Inclusione

Oltre le medaglie: la sfida quotidiana degli atleti paralimpici

«It’s time to break some barriers». È ora di abbattere alcune barriere» è questo il messaggio della campagna #UnofficialDiscipline che, con il sostegno del Comitato paralimpico internazionale, è stata lanciata in occasione di Parigi 2024 per guardare alle sfide quotidiane delle persone con disabilità

di Francesca Arcadu

«It’s time to break some barriers. È ora di abbattere alcune barriere». È questo il claim di chiusura del video simbolo della campagna di comunicazione “La disciplina non ufficiale”, promossa dall’azienda ortopedica tedesca Ottobock e sostenuta dal Comitato Paralimpico Internazionale, lanciata in occasione dei Giochi Paralimpici di Parigi 2024.

Per dodici giorni, dal 28 agosto all’8 settembre, gli occhi di milioni di persone sono stati puntati sulle gesta di 4.400 atleti e atlete con disabilità che componevano le 184 delegazioni e che si sono sfidati in 22 sport e 23 discipline diverse.

Barriere architettoniche, la vera sfida

Ma c’è una disciplina che non è ufficiale e riguarda 1 miliardo di persone che in tutto il mondo vivono con una disabilità: quella della sfida quotidiana contro le barriere architettoniche, una vera e propria gara di sopravvivenza lunga 365 giorni all’anno e per questo quasi più faticosa di quelle paralimpiche. 

Un’immagine della campagna apparsa a Parigi durante le Paralimpiadi

La campagna di comunicazione ha coinvolto più di 20 atleti paralimpici e 50 utilizzatori di dispositivi Ottobock, impegnati a condividere le loro sfide quotidiane tramite Instagram e TikTok, incoraggiando i follower a fare lo stesso con dei video da postare sui social, accompagnati dall’hashtag #UnofficialDiscipline.

Il primo fotogramma del video mostra il volto familiare di Bebe Vio, schermitrice e pluri campionessa paralimpica italiana, poi via via, con un ritmo coinvolgente, l’alternarsi delle gesta di una serie di atleti paralimpici con immagini di montascale rotti, rampe mancanti, tecnologia inaccessibile, porte strette e pregiudizi quotidiani.

La corsa a ostacoli dell’inaccessibilità

La disciplina non ufficiale si svolge ogni giorno in migliaia di Paesi al di fuori degli stadi, delle piste da corsa, impegnando persone con ogni tipo di disabilità ad affrontare sfide impreviste durante i viaggi o superare l’inaccessibilità che trasforma lo spostamento da un punto A a un punto B in una corsa a ostacoli, tutto questo in una sfida lontana dal tifo di migliaia di persone o dall’attenzione dei media.

La parte difficile è quando la gente dice che non posso fare qualcosa, non perché non ne sia capace, ma perché credono che avere una disabilità significhi che non posso

Bebe Vio

«Gli atleti paralimpici competono nello stadio per le medaglie, ma combattono anche contro ostacoli invisibili e pregiudizi», afferma infatti Martin Bohm, chief experience officer di Ottobock. «Vogliamo aumentare la consapevolezza su queste sfide, avviare un dialogo e realizzare il cambiamento. Tutti possiamo contribuire ad abbattere le barriere, non importa quanto grandi o piccole siano. Dopotutto, l’unico modo per vincere è quando tutti riescono a tagliare il traguardo».

Volti e voci della campagna

A dare voce alla campagna sono una serie di atleti paralimpici pluri premiati e abituati a gare di alto livello, che raccontano le loro sfide quotidiane davanti a ostacoli che non hanno scelto di affrontare. Tra loro Davide Morana, velocista paralimpico italiano, amputato di entrambe le braccia, che malgrado i successi nella corsa è messo a dura prova dall’uso sempre maggiore di schermi touch nella vita quotidiana.
Alessandro Ossola, velocista pluri premiato, si preoccupa per il futuro, domandandosi se il sistema sanitario lo sosterrà una volta anziano, quando il suo bisogno di aiuto aumenterà. Correre è la sua passione ma Samantha Kinghorn, velocista paralimpica scozzese, forse farebbe a cambio tra le sue medaglie e le porte che in troppi luoghi si aprono nel verso sbagliato, costringendola a chiedere aiuto per entrare, in barba alla sua capacità atletica in pista.

L’obiettivo della campagna, che dopo Parigi sarà estesa ad altre città d’Europa e degli Stati Uniti con l’affissione di grandi pannelli e installazioni in luoghi simbolici, è quello di stimolare la riflessione di chi seguirà i Giochi Paralimpici rispetto alle condizioni di vita delle persone con disabilità. In questo caso il record da superare e abbattere è quello dell’indifferenza, per superare barriere e stereotipi. 

Nell’immagine principale la campagna nelle strade di Parigi foto da IG

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