Mondo

Civitas: la testimonianza dei figli adottivi

In una tavola rotonda organizzata da Cifa onlus e condotta dall'avvocato Scarpati le luci e le ombre del sistema adozioni in Italia

di Benedetta Verrini

PADOVA – Silvia Arnoletti, Kumari Bosini e Sara Anceschi hanno portato oggi a Civitas la loro testimonianza di figlie adottive, facendo l’affresco di un’Italia in cui i pregiudizi nei confronti dei ragazzi adottivi, soprattutto nel mondo della scuola, sono ancora duri a morire.
A condurre l’incontro l’avvocato Marco Scarpati, esperto di adozioni internazionali e membro di Ecpat Italia.

“La situazione delle adozioni oggi è fatta di luci e ombre” ha commentato il presidente del Cifa onlus, Gianfranco Arnoletti. “Abbiamo una buona legge, ma i principi bisogna anche metterli in pratica e farli funzionare. Il sistema adozione non può essere solo un pachiderma, garantito dalla carta bollata: ci vuole ben altro per far funzionare bene l’adozione. Inoltre, mi spaventano molto certi slogan sensazionalistici, a volte cavalcati da politici, con cui si crede di “risolvere” il problema. Se le adozioni effettive sono poco più di duemila all’anno e le domande sono seimila, è chiaro che prima o poi si formeranno liste d’attesa, già l’anno scorso hanno dato agli enti 4.600 conferimenti. Per una questione etica e di trasparenza, a un certo punto l’ente è costretto a rifiutarne di nuovi”.

“Per aumentare le adozioni” ha proseguito il presidente Cifa, “Sarebbe necessario aumentare gli accordi bilaterali con i Paesi stranieri e far evolvere la cultura dell’adozione, facendo comprendere alle coppie in attesa che i bambini attualmente adottabili sono grandi. Su questo la coppia deve essere consapevolizzata fin dall’inizio del suo percorso, ed essere certa di volerlo percorrere”.

Il dibattito a Civitas si è acceso, in particolare, sulla questione dell’impreparazione del mondo della scuola nei confronti dei minori adottati (spesso gestiti con gli stessi interventi fatti per gli extracomunitari o i bambini disabili); delle relazioni post adozione (che la presidente del tribunale dei minori, Graziana Campanato, ha definito un “atto dovuto e importante” nei confronti dei Paesi stranieri); della mancata attuazione dei protocolli operativi regionali, che sono partiti solo in 4 regioni italiane (Veneto, Emilia Romagna, Piemonte e Toscana) e della pesante situazione burocratica legata allo status di minore adottato. “E’ inammissibile” ha detto un papà adottivo dalla platea, “Che per la mia bambina, adottata 6 mesi fa dal Perù, io debba chiedere il permesso di soggiorno…”.

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