Mondo
L'”altro g8″ a Civitas: una danza per l’Africa
Padiglione gremito di gente per assistere all' "altro G8" di otto donne africane. Relatrice d'eccezione Aminata Traor
Il g8 delle donne è cominciato danzando. Un forum fuori dal comune quello che si è svolto ieri sera a Civitas, il salone del terzo settore in corso a Padova. Organizzato da Consorzio Etimos, Fondazione Fontana, Banca Etica e Civitas, il convegno serale che ha dato voce a otto donne africane è stato uno degli appuntamenti più seguiti di Civitas.
Il salone 5, interamente dedicato all’Africa, si è riempito di persone che hanno scelto di partecipare all’ “altro g8”, otto donne africane invece degli otto uomini che periodicamente si riuniscono in rappresentanza dei Paesi più ricchi del pianeta. Attesissima soprattutto Aminata Traorè, ex ministro della cultura del Mali, la voce africana più nota del Forum sociale mondiale.
Il forum è stato preceduto dal canto e dalla danza di una delle relatrici, MARIE LOUISE NIWEMUKOBWA, ruandese di padre hutu e madre tutzi,fondatrice dell?Associazione Donne Immigrate Solidaires (ASDIS-VE) e responsabile dello sportello donne immigrate della CGIL di Venezia.
“Siamo all’inizio di una nuova era” ha detto Aminata Traorè. “L’Africa non è solo una terra di sofferenza. E’ anche una terra di speranza. Una speranza che vogliamo condividere con voi, dando il nostro contributo per una globalizzazione più umana”.
“L’occidente non deve portarci aiuti ma smettere di mentirci sulla nostra storia” ha dichiarato la Traorè. “Il primo problema dell’Africa è quello dell’ingiustizia di popoli che sono stati privati del diritto di proporre un modello di sviluppo diverso, non fondato solamente sulla produttività economica. E il problema dell’ingiustizia colpisce maggiormente le donne e i bambini, la catena debole dell’ingranaggio dello sfruttamento e della guerra”. La Traorè ha parlato soprattutto del commercio del cotone, la monocoltura introdotta in molti Paesi africani che ne ora sta mettendo in ginocchio l’economia a causa delle regole non paritarie del commercio mondiale.
Le relatrici hanno sottolineato soprattutto la possibilità di una nuova relazione fra Europa e africa. “Sono in Italia dal ’71 e non mi era mai capitato di assistere a iniziative così importanti per l’Africa come è accaduto quest’anno” ha detto Maria De Lourdes Jesus, capoverdiana, giornalista Rai. “Dalla mostra dell’arte africana a Torino, prima assoluta in Europa, al festival del cinema africano fino all’iniziativa di Italiafrica voluta da Walter Veltroni a Roma, è un anno straordinario per l’Africa “. “Forse l’inizio di un rapporto diverso fra i nostri continenti?” si è chiesta e ha chiesto al pubblico la giornalista.
“L’Altra africa possibile non è possibile senza l’altra Europa” ha sottolineato di rimando Aminata Traorè.
BERYL CARBY MUTAMBIRWA, originaria dallo Zimbabwe e membro della Lega Internazionale delle donne per la pace e la libertà, Ginevra, Svizzera libertà, ha rivendicato il diritto delle donne a partecipare ai tavoli della pace e di dar voce alla società civile per prevenire i conflitti.
Ma le ospiti dell’ “altro G8” propongono anche la forza delle economie informali contro le decisioni macroeconomiche dei grandi: la forza del microcredito, raccontato da Celina Cossa, presidente dell’Unione Generale delle cooperative del Mozambico, in cui le donne riescono ad esprimere il loro protagonismo.
E’ quello che sta avvenendo anche in Italia e del ricco Nordest: Fatima Mbaye, immigrata dal Senegal nel 1990, ha aperto un negozio etnico e ha riunito un gruppo di altre donne per progettare nuove forme imprenditive che si sottraggono allo stereotipo della donna immigrata badante o collaboratrice domestica. A lei è spettato il compito di descrivere l’ “Africa sotto casa”, quella che incontra e cerca di integrarsi nel tessuto sociale italiano.
“Vorrei parlare di tutta l’Africa, dei suoi problemi e dei suoi sogni di un futuro diverso, ma la mia mente è occupata dal mio popolo, soprattutto dalle donne Saharawi, delle loro sofferenze dimenticate e del loro coraggio per resistere” ha detto Souado Lagdaf, in rappresentanza delle donne Saharawi.
Elisa Kidanè, eritrea e missionaria comboniana, moderatrice dell’incontro, ha concluso con un messaggio di speranza per l’Africa: l’augurio che la voce delle donne sia capace di tracciare nuove vie di pace.
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