Non profit

Emanuele: il sistema bancario italiano non all’altezza delle sfide

Il presidente della Fondazione Cassa di risparmio di Roma è intervenuto oggi a un convegno organizzato dal centro studi Luigi Moccia

di Francesco Maggio

Il sistema bancario italiano è “inadeguato”, governato da un management in troppi casi “incapace e provinciale”, con una governance che vede sedere “i creditori nei consigli di amministrazione e nei patti di sindacato”. Il presidente della fondazione Cassa di risparmio di Roma, Emmanuele Emanuele, traccia un identikit impietoso del sistema creditizio nazionale. E, intervenendo a un convegno organizzato dal centro studi Luigi Moccia, mette sotto accusa il mondo della finanza che “ha dimenticato di essere a servizio dell’impresa, credendo di poter generare valore di per se stessa”. Colpa, afferma, di manager che “non sanno fare i banchieri, ma sono piuttosto bancari”, persone, aggiunge, “che non hanno professionalita’, che non sanno le lingue, che non hanno viaggiato e che, dunque, non sanno affrontare le sfide”. Un duro affondo che non ha trovato d’accordo il presidente della Bnl, Luigi Abete. “Il lavoro fatto da molti dirigenti – ha osservato il numero uno di via Veneto – ha consentito all?Italia di avere un sistema bancario che, seppure non ottimale, è competitivo”. Ma Emanuele non si ferma e sottolinea che “si deve avere la capacità di comprendere che la stagione della banca nazionale, piccola, è ormai superata: siamo in Europa”, dice. E per fare un esempio del nanismo degli istituti di credito italiani cita la sua idea di dare vita a un matrimonio tra Capitalia, Mps e Bnl. “Ne nascerebbe – rileva – la ventisettesima banca europea, la centesima statunitense”. Insomma, prosegue Emanuele, “Fazio ha stimolato lo stimolabile ma purtroppo oggi bisogna ricominciare. La finanza fine a se stessa ha dimostrato i suoi limiti. Ora si sta tentando di ritornare alla finanza al servizio delle imprese. Il problema è che in Italia abbiamo un capitalismo senza capitali”. Anche per questo il presidente della fondazione capitolina invita a riscoprire l?importanza dell’impresa pubblica. E coglie l?occasione per criticare anche la riorganizzazione dei controlli sul risparmio contenuta nel disegno di legge all?esame del Parlamento. “Questa storia della superauthotiy – afferma – porterà solo un aggravio dei danni”. Il nodo, spiega, sta nello “snaturamento del rapporto tra chi conferisce le attività e chi governa la società”. E? “il modello dei rapporti tra banca e impresa – conclude – che non e’ piu’ adeguato”.

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