Lavoro

Dadi Home, il B&B dove l’incontro vale il viaggio

Una casa vacanze nel cuore di Padova, gestita da giovani con sindrome di Down. Un luogo in cui sia i turisti che i ragazzi che ci lavorano scoprono quanto tutto cambi se al centro c'è la persona

di Rossana Certini

Nel cuore di Padova, vicino Santa Sofia, la chiesa più antica della città, si trova la casa vacanze Dadi Home. Qui i turisti sono accolti da Giorgia, Simone e Antonio, tre giovani lavoratori che hanno realizzato il loro sogno di autonomia grazie al progetto di vita promosso dalla cooperativa Vite vere – Down Dadi, che da anni si occupa di persone con disabilità intellettiva e sindrome di Down.

Ogni mattina i tre ragazzi raggiungono da soli il loro posto di lavoro. C’è chi prende un solo autobus, chi deve cambiarne due e chi arriva in tram. L’importante è essere puntuali per poter preparare e servire le colazioni ai clienti. Poi passano a riordinare le camere, gli spazi comuni e ad accogliere i nuovi ospiti in reception.

«Cerco di essere sempre impeccabile», spiega Simone Bilato, «perché non voglio che mi si facciano appunti. A volte ho l’ansia di non fare bene il mio lavoro ma qui sto superando, anche, questo aspetto del mio carattere».

Dadi Home è un laboratorio professionale dove, di volta in volta, un massimo di sette ragazzi con sindrome di Down ed età compresa tra i venti e i trent’anni grazie a un contratto di formazione al lavoro, imparano i segreti dell’hôtellerie guidati da personale qualificato e accompagnati da tre psicologhe. Allo scadere del contratto, che di solito dura due anni, sono professionalmente preparati per lavorare nelle strutture ricettive del territorio come i grandi hotel di Venezia o di Abano e Montegrotto Terme.

Simone Bilato impegnato nel riordino delle stanze (foto Dadi Home)

Gli occhi di Simone si illuminano quando pensa al futuro e dice: «Mi piacerebbe tanto lavorare in un centro benessere della zona termale. Mi piace accogliere i clienti, preparare gli asciugamani e stare al guardaroba con gli armadietti con tutti quesi lucchetti».

Antonio Granieri dopo l’esperienza in Dadi Home vorrebbe lavorare in un fast food. Giorgia Boscolo, che è l’unica persona assunta dalla struttura, è arrivata a lavorare qui dopo un percorso di autonomia attivato per lei dalla cooperativa Vite vere – Down Dadi iniziato con un progetto che prevedeva vivesse due fine settimana al mese in un appartamento con altri coetanei. Mano a mano il suo abitare in autonomia è arrivato a due settimane al mese.

«Mi piace quando i clienti sono soddisfatti del mio lavoro», racconta Giorgia aggiustandosi la fascia tra i capelli, quasi a nascondersi il viso per l’emozione. E aggiunge: «La cosa più bella che mi è successa è stata quando una signora, mentre le servivo la colazione, mi ha dato un bigliettino giallo, che ancora conservo, sul quale c’era scritto che ero stata brava e che si era trovata bene con noi».

Giorgia Boscolo durante il servizio delle prime colazioni agli ospiti (foto Dadi Home)

Il Dadi Home è una casa vacanza arredata con cura, dove l’antico dei muri di mattoni si sposa bene con le tonalità del giallo, del marrone e del nero degli arredi moderni. Una piccola struttura ricettiva in pieno centro a Padova che si può prenotare attraverso i più noti portali specializzati. La volontà della cooperativa è proprio quella di creare un normale ambiente lavorativo per questi ragazzi e offrire ai turisti un’esperienza non convenzionale, capace di emozionarli. Il valore di questo luogo è nelle persone che ci lavorano, e che danno tutto loro stessi per rendere ospitale e accogliente Dadi Home.

«L’idea nasce nel lontano 2013 con l’obiettivo di dare nuova vita a un immobile di proprietà della parrocchia di Santa Sofia», spiega Patrizia Tolot, presidente della cooperativa, «ma dall’idea all’inaugurazione ci sono voluti più di dieci anni perché l’immobile, ricevuto in comodato d’uso dalla parrocchia, ha richiesto importanti lavori di ristrutturazione che abbiamo portato a termine grazie al sostegno di tutta la comunità e soprattutto della Fondazione Cariparo, che ha coperto oltre il 60% dei costi. Siamo riusciti, così, a realizzare cinque stanze con bagno, una cucina e una sala colazione oltre ovviamente agli spazi accessori e al giardino».

Simone Bilato impegnato nel riordino delle stanze (foto Dadi Home)

Una realtà innovativa, quella di Dadi Home, che mette al centro il valore dell’incontro e della ricchezza che si può trovare nella diversità. Uno spazio protetto dove i ragazzi possono sperimentarsi, rafforzare l’autostima e sentirsi forti per andare il più possibile da soli nel mondo. Un luogo di passaggio sia per i turisti che per i ragazzi che ci lavorano.

Dadi Home è, anche, uno spazio dove le famiglie hanno modo di vedere le competenze acquisite di loro figli, guardarli come persone mature e capaci di cavarsela da soli. «Dopo la nascita del mio primogenito con sindrome di Down», conclude la presidente Tolot, «ho scelto di dedicare la mia vita a costruire una nuova prospettiva di futuro per questi ragazzi. Ogni giorno mi batto per ottenere il migliore inserimento di questi ragazzi nella nostra società, nelle strutture scolastiche, nelle attività lavorative e durante il tempo libero».

Nella foto di apertura, il team di Dadi Home durante una riunione organizzativa nel giardino della casa vacanze (Foto Dadi Home)

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