Welfare

Carceri: volontari, no a espulsioni madri straniere dopo pena

Prevedere una norma che, di fronte a una serie di condizioni, dia la possibilita' al giudice di revocare l'espulsione dall'Italia delle madri straniere detenute, una volta scontata la loro pena.

di Redazione

Prevedere una norma che, di fronte a una serie di condizioni, dia la possibilita’ al giudice di revocare l’espulsione dall’Italia delle madri straniere detenute, una volta scontata la loro pena. E’ la richiesta avanzata dall’ associazione di volontariato ”A Roma insieme” e dalla Consulta permanente di Roma per i problemi penitenziari che propongono cosi’ che si tenga conto del lavoro di recupero e di inserimento svolto dagli operatori sociali, volontari, educatori penitenziari e dei comportamenti delle singole detenute. Secondo la proposta, la revoca dell’espulsione da parte del giudice potrebbe essere adottata nei casi in cui le madri abbiano espiato la pena e compiuto un percorso di cambiamento comprovato dai servizi sociali competenti; quando le straniere e i loro bambini siano fortemente inseriti nella scuola e nella realta’ sociale territoriale e nei casi in cui le donne abbiano un contratto di lavoro o un proprio domicilio, anche presso case di accoglienza. ”Solo nel carcere femminile di Rebibbia sono detenute 20 detenute nella sezione ‘nido’ con bambini da zero a tre anni – sottolineano i promotori dell’iniziativa – mentre nelle case di accoglienza romane sono ospitate con i propri figli 10 donne in misura alternativa alla detenzione. Nella quasi totalita’ non rappresentano un pericolo sociale e non hanno pene lunghissime”. A sostegno dell’iniziativa, la Consulta e ”Roma insieme” hanno organizzato per domani un incontro-dibattito, al quale e’ annunciata la partecipazione di deputate, senatrici e parlamentari delle Commissioni Giustizia di Camera e Senato e della Commissione bicamerale per l’ infanzia.


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