L'Oasi del Cervo e della Luna

Ambiente e inclusione sociale, un progetto che mette tutti d’accordo

In Sardegna un'iniziativa nel Parco di Gutturu Mannu co-gestita con il Wwf e sostenuta da istituzioni, fondazioni e realtà del Terzo settore. Coinvolti tremila bambini e decine di detenuti del carcere di Uta

di Luigi Alfonso

I profumi della flora mediterranea esaltati da una pioggia leggera (una benedizione dal cielo, di questi tempi, per la Sardegna), che ha sorpreso ma non spaventato gli organizzatori e neppure i tanti convenuti. Il tradizionale bramito dei cervi in amore, che passavano a poche decine di metri ma si tenevano prudentemente nascosti.

Un esemplare di cervo sardo ripreso all’Oasi Wwf

Benvenuti all’Oasi del Cervo e della Luna, riserva del Wwf co-gestita dalla Fondazione Domus de Luna all’interno della millenaria foresta di Monte Arcosu, a 20 km da Cagliari. Un territorio di 3.657 ettari compreso nel Parco di Gutturu Mannu, oasi permanente di protezione faunistica, dove l’Uomo e la natura finalmente convivono rispettosi dopo le pratiche di bracconaggio che hanno contraddistinto tutto il Novecento. A fare gli onori di casa Petra Paolini, responsabile del progetto “Oasi del Cervo e della Luna”, e Ugo Bressanello, fondatore di Domus de Luna. Due giorni di réunion con i partner sostenitori che, per la prima volta, si sono ritrovati per confrontarsi su questa iniziativa che cresce ogni giorno di più. Una gradita coincidenza ha creato pure l’occasione di annunciare l’erogazione dei circa cinque milioni di euro sbloccati da Invitalia (con l’importante concorso di Cassa depositi e prestiti e Banco di Sardegna) nell’ambito del fondo “Italia economia sociale”, un incentivo del ministero delle Imprese e del Made in Italy. A queste risorse si uniscono quelle già assicurate da ministero del Turismo, Fondazione Con il Sud, impresa sociale “Con i bambini”, Fondazione di Sardegna, Enel Cuore, Fondazione “Peppino Vismara”, Agenzia per la coesione territoriale, Fondazione San Zeno e Würth. In tutto, fanno poco meno di otto milioni di euro.

L’accoglienza degli ospiti all’Oasi, sotto la pioggia battente

Le istituzioni all’Oasi

La presenza delle istituzioni ha conferito un valore aggiuntivo, quasi un sigillo alla bontà di questo progetto. Giovedì scorso non ha voluto mancare all’appuntamento la presidente della Regione Sardegna, Alessandra Todde, che è rimasta incantata dal parco e da ciò che è stato fatto sinora. «Questo posto ci dimostra come si possono conservare i luoghi senza cristallizzarli», ha sottolineato. «Qua le persone vivono e abitano, convivono con gli animali. È un buon esempio di quello che potrebbe essere fatto in gran parte del territorio isolano: una vasta area conservata ma non posta sotto una teca di cristallo. A noi non servono le cartoline».

La presidente della Regione Sardegna, Alessandra Todde

La presidente Todde, insieme al segretario generale della Cei e arcivescovo di Cagliari, non si è tirata indietro quando le è stato proposto di creare un’armonia musicale con le pietre sonanti del celebre e indimenticato scultore Pinuccio Sciola, una magia che non finisce di stupire e che ha lasciato a bocca aperta i tanti ospiti giunti dalla penisola.

«Siete tutti protagonisti e testimoni di un grande progetto di vita», ha poi detto monsignor Giuseppe Baturi rivolgendosi agli invitati. «Grandi idee, che mi hanno fatto comprendere meglio ciò che il Papa ha affermato nella “Laudato si’”, vale a dire che il motore di ogni cambiamento sono le persone stupite per la bellezza, la quale va preservata e custodita. Qui si va oltre il progetto e l’istinto, si percepisce la grandezza più che l’utilità delle cose. C’è poi un atteggiamento di amicizia che diventa capacità di inclusione dei più fragili. L’amicizia mette insieme i legami e le diversità. Qui c’è una storia straordinaria che mi sento in dovere di aiutare. Infine, mi ha colpito moltissimo la convergenza di uomini e animali, di istituzioni pubbliche e fondazioni private. A questo progetto auguriamo tanto futuro».

L’intervento di monsignor Giuseppe Baturi durante la visita all’Oasi

«Spesso in Sardegna cerchiamo altrove quello che abbiamo già in casa», ha commentato Ugo Bressanello dopo le applaudite canzoni in sardo di Elena Ledda e le suggestive letture dell’attore Elio Turno Arthemalle. «Il progetto dell’Oasi del Cervo e della Luna potrebbe essere è emblematico di quanta ricchezza la nostra terra e la nostra gente siano in grado di sviluppare per un futuro diverso e migliore da riservare ai nostri figli. Un esempio importante a livello internazionale di come sia possibile coniugare innovazione sociale, tutela ambientale e governance partecipata».

L’attore Elio Turno Arthemalle durante il suo reading all’Oasi

La conferenza

Venerdì mattina, alla Fondazione di Sardegna, l’incontro pubblico “La rinascita dell’Uomo e della natura” ha permesso di analizzare le tre componenti che compongono il progetto dell’Oasi: natura, sociale ed economia. «Un titolo suggestivo, perché al centro si mette un processo di rinascita in un periodo storico in cui l’ambiente si pone all’attenzione generale in tutto il mondo», ha sottolineato Giacomo Spissu, presidente della Fondazione di Sardegna. «Ci piace sostenere i progetti di Domus de Luna e vorremmo che diventassero buone pratiche che le istituzioni dovrebbero prendere ad esempio».

Una sessione della tavola rotonda alla Fondazione di Sardegna

La natura

Alessandra Prampolini, direttrice di Wwf Italia, ha precisato che «l’Oasi del Cervo e della Luna è un grande successo per noi e per tutto il Paese. Un’esperienza che avevamo costruito in altri luoghi ma su scala più piccola. Il fatto che al suo interno operino cooperative e associazioni, è doppiamente importante perché la componente umana è da valorizzare quanto quella ambientale. La Sardegna vive un paradosso: pur vivendo delle sue bellezze paesaggistiche che vanno oltre il mare, ne tutela solo una piccola parte. Eppure, qui si può sviluppare il turismo sostenibile in maniera concreta».

Che cosa può fare un ente pubblico per un’iniziativa di questa portata? Una risposta ha provato a darla Antonio Casula, direttore generale di Forestas, l’Agenzia regionale che gestisce 90mila ettari di territorio boschivo. «Può fare tantissimo: proteggere il bene, censire i cervi (come stiamo facendo in questi giorni), garantire la manutenzione dei 60 km di sentieri all’interno dell’Oasi», ha detto.

La cantante Elena Ledda dedica alcuni brani a Domus de Luna

In questa porzione dell’Isola era stato creato un prototipo di Area protetta sin dal 1985, con quattro anni d’anticipo rispetto alla legge istitutiva dei parchi. «Qui troviamo oltre 1.500 specie di flora selvatica, due terzi di quelle censite in Sardegna», ha spiegato Gianluigi Bacchetta, docente dell’Università di Cagliari e presidente del Comitato scientifico di Monte Arcosu. «Insomma, non c’è solo il cervo sardo, che ha rischiato l’estinzione e ora conta oltre mille esemplari. C’è una miriade di animali, vertebrati e invertebrati, che merita attenzione e tutela. Dobbiamo essere eco-soffici perché facciamo parte di un tutto, altrimenti prepariamoci a subire gli effetti nefasti, a cominciare dai cambiamenti climatici».

Rappresentanti di istituzioni e del Terzo settore alla tavola rotonda

Il sociale

Al centro di tutto, però, c’è l’umanità. Con le sue contraddizioni e le problematiche che ben conosciamo e viviamo ogni giorno. Questo progetto sta trovando una sponda importante anche nel Tribunale di sorveglianza di Cagliari, rappresentato nella due giorni ai suoi massimi livelli. La presidente Maria Cristina Ornano si è detta entusiasta di questa esperienza. «L’Oasi è un esempio concreto di cosa significhi il recupero nel percorso di pena», ha commentato. «Qui c’è tutto: la centralità delle persone, il recupero dei più fragili, la tutela ambientale. Insomma, tutto ciò che fa parte dello sviluppo sostenibile promosso dall’Onu. Quello proposto da Domus de Luna è un esempio tangibile di secondo welfare, in quanto si concretizza l’inclusione sociale di persone fragili che vivono una condizione di marginalità, a cominciare dal gruppo di detenuti della Casa circondariale di Uta. Grazie a questo lavoro, cui garantiamo un’intensa e leale collaborazione, queste persone diventano una risorsa per la società. L’ufficio giudiziario non può limitarsi a svolgere il suo ruolo all’interno di una torre d’avorio. Non dimentichiamo che, spesso, i detenuti hanno alle spalle vissuti di grandi privazioni. C’è tuttavia ancora tanto da fare per migliorare il sistema giudiziario: va bene la sicurezza, ma bisogna incrementare le opportunità di lavoro all’esterno, perché il carcere non diventi solo un tempo vuoto».

Parole condivise da tutti, a cominciare dal direttore della Casa circondariale di Uta: «Nel 2014, quando lasciammo la città di Cagliari per trasferirci in aperta campagna, ci fu un certo disorientamento sia tra i detenuti che tra i nostri operatori», ha ricordato Marco Porcu. «Ma subito ci rendemmo conto che avevamo dei vicini importanti. Domus de Luna, infatti, si è rivelata un’eccellente interlocutrice con cui avviare diversi progetti lavorativi. I nostri 713 detenuti provengono in buona parte da contesti sociali complessi, dunque si rivela importantissimo sviluppare dei percorsi in un contesto ambientale di questa portata. In un carcere di media sicurezza, com’è quello di Uta, si concentrano soprattutto persone marginali. Ben venga il supporto del Terzo settore, visto che solo il 23% dei detenuti svolge un lavoro all’esterno, e di essi una piccola percentuale lavora alle dipendenze di un privato. Proprio in questi giorni abbiamo firmato una convenzione per aprire un pastificio all’interno del nostro carcere. Con la cooperativa Elan di Cagliari gestiamo una lavanderia industriale che lava le divise di Vigili del fuoco e Forestale, e presto anche della Polizia locale. La stessa Domus de Luna, con un altro progetto, svolge un lavoro importante sulla genitorialità con tanti detenuti genitori».

Concorde anche Vincenzo Amato, presidente del Tribunale di Cagliari: «Applicare i princìpi della Costituzione riguarda tutti, non solo i magistrati. L’intervento di Wwf e Domus de Luna è prezioso perché tutela i diritti fondamentali. L’eccezionalità del progetto consiste nell’unire l’intervento di un ente del Terzo settore a quello delle istituzioni. Un modello da replicare perché, attraverso il lavoro, si va verso una reale inclusione sociale e il pieno recupero».

«Qui ho trascorso due giorni straordinari, un’esperienza bellissima che mi ha permesso di vedere che abbiamo speso bene i circa 900mila euro che abbiamo destinato al progetto», ha commentato il presidente di “Con i bambini”, Marco Rossi Doria. «Dal 2016 abbiamo investito 29 milioni di euro nella sola provincia di Cagliari, contrastando soprattutto le disuguaglianze. Siamo un Paese tra i più ricchi al mondo ma con una bassa natalità, e ci permettiamo pure di avere 1,4 milioni di bambini sotto il livello di povertà assoluta. Questo progetto riveste un significato sociale che va in controtendenza, in quanto a tanti bambini e ragazzi offre proposte di serie A. Loro hanno bisogno di motivazioni, e all’Oasi le trovano immersi in silenzi, profumi e colori che stimolano il cervello e tutti i processi di apprendimento umano. La scuola dovrebbe aprirsi di più a queste esperienze e abbandonare metodologie di studio ormai obsolete. Qui c’è qualcosa di più della lodevole salvaguardia dell’ambiente e dei cervi. In questa Oasi sono stati coinvolti tremila bambini. Molti di loro faticano a dire che hanno il papà in carcere: dobbiamo aiutarli a togliere in loro e nelle mamme la vergogna».

L’economia

«Abbiamo creduto da subito in questo progetto, nei proponenti e nelle persone che ci lavorano», ha detto Filippo Rodriguez, consigliere delegato di Enel Cuore. «È una scommessa vinta ma è stato un percorso complicato, in cui è stato fondamentale il metodo di lavoro. Tutela delle biodiversità, sviluppo sostenibile, integrazione sociale di persone con fragilità e spesso con povertà educativa: tutte queste cose rendono il progetto unico. Noi cerchiamo nei progetti il valore, qui lo abbiamo trovato. Non era facile e neppure scontato coinvolgere tanti partner strategici, tra cui avverto molta sinergia».

Un plauso anche da Vincenzo Durante. «Questo progetto è stato in grado di trasformare un’idea in un’opportunità», ha spiegato il dirigente di Invitalia. «Per consentire l’intervento della nostra Agenzia, è stato determinante il supporto del Banco di Sardegna, che ha pure certificato la sostenibilità di un progetto che mi auguro diventi contagioso».

«Esg è un acronimo che riassume tutta la bontà di questa iniziativa, su cui il nostro istituto di credito ha investito con convinzione», ha detto Paola Del Fabbro, dirigente del Banco di Sardegna. «Siamo tutti convinti sostenitori di Domus de Luna», ha invece commentato Carlo Mannoni, direttore generale della Fondazione di Sardegna, nel concludere il giro di interventi coordinati dalla giornalista Cristiana Aime. «Ma bisogna riconoscere a Carlo Borgomeo (assente per motivi personali, ndr) e la Fondazione Con il Sud di essere stati i primi a credere nella bontà del modello di questa realtà, alla quale auguriamo lunga vita».

L’area dog therapy della “Fattoria molto sociale”

Le prospettive

Prima dello spuntino offerto alla “Fattoria molto sociale” avviata di recente nell’agro di Uta, Ugo Bressanello ha ringraziato tutti per l’indispensabile supporto economico. «Mi sento responsabile perché devo dare conto a tante persone di ciò che facciamo. I sostenitori e i partner hanno messo risorse importanti, ma ci sono anche le tante persone che fruiscono o fruiranno di questa Oasi. Vogliamo sviluppare nuova ricchezza e condividerla con il territorio, lasciando qualcosa di meraviglioso alle generazioni future. Da Carlo Borgomeo in poi, in tanti ci hanno aiutati a crescere. E la rete, per fortuna, continua ad ampliarsi nel tempo».

Credit: la foto d’apertura è stata gentilmente concessa dalla Fondazione Domus de Luna

vita a sud

17 centesimi al giorno sono troppi?

Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.