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Veneto, le fatiche dei caregiver in una ricerca

In Veneto l’83,6% dei caregiver familiari si sente abbandonato dalle istituzioni e non ha reti di supporto. Questo uno dei principali dati emersi dall'indagine “Caregiver in Veneto: avere cura di chi ha cura” realizzata dalla Fnp Cisl Veneto. Chi assiste un familiare lo fa prevalentemente per affetto, anche se un 30% dichiara di averlo dovuto fare perché: «nessun altro poteva farsene carico»

di Rossana Certini

Oggi essere caregiver familiari richiede notevoli sacrifici personali e professionali. Tanti rinunciano al lavoro o allo studio e raccontano di un peggioramento della loro salute. Questi sono solo alcuni dei dati emersi dal questionario: “Caregiver in Veneto: avere cura di chi ha cura”, che la Fnp Cisl Veneto ha diffuso nei mesi scorsi tra i propri iscritti, potendo quindi elaborare i dati su circa 500 risposte.

In Veneto l’83,6% dei caregiver familiari si sente abbandonato dalle istituzioni e non ha reti di supporto. Il 55,9% ritiene molto pesante prendersi cura del proprio familiare, con il rischio di ammalarsi a sua volta, infatti, il 46,2% degli intervistati dichiara peggioramenti nella propria salute fisica e il 53,8% nella propria salute mentale. Quasi la metà di loro (46,6%) ha dovuto lasciare il lavoro o lo studio.

Identikit del caregiver veneto

Chi assiste un familiare lo fa prevalentemente per affetto, anche se un 30% degli intervistati dichiara di averlo dovuto fare perché: «nessun altro poteva farsene carico». Il dato dimostra un forte senso del dovere e di comunità, ma sottolinea, anche, un vuoto delle istituzioni che non sono in grado di intercettare i bisogni delle persone in condizione di solitudine.
La stragrande maggioranza dei caregiver intervistati (82,6%) si occupa di una sola persona, ma si registra una significativa percentuale (15,3%) che si prende cura di due o più familiari.

Risultati del questionario “Caregiver in Veneto: aver cura di chi ha cura”, diffuso dalla Fnp Veneto

Molti caregiver dedicano una quantità significativa di tempo al loro ruolo, con il 23% che occupa più di 40 ore a settimana alle attività di cura, praticamente un lavoro full time. Se aggiungiamo che i dati mostrano che molti di loro hanno ricoperto questo ruolo per oltre 10 anni, con un impegno a lungo termine e continuo, è facile comprendere come essere caregiver richiede notevole sacrificio personale.

Mancano norme nazionali e regionali

«Le difficoltà espresse dai nostri iscritti nascono dalla mancanza di una normativa nazionale e regionale, che regoli in modo uniforme e universale i diritti e i doveri dei caregiver familiari», spiega Tina Cupani, segretaria generale Fnp Veneto, «la disabilità e quindi la non autosufficienza hanno diverse forme. Si può nascere con una disabilità, ci può essere un evento improvviso che la determina o si può sviluppare nel processo di invecchiamento. Il comune denominatore è che essa ricade in primo luogo sulle famiglie, e non saper dove “sbattere la testa” è il primo ostacolo, da cui scaturiscono gli altri».

La percezione del supporto istituzionale è bassa tra i caregiver, con l’83% che ritiene di ricevere poco o nessun aiuto. Migliorare le risorse e i servizi offerti dalle istituzioni potrebbe aiutare a ridurre il carico emotivo e fisico sui caregiver, consentendo loro di svolgere il loro ruolo in modo più efficace e sostenibile.

Ben 9 caregiver su 10 non dispone di una rete esterna di supporto. Questo provoca un forte senso di isolamento e solitudine nella gestione di tutti i compiti di cura, infatti, la maggioranza degli intervistati ritiene di aver bisogno di ulteriore aiuto, mettendo in luce una forte necessità di supporto aggiuntivo e risorse per facilitare il proprio compito. Il 57,3% di loro avrebbe bisogno di ore di sollievo e supporto psicologico, evidenziando la necessità di programmi di assistenza integrata e di condivisione delle esperienze. Il medico di base è la principale fonte di informazioni per i caregiver veneti, seguito dai servizi sociali e dai sindacati o patronati.

Risultati del questionario “Caregiver in Veneto: aver cura di chi ha cura”, diffuso dalla Fnp Veneto

I caregiver familiari, sottolinea Cupani, «sono i grandi invisibili del welfare: al momento l’unica definizione di caregiver in Italia è quella scritta nella Legge di Bilancio del 2018» che, sostanzialmente, parla di assistenza gratuita e volontaria a un familiare non autosufficiente riconosciuto invalido. In base a questa definizione vengono erogate delle indennità: sono soldi del Fondo nazionale per la non autosufficienza ripartiti per le Regioni, che poi li distribuiscono generalmente con bandi. «Tuttavia ci sono diverse discrepanze tra questa definizione e la realtà. Realtà in cui, per esempio, ci si può ritrovare a essere caregiver all’improvviso», continua la segretaria. Ma tutelare i caregiver, cioè aver cura di chi prende cura, va oltre la mera erogazione di sostegni economici.

Caregiver non solo dei propri genitori

La maggior parte dei caregiver intervistati da Fnp Venet (60%) si prende cura di uno dei propri genitori. Questo dato riflette il ruolo cruciale che i figli adulti giocano nell’assistenza alle persone anziane, soprattutto in un contesto familiare. Un 15% dei caregiver si occupa del proprio coniuge o partner, un dato significativo che evidenzia come l’assistenza, di nuovo familiare, ma tra partner sia un altro aspetto rilevante di questa funzione.

È interessante notare che una piccola, ma importante, percentuale di caregiver si prende cura di fratelli o sorelle (5.5%) oppure suoceri (4%). Il 6% di un figlio o di un genero oppure di nuora, una categoria che può includere situazioni in cui i genitori assistono figli con disabilità o bisogni speciali. E, infine, un 1,9% assiste amici o vicini di casa. Qurest’ultimo dato indica che l’assistenza informale non è limitata ai legami parentali, ma può estendersi alla comunità più ampia, evidenziando un forte senso di solidarietà e comunità.

I dati emersi dall’indagine mostrano una vasta gamma di relazioni di assistenza, ognuna con le proprie sfide e necessità specifiche. Comprendere queste differenze è fondamentale per sviluppare programmi di supporto efficaci e mirati che possano alleviare il carico dei caregiver e migliorare la qualità della vita di chi riceve assistenza.

La foto di apertura è di Rémi Walle su Unsplash

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