Cultura

Erofeev, scrittore “maledetto” tra Gogol e Dostoevskij

Recensione del libro "Mosca-Petuski e altre opere" (di Andrea Leone).

di Redazione

Cechov. Dostoevskij. Tolstoj. Gogol. Puskin. Turgenev. Tutti noi siamo cresciuti con la grande letteratura russa, ma che n?è stato di quella grande tradizione? Negli ultimi decenni sono esistiti scrittori all?altezza dei grandi classici? Finito il regime comunista e scomparsi dalla storia della letteratura non solo gli autori seguaci dei dettami sovietici ma anche famosi esponenti della dissidenza, storici spacciati per scrittori come Solzenicyn, lentamente si va delineando il reale quadro culturale dello scorso secolo, specialmente quello della seconda metà. Mosca-Petuski fu pubblicato in Italia nel 1977 con il titolo di Mosca sulla Vodka. L?autore, Venedikt Erofeev, morto a soli 52 anni nel 1990, gode oggi in patria di un?enorme fama, paragonabile a quella di una rockstar; gli si dedicano intere trasmissioni televisive e il suo alone di mito e maestro non fa che aumentare con il tempo. La casa editrice Feltrinelli ora ripubblica il suo romanzo insieme a una manciata di opere minori, saggi e testi teatrali. Erofeev è il classico autore di un unico libro: a causa del suo disordine personale (alcolismo, smarrimenti di manoscritti…) e delle difficoltà con la censura, riuscì a portare a termine una sola vera opera. Al di là del suo maledettismo, questo capolavoro è l?ultimo discendente di quella grande letteratura: se dal punto di vista della scrittura il maestro di Erofeev è Gogol, la rappresentazione del mondo degli umiliati rimanda a Dostoevskij. Il protagonista, alter ego dell?autore di cui ha lo stesso cognome, inizia il viaggio che da Mosca dovrà portarlo nella cittadina di Petuski. Un vero e proprio calvario, una lunga e notturna via crucis scandita dall?incontro con diversi personaggi, quasi tutti appartenenti al mondo degli emarginati e dei reietti. Tutta la realtà è trasfigurata in un lungo monologo alcolico diviso in stazioni. Sembra proprio il teatro l?ispiratore di Erofeev; quello del narratore è un torrenziale delirio notturno di irresistibile comicità, una comicità tra le lacrime, un mare enciclopedico su cui galleggiano i relitti della cultura russa e dell?intera civiltà occidentale. In questa partitura musicale dotata di straordinaria vitalità e potenza, l?autore crea un impasto linguistico fatto di elementi alti e bassi difficilmente traducibile in un?altra lingua, una tessitura che nell?ambito della letteratura occidentale ha i suoi equivalenti in autori come Celine e Rabelais. Per Erofeev la scrittura e l?alcol rappresentano l?unica possibile resistenza nei confronti della storia, l?antidoto alla cieca e ottusa violenza del potere. L?assurdità del regime sovietico è anche l?assurdità della vita stessa; così come la grande storia anche la piccola storia individuale è un sogno che può trasformarsi da un momento all?altro in un incubo.

Andrea Leone


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA