Politica

Qui l’innovazione si chiama doposcuola

Esperienza 1. Olgiate Comasco. L’oratorio in prima fila contro la dispersione scolastica. 60 ragazzi seguiti ogni pomeriggio (di Sara De Carli).

di Redazione

Rassicurante e affidabile, ma poco innovativo: questo è il profilo dell?oratorio comasco delineato da un?indagine recentemente condotta dall?Odielle – Oratori delle diocesi lombarde. La diocesi di Como (341 parrocchie e 258 oratori) vanta una percentuale sopra la media di frequentatori abituali degli oratori: il 60,7% dei ragazzi, il 28,9% degli adolescenti e il 3,1% dei giovani. Ma la ?pecca? degli oratori è la stentata collaborazione con il territorio, visto ancora come una frontiera più che come un?opportunità: solo il 10,8% partecipa a commissioni di studio sulle politiche giovanili. C?è però un interlocutore che accomuna tutti quelli che si occupano di ragazzi: la scuola. La collaborazione tra scuola e oratorio a Olgiate Comasco nasce più di dieci anni fa, con una manciata di educatori che seguono nei compiti alcuni ragazzi a rischio di dispersione scolastica. Dal 1996 il doposcuola acquista una fisionomia strutturata, grazie alla stretta collaborazione tra più soggetti educativi: l?associazione Non pioverà per sempre, l?oratorio, la scuola (elementare e media), i servizi sociali del Comune e la Asl. Da tre anni il progetto è finanziato dalla legge regionale 23 del 99. “Il bello di questa esperienza”, dice Giuliano Cappelletti, coordinatore dell?associazione Non pioverà per sempre, “è che non si tratta di una mera suddivisione di compiti: chi mette i soldi, chi le competenze, chi gli ambienti. C?è stima reciproca e molta voglia di lavorare insieme”. Attualmente negli spazi dell?oratorio si ritrovano ogni pomeriggio 60 bambini e ragazzi, seguiti da una trentina di volontari. Un educatore professionale e una psicologa coordinano il tutto e in particolare tengono le comunicazioni con gli insegnanti. Compiti e studio, ma non solo nell?oratorio di Olgiate Comasco. “Il progetto inizialmente voleva rispondere a un disagio scolastico”, continua Cappelletti, “ma presto si è capito che c?erano anche delle difficoltà educative. Così sono nati dei percorsi di accompagnamento ai ragazzi e alle loro famiglie: l?anno scorso abbiamo messo in scena un?originalissima versione di Pinocchio, quest?anno abbiamo in cantiere corsi di danza e di arti marziali”. L?offerta educativa non è la risposta a chi soffre un disagio: è un?occasione di crescita rivolta a tutti. Lo stesso vale per il corso sulla comunicazione tra genitori e figli, che coinvolge 60 famiglie. “Puntiamo molto sulla formazione”, conclude Cappelletti. “La nostra filosofia non è di vendere servizi, ma di sviluppare una rete di volontari motivati e qualificati”.

Sara De Carli


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