, del principio democratico nel governo della societa’ e della sana laicita’ dello Stato. Si dovra’ altresi’ raggiungere un’armonia tra visione di fede e giusta autonomia del creato”. Dunque, se per un verso la Santa Sede parla di necessita’ di un atteggiamento di carita’ e di solidarieta’ nei confronti dei migranti, per un altro fissa dei paletti con precisione, indicando quale atteggiamento avere verso gli stranieri appartenenti a religioni non cristiane. L’obiettivo e’ evitare la confusione. L’Istruzione scaturisce dalle numerose istanze degli Episcopati dei principali Paesi occidentali che chiedevano di sapere come affrontare il fenomeno dell’immigrazione islamica, sempre piu’ marcato e costante, con ormai milioni di musulmani approdati in Occidente. E in particolare chiedevano omogeneita’ nell’interpretazione e nella pratica. E la pratica e’ in particolare quella di tutti i giorni. Cosi’, compito dei parroci e’ certamente quello di “entrare in dialogo” con gli immigrati musulmani, favorendone l’integrazione e il superamento, quindi, di barriere d’ordine culturale e religioso. Ma con questo impegno c’erano anche i problemi, legati appunto ai matrimoni misti, alle scuole cattoliche con allievi islamici. Di qui l’esigenza di definire delle linee. Ecco dunque che, ad esempio, per le scuole cattoliche l’Istruzione del Pontificio Consiglio della pastorale per i migranti e gli itineranti dice che esse non dovranno rinunciare al loro progetto educativo, fermo restando però che “nessun bambino dovrà essere obbligato a partecipare a liturgie cattoliche o a compiere gesti contrari alle proprie convinzioni religiose”. Per quanto riguarda i matrimoni misti, l’Istruzione lo dice chiaramente: “vanno sconsigliati”, troppe le diversità. I parroci hanno il dovere di preparare per bene i futuri sposi, ricordando alla parte cattolica, in caso di trascrizione del matrimonio presso un Consolato di uno Stato islamico, di guardarsi dal “pronunciare o dal firmare documenti contenenti la shahada (professione di credenza musulmana)”. Coi figli, inoltre, la parte cattolica dovrà impegnarsi su quanto la Chiesa richiede.


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