Mondo

Pregate e restate

Ishlemon Warduni, vescovo caldeo di Bagdad, era stato il più strenuo oppositore alla guerra di Bush.

di Paolo Manzo

Nella primavera dello scorso anno era stato uno dei più strenui oppositori all?attacco di George W. Bush contro Bagdad: “Vi supplico, nel nome di tutti gli abitanti dell?Iraq, di fare il possibile perché la guerra non avvenga”, aveva detto pochi giorni prima del 20 marzo 2003, data dell?inizio dei bombardamenti Usa, rivolgendosi agli italiani durante un ciclo di conferenze presso le parrocchie di Milano e provincia. Lui è Ishlemon Warduni, il vescovo caldeo di Bagdad e, a chi l?ascoltava, poneva una serie di domande: “L?Occidente e l?America dicono che vogliono liberare l?Iraq, ma perché? Liberarci per ridurci di nuovo in schiavitù degli stranieri? Abbiamo avuto il colonialismo inglese e che cosa ci ha fatto di bene? Chi ha incoraggiato Saddam alla guerra con l?Iran? Il nostro popolo si chiede: veramente gli statunitensi ci vogliono aiutare? Perché allora ci hanno lasciato per dodici lunghissimi anni sotto embargo? Qual è la causa? Questo è vero amore?”. Domande che continuano a restare senza risposte, rese ancora più attuali dal caos in cui è precipitato oggi l?Iraq. Vita ha intervistato monsignor Warduni che, nel suo perfetto italiano, ci ha tenuto a chiarire che, se ieri era contrario alla guerra, oggi si oppone al ritiro delle forze occidentali, Carabinieri in primis. Vita: Monsignor Warduni, qual è la sua analisi sull?Iraq di oggi? Ishlemon Warduni: Nessuno qui può fare valutazioni reali. Ogni minuto c?è un qualcosa di inatteso, accadono cose nuove, ci sono stravolgimenti, variazioni? E con il terrorismo e la guerra in atto è assai difficile fare delle analisi. Vita: A Roma c?è chi parla di ritiro. Dopo il video di al-Arabiya ha ancora un senso che le truppe italiane restino in Iraq? Warduni: Qui ci tengo a essere chiaro e ripeto ciò che vado dicendo da mesi: non è proprio questo il momento di ritirarsi. Nessuna persona, assolutamente nessuno di tutti i Paesi che sono presenti oggi in Iraq si deve ritirare adesso. Se accadesse, qui sarebbe il caos assoluto. Si deve stabilire la pace e la sicurezza in Iraq, sarebbe gravissimo lasciare il Paese ora. Vita: Cosa è cambiato per i cristiani dell?Iraq, rispetto a prima della guerra? Warduni: Le cose sono cambiate per noi esattamente come per il resto degli iracheni non cristiani. La sicurezza manca a tutti e il terrorismo e la guerra non fanno discriminazioni religiose. Noi cristiani abbiamo celebrato le nostre feste pasquali e abbiamo avuto le chiese piene. Ma, rispetto al passato, ci è mancata la tranquillità. C?è sempre la paura che possa succedere qualcosa? Ma, ripeto, la situazione non è piacevole per nessun iracheno: poca sicurezza, terrorismo e guerra sono una miscela terribile. Vita: Come giudica l?attività della Croce Rossa italiana a Bagdad? Warduni: Ottima ed eccellente. Dal primo giorno in cui sono arrivati qui fanno del bene e tutti a Bagdad amano la Croce Rossa italiana. Sono venuti qui per i casi più difficili, ma è chiaro che la popolazione oggi chiede alla Cri ogni tipo di aiuto. Oggi i medici iracheni non hanno attrezzature né i mezzi per operare, perciò è difficile soddisfare le esigenze di tutta Bagdad e perciò qui sono amatissimi e ricercatissimi. Vita: Che idea si è fatto della vicenda degli ostaggi italiani? Warduni: Su di loro non ho commenti da fare. Spero che siano rilasciati il prima possibile e prego per loro. Ma di più, davvero, non posso dirle. Vita: Come crede possa evolvere la situazione in Iraq, nel prossimo futuro? Warduni: Del futuro non posso parlare? Vita: Ma non le chiedo un?analisi, piuttosto mi dica quali sono le sue speranze… Warduni: Quello che spero io, come iracheno, come cristiano e come vescovo è che la pace e la sicurezza si ristabiliscano presto. Sa, i nostri giovani vengono maltrattati da oltre 50 anni? i nostri bambini non vivono come i bambini italiani? le nostre giovani sono rimaste senza compagni perché molti sono morti in guerra e altrettanti sono emigrati all?estero. La nostra speranza è riposta in Dio. Riposo, pace e tranquillità è ciò che gli chiediamo ogni giorno. Per il bene del nostro popolo. Vita: Se ci sono, quali sono le responsabilità dell?Occidente? Warduni: Certamente di responsabilità ce ne sono. Ora non è il momento di parlarne, non se ne può parlare, ma quando il Papa gridava “No alla guerra e sì alla pace”, la maggioranza dei governi occidentali non l?ha ascoltato e ha lasciato cadere nel vuoto assoluto il suo grido? È scoppiata la guerra e quella è una loro responsabilità. Vita: Monsignore, perché dice che non è questo il momento di parlare di queste cose, che pur sono fondamentali per capire? Warduni: Perché oramai il danno è fatto e, piuttosto, bisogna che l?Occidente si concentri nel dire alle nazioni che confinano con l?Iraq di smetterla di mandare qui i loro terroristi. Gli iracheni sono brava gente e tanti, troppi terroristi arrivano da fuori dall?Iraq. E poi l?Occidente dovrebbe impegnarsi a smettere di vendere armi, perché le armi provocano sempre e solo morte? Vita: Lanci un appello ai lettori di Vita? Warduni: Dite a tutti di pregare sempre, di non stancarsi mai di pregare, perché il Dio buono è l?unico che potrà risolvere la questione irachena.


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