Migranti

Foggia, un polo sociale per contrastare lo sfruttamento lavorativo

La Regione Puglia ha pubblicato un avviso rivolto agli enti del Terzo settore per dare vita ad un Polo sociale integrato per prevenire e contrastare le varie forme di sfruttamento lavorativo o sommerso, in particolare nel settore agricolo, dove molti migranti lavorano come braccianti vivendo nei ghetti. Per Anolf Puglia quello dell’alloggio è il tema più importante su cui intervenire

di Emiliano Moccia

Un polo sociale integrato per prevenire e contrastare le varie forme di sfruttamento lavorativo o sommerso, che riguarda in modo particolare i migranti impegnati in provincia di Foggia nelle attività agricole. Perché ogni estate, in migliaia vivono negli insediamenti informali messi in piedi in diverse zone della Capitanata. Villaggi di cartone o in lamiere privi di servizi igienici e sanitari, di acqua, in cui i caporali assoldano i braccianti che hanno necessità di lavorare. Anche se sfruttati, sottopagati, privati dei loro diritti, nn solo di lavoratori, ma di esseri umani. Oggi c’è chi preferisce chiamarli insediamenti informali, ma di fatto sono dei veri e propri ghetti in cui possono arrivare a vivere, nei mesi estivi, anche più di 4mila persone. Come nel caso di Borgo Mezzanone, l’ex-pista aeroportuale in cui oltre alle baracche occupati dai migranti, sono presenti anche negozi, ristoranti, luoghi di spaccio e situazioni di illegalità diffusa. Ma i ghetti sono sparsi un po’ dappertutto: contrada Torretta Antonacci, ex fabbrica Daunialat di Foggia, Borgo Tre Titoli, Palmori, e la zona fra Poggio Imperiale e Lesina.

Una baracca nel ghetto di Borgo Mezzanone

Anche per questo, la Regione Puglia ha pubblicato l’avviso di manifestazione di interesse per la realizzazione e la gestione di un Polo sociale integrato nel territorio della provincia di Foggia rivolto ai migranti regolarmente soggiornanti, vittime o potenziali vittime di sfruttamento lavorativo. Del resto, Viviana Matrangola, assessore regionale alle Politiche Migratorie, lo scorso mese di giugno aveva avuto modo di visitare per la prima volta il ghetto di Borgo Mezzanone, rimanendone molto colpita. Con questo avviso, quindi, l’obiettivo «è di trovare risposte efficaci ai bisogni fondamentali delle persone, ponendo al centro della nostra azione la tutela della dignità delle lavoratrici e dei lavoratori migranti». Attraverso lo strumento della co-progettazione, dunque, gli enti del Terzo settore sono invitati a rispondere entro il 18 settembre al bando, forti anche delle loro esperienze di interventi sul campo, di quanto realizzato in tutti questi anni con progetti o azioni di volontariato nei settori dell’assistenza sanitaria, dell’alfabetizzazione, della promozione dei diritti dei lavoratori stranieri.

Mohammed Elmajdi, presidente di Anolf Puglia

«Con questo avviso e l’idea di dotare il nostro territorio di un polo sociale integrato, si vuole affrontare il fenomeno dello sfruttamento lavorativo nella sua complessità. Anche se molto spesso la qualità degli interventi delle associazioni o degli enti del Terzo settore è molto elevata, ma scarseggiano le risorse economiche. Di sicuro, in Capitanata di infrastrutture sociali di questo tipo ce ne sono poche; di conseguenza, distribuire il polo in più sedi fisiche presenti nel foggiano può rappresentare una buona opportunità per i tanti migranti stagionali che risiedono negli insediamenti informali». Mohammed Elmajdi, è il presidente di Anolf Puglia, l’associazione nazionale oltre le frontiere molto impegnata in attività di accoglienza, inclusione e tutela dei diritti dei migranti. Elmajdi ha girato in lungo e in largo per i ghetti della provincia di Foggia e conosce molto bene il fenomeno dello sfruttamento lavorativo e del caporalato.

Distribuire il polo in più sedi fisiche presenti nel foggiano può rappresentare una buona opportunità per i tanti migranti stagionali che risiedono negli insediamenti informali

Mohammed Elmajdi, presidente Anolf Puglia

«D’estate i numeri tendono ad aumentare. Sono arrivati nei ghetti tanti magrebini e marocchini, molti dei quali giunti in Italia illegalmente passando per la rotta balcanica o con il Decreto flussi, ma poi non sono riusciti a regolarizzarsi con l’azienda o sono subentrati altri ostacoli. È difficile fare un calcolo preciso, ma oltre ai ghetti di Borgo Mezzanone o Torretta Antonacci che sono quelli più popolosi, non bisogna dimenticare che nell’area di Cerignola ci sono ormai tanti punti critici, lo stesso vale per le zone di Lesina. Il tema principale» evidenzia Elmajdi «resta quello dell’alloggio, della possibilità per i migranti di affittare una casa anche se in possesso di un regolare contratto di lavoro. Il mercato degli affitti chiede delle garanzie. Chi ha un contratto da bracciante agricolo di solito ha un contratto a termine e può essere considerato un pagatore poco affidabile. Probabilmente, in questo avviso si poteva pensare ad un fondo di garanzia per l’accesso all’alloggio, per offrire più tutele e garanzie ai proprietari di casa e un sostegno ai migranti».

Il tema principale resta quello dell’alloggio, della possibilità per i migranti di affittare una casa anche se in possesso di un regolare contratto di lavoro

Mohammed Elmajdi, presidente Anolf Puglia

L’avviso, una volta che sarà entrato in funzione, chiede agli enti del Terzo settore che lo gestiranno di realizzare numerose attività. A partire da quelle di intercettare, accompagnare e prendere in carico vittime o potenziali vittime di sfruttamento lavorativo; offrire un supporto alla mobilità per sfuggire alle logiche di accompagnamento fornite dai caporali; promuovere azioni pilota di co-housing; attivare laboratori per l’acquisizione di competenze linguistiche; sostenere l’accesso al sistema dei servizi, compresi incontri sul mercato del lavoro locale e di orientamento sui diritti.

vita a sud

L’Avviso è programmato nell’ambito del progetto Su.Pr.Eme. 2  – Prevenzione e contrasto al lavoro sommerso e al fenomeno del caporalato, finanziato dal Fami – Fondo asilo, migrazione e integrazione – 2021-2027. Intanto, resta da capire anche come saranno utilizzati i 100 milioni di euro del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) per il superamento dei ghetti negli insediamenti della provincia di Foggia, che per il 70% sono indirizzate per interventi infrastrutturali, mentre il resto riguarderanno i servizi, l’inclusione, l’intermediazione. Il progetto prevede anche l’installazione di moduli abitativi in aree rurali in prossimità ai luoghi di lavoro dei braccianti agricoli.

Resta da capire anche come saranno utilizzate i 100 milioni di euro del Pnrr per il superamento dei ghetti negli insediamenti della provincia di Foggia

«Sappiamo che c’è il cantiere aperto del Pnrr dedicato al superamento dei ghetti. Vedremo quello che verrà fuori dai progetti. È un’occasione importante per tutta la provincia. Quello dell’alloggio resta il problema su cui intervenire. Non esiste la bacchetta magica per risolvere il problema» conclude Elmajdi «ma quelle risorse possono rappresentare davvero un’occasione preziosa per il territorio».


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