Famiglia
Europa, terra proibita ai bambini
"Siamo alla dittatura del presente contro i diritti del futuro". Intervista a Philippe van Parijs.
Poco formale, dinamico, di un?intelligenza sempre pronta a prenderti in contropiede, Philippe van Parijs in realtà è docente di una delle più antiche e compassate università europee: l?Università Cattolica di Lovanio, nel cuore del Belgio. Docente alla facoltà di Scienze sociali, economiche e politiche, è anche titolare della Chaire Hoover, un?istituzione che studia l?etica applicata all?economia. Il suo curriculum allinea decine di titoli dedicati ai temi dell?etica e della solidarietà. Van Parijs sin dal primo momento si è dichiarato convinto della proposta di riforma elettorale lanciata da Luigi Campiglio. Proposta attorno alla quale ha riflettuto approfonditamente. Arrivando a suggerire anche qualche leggera correzione di tiro. In questa intervista rilasciata a Vita spiega le ragioni del suo consenso. E i ritocchi che secondo lui andrebbero apportati.
Vita: Come spiega che un Paese cattolico e di grande tradizione come l?Italia sia diventato il Paese con il più basso tasso di natalità al mondo?
Philippe Van Parijs: Cattolici o non cattolici, non fanno più bambini quando Dio l?ha deciso per loro, ma solo quando ritengono di essere in grado di dare ai bambini futuri le condizioni di vita che sembrano loro giuste. Se il loro avvenire professionale è incerto, se la mancanza di asili e di scuole a tempo pieno rendono i bambini difficilmente compatibili con una doppia vita professionale, se le case sono poche e gli appartamenti che le giovani coppie possono permettersi sono troppo piccoli per farci crescere una famiglia, se gli spazi pubblici sono invasi dalle auto e sono inutilizzabili dai bambini, allora non ci si deve stupire se tante coppie cattoliche ma responsabili decidono di non avere figli, o d?averne uno solo, o decidano troppo tardi di farne.
Vita: Qual è il suo giudizio sulla proposta lanciata da Luigi Campiglio?
Van Parijs: Innanzitutto è illuminante sistemare la proposta in un quadro storico. Una proposta di questo tipo è stata formulata pubblicamente per la prima volta dallo storico francese Henri Lasserre nel 1873, all?indomani della disfatta della Francia di fronte alla Prussia. Si trattava secondo lui di dare un voto a ciascun membro della nazione francese, ma conferendo al padre il diritto di votare a nome della moglie e di ciascuno dei figli minorenni. L?obiettivo dichiarato era quello di dare un?accelerazione demografica alla Francia rispetto alla Germania, dove la popolazione cresceva più rapidamente, aumentando il potere delle famiglie numerose. Nel 1923 la proposta di accordare al padre il diritto di votare per i suoi bambini, unita alla proposta di accordare il diritto di voto alle donne, non venne adottata dall?Assemblea nazionale francese. Non si colse l?occasione. La proposta è stata ancora oggetto di uno studio pubblicato a Parigi nel 1933 dal giurista André Toulemon, poi non è più stata risollevata se non sotto forma di perorazioni di intellettuali che ignoravano spesso il dibattito precedente. Un nuovo dibattito pubblico ha preso piede in Germania, a partire dai primi anni 90. Questa volta, ovviamente, la proposta non sarebbe stata accettata se non avesse superato l?idea di un privilegio accordato al padre, presente nelle proposte precedenti. Ecco perché la proposta di Campiglio ha indicato nella madre la depositaria del voto dei figli. E se la proposta è motivata, come nel passato, dalla preoccupazione di dare più potere alle famiglie nella speranza di frenare il declino demografico, ora si aggiunge anche la preoccupazione di allungare l?orizzonte temporale, di “ridurre la dittatura del presente sul futuro”, dando più peso elettorale agli interessi di chi ha ancora tanti decenni di vita davanti a sé. Queste due considerazioni sono molto importanti, a mio giudizio, e una proposta come quella di Luigi Campiglio pertanto deve essere seriamente presa in considerazione.
Vita: Non vede controindicazioni?
Van Parijs: Non penso che la proposta possa essere introdotta senza aver raccolto preliminarmente informazioni specifiche per ciascun Paese sull?impatto che avrebbero queste modifiche del corpo elettorale. Non parlo del peso elettorale dei diversi partiti politici: ciascuno di loro infatti aggiusterebbe rapidamente il proprio programma e la sua comunicazione per meglio sostenere gli interessi della famiglia. L?impatto, sotto questo profilo sarebbe impercettibile. Ma se si constatasse, per esempio, che c?è in Italia una correlazione molto negativa tra numero dei figli e livello d?istruzione dei genitori, ci si potrebbe legittimamente interrogare sull?opportunità di accrescere ancora il potere esercitato dai più ricchi nella vita politica.
Vita: Quali sono i correttivi che secondo lei andrebbero apportati?
Van Parijs: La versione migliore è sempre la più semplice, com?è nel caso della proposta Campiglio. E può dare un vantaggio alla madre in rapporto al padre. Non so se però se sia una buona idea, a mio avviso, dare credito alla tesi secondo cui l?interesse dei figli è affare esclusivo delle donne, delegando loro il monopolio del voto dei minori. Una formula più equilibrata, che dia la delega del voto per il primo figlio alla madre, al padre per il secondo e il terzo, alla madre di nuovo per il quarto e il quinto, mi sembra preferibile.
Vita: Secondo Luigi Campiglio la denatalità influisce anche sulla crescita del Pil. è d?accordo su questa correlazione?
Van Parijs: Ne sono convinto. Non solo un tasso di natalità relativamente elevato ha un impatto positivo sul Pil per il semplice aumento della popolazione totale, ma, se si prende in considerazione solo la popolazione attiva, ciò avviene con un anticipo di un quarto di secolo. Inoltre, se si considera che l?alternativa a un innalzamento della natalità è il ricorso all?immigrazione massiccia, si può mettere nel conto anche l?effetto positivo sulla produttività. Infatti, in un?economia basata sui servizi e sulla conoscenza, in media è più difficile trasformare in lavoratore produttivo un lavoratore non qualificato proveniente dall?estero che non formare qualcuno che è cresciuto già nella lingua locale e abbia avuto la fortuna di accedere a un sistema scolastico sviluppato. L?Italia e l?Europa devono certamente assegnare un ruolo importante all?immigrazione, ma questa non potrà mai essere un?alternativa praticabile all?innalzamento della natalità.
Vita: Un?Europa in cui la componente dei single è così forte potrà accettare una rivoluzione di questa portata?
Van Parijs: Se si pensa che gli elettori non sono guidati che dal loro interesse personale, non sono solo i single a costituire un problema, ma anche tutti coloro che non hanno figli o che non avranno più figli minorenni al momento del varo di questa proposta. E questo, in un Paese come l?Italia, significa la maggioranza dell?elettorato. Ma una democrazia che funzioni bene non consiste nel sommare interessi egoistici dei cittadini e nel decidere ciò che corrisponde alla maggioranza di loro. Una democrazia consiste nel deliberare su ciò che il bene comune e l?equità esigono, soprattutto guardando al destino delle generazioni più giovani o di chi deve ancora nascere. Che si tratti di introdurre una riforma elettorale di questo tipo o di effettuare direttamente, senza il ricorso a una simile riforma, una riallocazione decisa delle risorse in favore dei bambini e delle famiglie, si deve comunque fare appello a questo senso del bene comune e di equità. Più s?accresce il peso delle pensioni e dell?assistenza nelle spese pubbliche, più s?aggrava il fardello che pesa sulle spalle delle famiglie. E più questo fardello s?aggrava, meno le famiglie fanno bambini. Quindi non solo il carico da sopportare diventa sempre più pesante, ma anche le persone sono sempre più fragili. Anche coloro che non hanno figli e non ne avranno mai sono capaci di capire che una tale situazione è insostenibile e ingiusta. Che questo passi per la proposta di Campiglio o no, si può solo sperare che i Paesi d?Europa dove la natalità è più bassa e l?invecchiamento più veloce, trovino la saggezza e l?energia di cambiare prima che non sia troppo tardi.
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