Famiglia

Tarantino, il dire diventa leggenda

Recensione del film "Kill Bill 2" di Quentin Tarantino (di Maurizio Regosa).

di Redazione

Quentin Tarantino sa come rinnovare il semplice dire trasformandolo in racconto leggendario. Riesce a mescolare, amalgamandoli, ingredienti diversi come il realismo, l?iperrealismo, l?eccentrico, il tipico e lo strano; alla fine produce l?alchimia e quindi il mito. Lo fa anche nel suo mirabile Kill Bill 2, film colto, cinefilo, granguignolesco e al tempo stesso godibile, ricco di azione e di riflessione, di estremo vitalismo e di densa malinconia. Un?opera che recupera decisamente l?archetipo, e cioè il furioso ritorno dell?eroe ritenuto morto (in questo caso è l?eroina, la bravissima Uma Thurman, a doversi vendicare del perfido Bill, David Carradine), e lo rinnova attraverso un linguaggio filmico e una struttura narrativa del tutto moderni. Kill Bill 2 prende per mano lo spettatore e lo conduce attraverso labirinti in apparenza privi di senso e di prospettive, percorrendo i quali, però, si scoprono via via significati e orizzonti nuovi. Al di là di ogni banale verosimiglianza, gli episodi che compongono il film si rivelano per quei tasselli che sono, frammenti composti soprattutto di emozione, salti temporali e narrativi, flashback a colori e in bianco e nero, girati con cura meticolosa, con vera e originale sapienza registica, che articolano un discorso personalissimo che ha fatto della contaminazione dei generi il suo fulcro. Si badi però: la mescolanza dei generi avviene su diversi piani. A livello di sceneggiatura, accostando situazioni eterogenee e normalmente non prevedibili in quel contesto (spesso in realtà citazioni da tradizioni cinematografiche diversissime come il western di Sergio Leone e il kung fu movie). A livello della medesima inquadratura, attraverso la compresenza di dettagli inusuali, piuttosto che attraverso la sovrapposizione di un dialogo dai toni pensosi e dai contenuti eccentrici. L?autore di Pulp Fiction riesce a mostrarci un quadretto familiare (con tanto di rassicurante caminetto acceso) e a far dialogare i suoi personaggi di assassinii, di morti, di vendette e di stragi. O ancora, ha il coraggio di mostrarci un duello sanguinoso fra due donne che nel contempo parlano di maternità. L?effetto è indubbiamente e intenzionalmente straniante: sottolinea al tempo stesso la finzione (in fondo, si tratta di cinema sembra suggerirci Tarantino, autore di genio e ottimo sceneggiatore del film) ed esalta la verità dei personaggi, i loro sentimenti, le loro emozioni contraddittorie e persino paradossali.

Maurizio Regosa


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