Formazione

Ostaggi. Berlusconi chiede il silenzio stampa

"Siamo orgogliosi di restare in Iraq", dice il premier, che parla di "missione umanitaria". L'opposizione lo contesta, i giornalisti rifiutano il silenzio stamp, Fnsi in testa

di Ettore Colombo

Il premier lo chiede ma i giornalisti italiani non lo accettano. Non sarà dunque silenzio stampa sulle notizie della trattativa sugli ostaggi italiani in Iraq. «Berlusconi non può chiedere un silenzio stampa a nessun organo di informazione e quindi nemmeno alle testate Rai o delle altre tv. Al massimo può invitare gli organi di stampa ad un comportamento del genere», spiega la Federazione nazionale stampa italiana, il sindacato dei giornalisti. Berlusconi oggi ha parlato di Iraq a tutto campo sull?Iraq, sostenendo soprattutto che si dere «restare per compiere fino in fondo il nostro dovere”. Poi chiesto di silenzio stampa a tv e media. «I media devono tacere sulla vicenda degli ostaggi». In una nota diffusa nel pomeriggio dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri si legge che «di fronte a una serie di uscite contraddittorie, inattendibili e pericolose per l’incolumità degli ostaggi in Iraq, il Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi ha chiesto ora a tutte le reti radiotelevisive il silenzio stampa sulla vicenda, sia nei telegiornali, sia nelle trasmissioni di approfondimento». Ma Berlusconi, in occasione della posa della prima pietra per i lavori di ampliamento dell’ospedale San Raffaele di Milano, ha parlato anche della tragica situazione in Iraq. «Se venissimo via dall’Iraq ? ha detto il premier -dovremmo per coerenza venir via anche dall’Afghanistan, dal Kosovo, dalla Bosnia Erzegovina, dal Timor Est». I lavoratori del San Raffaelle hanno però accolto il premier con lo striscione: «Via gli italiani dall?Iraq». Nel corso del suo breve intervento il presidente del Consiglio ha ricordato orgoglioso come l’Italia, «alleato fedele di Bush», sia il terzo paese ad avere uomini volontari e professionisti «che svolgono missioni di pace e umanitarie». Il premier confonde però le diverse missioni italiane all?estero, come denunciano i Ds. «Berlusconi dovrebbe sapere benissimo che tutte le missioni italiane all?estero, fatta eccezione per quella in Iraq, si svolgono nell?ambito di un mandato delle Nazioni Unite e di altre organizzazioni multilaterali e si configurano come tradizionali iniziative di peace keeping», ha detto Marina Sereni, responsabile Esteri della Segreteria nazionale dei Ds, replicando alle dichiarazioni su l?Iraq di Berlusconi. «In Iraq fino ad oggi l?Italia è presente – continua Sereni – in un contesto di occupazione militare da parte della coalizione che ha condotto la guerra, fuori da qualsiasi regola e legittimità internazionale. I fatti dimostrano che non si è ancora riusciti a modificare radicalmente il contesto della nostra presenza in Iraq. Ribadiamo che solo in presenza di una svolta che affidi alle Nazioni Unite la responsabilità politica e militare della transizione è possibile che ? conclude Marina Sereni – truppe italiane restino in quel paese, altrimenti sarà necessario provvedere al loro rientro».


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