Famiglia

Lo storico corre come sindaco. Contro tutti. Candidato Cardini, perché?

Conservatore ma ferocemente antiamericano. Cattolico, ma provocatore nato.

di Ettore Colombo

Delle due, l?una. O Firenze è diventata la culla di un nuovo Rinascimento della politica, visto che tra Social forum andato una meraviglia, professori universitari candidati a sindaco, un gruppo (sempre di professori) che fanno prima un laboratorio per la democrazia, poi molti girotondi e infine la lista, l?ex sovrintendente ai Beni culturali, il professor Valentino che si schiera con la Casa delle Libertà, la sfida di chi vuole contendere la poltrona di sindaco a Leonardo Domenici, diessino light nonché bell?uomo (l?altra volta fece scalpore il manifesto elettorale “Un sindaco che ti guarda negli occhi”) a guida di una solida maggioranza di centrosinistra, è affollata. Oppure davvero la città munifica e lieve di Lorenzo de? Medici, nasconde quella dei Bianchi e dei Neri di Dante, delle fazioni che si scontrano all?ultimo sangue. Succede infatti che, alle prossime elezioni comunali, si presenta un numero di candidati a sindaco (cinque i più importanti, contando anche il candidato del Patto Segni) e di liste che li appoggiano (incalcolabile, in poche righe) da far invidia alla Knesset israeliana.
Ma il candidato sindaco più fuori dagli schemi, brillante e imprevisto è il professor Franco Cardini, medievalista, scrittore di saggi storici raffinatissimi come di acuti libri-denuncia sull?attualità rovente, un cattolico conservatore andato al Social forum. Lui innanzitutto ci tiene a dire che sarà un ?non candidato?: si rifiuta di fare poster con la sua faccia (“Vengo male in foto”), di stampare e distribuire adesivi, spilline e altre diavolerie. Già è tanto se accetterà di fare un po? di incontri e dibattiti con la gente che vuole starlo a sentire. Poi si fa un vanto di non avere soldi – o di averne molto pochi – e quindi di non poter pagare nessuno (“La ventina di persone scarsa che lavora al mio comitato lo fa gratis: a fine campagna, tutto quello che farò sarà offrir loro una cena di tasca mia”) né tantomeno promette prebende e comodità per chi, con lui, verrà eletto al Comune, se verrà eletto. “Già eleggere me sarebbe un successo”, dice, “se riuscirò a portare in consiglio qualche esponente delle sei liste che mi appoggiano sarà un miracolo, ma una volta dentro non faremo sconti a nessuno. L?opposizione sarà leale e onesta, ?di sua maestà?, ma denunceremo tutti i conflitti d?interesse e gli interessi oscuri dei comitati d?affari che gravano sulla politica fiorentina”.
Di fronte alla prospettiva di non farcela o comunque di essere votati a un?opposizione minoritaria, la domanda – marzullianamente – viene spontanea: “Professore, ma chi glielo fa fare?”. “Gli amici”, risponde, “popolari inquieti come Gianni Conti, ecologisti veri come Giannozzo Pucci e gli altri che non hanno mai fatto politica o ne sono stati delusi e hanno dato vita alle sei liste che mi sostengono. Gente stufa dei professionisti della politica, del peso soverchiante delle segreterie dei partiti ma soprattutto dei conflitti d?interesse che pervadono le istituzioni, dagli Stati Uniti al mio Comune”.
Cardini sostiene che si sta divertendo e la sfida lo appassiona: l?uomo è schietto ma ragiona pacato. Promette di impegnarsi a fondo nel lavoro di consigliere comunale, se verrà eletto (“anche se di cose da fare ne ho già tante”), si rifiuta di dare indicazioni di voto in caso di ballottaggio Polo-Ulivo e di critiche (feroci) ne ha per tutti, destra e sinistra. Ma il dente avvelenato ce l?ha col centrodestra e non a caso tutti dicono che è da quella parte che toglierà voti. “Hanno usato molte scorrettezze, nei miei confronti, prima dicendo che volevo autocandidarmi con loro quando fu il Polo a offrirmi la candidatura a sindaco ben due volte, in passato, poi mettendomi in competizione con la Nirenstein, infine dicendo che sono un antiamericano e antisraeliano. Ma il loro elettorato è scontento, a Roma come qui, tra l?Udc come nella base di An”. L?impressione che Cardini sia passato armi e bagagli con i no global è forte ma lui nega: “Sono un cattolico conservatore e tradizionalista, ho fatto l?ufficiale nell?esercito e ho massima stima e rispetto per i nostri soldati”.
Del diessino Domenici, che gli avversari dipingono come arrogante, aristocratico e cinico, Cardini non traccia un ritratto pessimo (come pure dichiara rispetto per il candidato del Polo, Valentino) ma dice che “governa in modo assolutistico, sfruttando al massimo gli strumenti della Bassanini, una legge che accentra tutti i poteri sul sindaco e svuota il consiglio, e si appoggia troppo alle élite di potere ed economiche cittadine”. Il professore su questo attacca: “Firenze è una città spenta, in crisi, abbruttita, ormai povera culturalmente, ma, come si diceva al Maggio fiorentino, “il loggione si sta svegliando”. La gente è stanca della politica fatta sempre dagli stessi, dei soprusi dei poteri forti, in città come nel Paese e anche nel mondo. Ed è contro la guerra. A volte, i trend cambiano”. Chissà, professore.

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