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Amministriamo assieme o coprogrammiamo?

"Coprogrammazione" (e coprogettazione) spesso usate come sinonimo o comunque come elemento lessicale continguo di "amministrazione condivisa". Insieme al direttore di Aiccon Research, Paolo Venturi, spieghiamo perché queste parole designano temi importanti, in un certo senso anche vicini, ma si riferiscono a argomenti diversi. Ascolta il podcast

di Giampaolo Cerri

Se vi piace leggere di temi sociali o di non profit in generale vi sarete spesso imbattuti in questa parola “coprogrammazione”. Se intuisce che significhi “programmare con”, pianificare insieme. È un termine relativamente nuovo, che ha cominciato a circolare negli ultimi anni nel dibattito pubblico, e individua una modalità di rapporto fra enti di Terzo settore, appunto, e pubbliche amministrazioni. In genere lo si accompagna a “co-progettazione”. Chi è lettore più attento di VITA lo sa, perché lo abbiamo ripetuto spesso: nascono dal Codice del Terzo settore del 2017, che introduce il tema dei rapporti fra Terzo settore e PA, indicando appunto la via della co-programmazione e coprogettazione nella erogazione dei servizi ai cittadini e da una sentenze della Consulta, la 131 del 2020 che, intervenendo su un contenzioso fra Regione Umbria e una cooperativa di comunità, ne ha esplicitato il senso e il valore.

“Amministrazione condivisa” c’azzecca?

Allora, “Amministrazione condivisa”, espressione che si sente spesso usare quando si parla di enti locali, associazioni e cittadini? Si riferisce allo stesso tema? È un altro modo per definire il rapporto fra associazioni e Pubblica amministrazione?

Anche qui, i più affezionati lettori di VITA non esitano: avranno letto i nostri richiami di questa possibilità pratica di partecipazione, attraverso i “patti di collaborazione” e tutta l’esperienza della comunità di pratica. Il lavoro di Labsus, il Laboratorio per la sussidiarietà, recentemente entrato nel Comitato editoriale di VITA, ne è una testimonianza.

Non è tuttavia infrequente trovare casi in cui questi termini, gli uni e gli altri, siano usati come sinonimi o comunque come elementi della medesima questione.

Un esperto che ritorna: Paolo Venturi

Ad aiutarci a parlar bene abbiamo chiamato quest’oggi Paolo Venturi, economista e direttore di Aiccon Research, il centro studi sull’economia civile creato dall’Università di Bologna e dalle più grandi centrali cooperative e che si accinge a organizzare le Giornate dell’Economia civile di Bertinoro, auguri!.

Paolo Venturi, direttore di Aiccon

Il suo è un ritorno perché con Venturi avevamo proprio iniziato Bada a come parli, con la storica puntata sul “non profit – no profit” (approfittiamo per ribadire che si dice “non profit”).

Negli episodi precedenti, a Bada a come parli, abbiamo avuto Flaviano Zandonai responsabile open innovation di Cgm, che ha chiarito le differenze fra “Terzo settore”, “Non profit” e “Privato sociale”; lo stesso di Venturi, come dicevamo prima, su “No profit” e “Non profit”; Elena Zanella, fundraiser, intervenuta su “Fundraising”, “Raccolta fondi” e “Crowdfundig”; Rossella Sobrero, scrittrice, che abbiamo ascoltato su “Csr” e “Esg” e Filippo Addarii su “Finanza etica, finanza responsabile, finanza a impatto”.

Prossimo episodio: “Caregiver o badanti”?

Nel prossimo episodio, venerdì prossimo, faremo un po’ di chiarezza sulla parola caregiver. È un termine che si sente usare sempre più spesso riferito alla persona che si occupa di un’altra, colpita da patologia o da disabilità. In genere lo si usa per i congiunti ma talvolta anche per figure professionali dedicate. Alcuni però usano questo termini come sinonimo esatto di di “badante”. Va bene? Lo abbiamo chiesto a Loredana Ligibue dell’Associazione Carer di Bologna che, in Emilia Romagna, è stato il propulsore della prima legge regionale in tema, nel 2014.

Nel frattempo non stancatevi di inviarci i vostri dubbi lessicali, le vostre curiosità linguistiche: potete mandarci un vocale al nostro profilo Instagram o scrivermi a g.cerri@vita.it, vi risponderemo con l’ausilio dei nostri esperti.

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Nella foto di apertura, di Michele Nucci per LaPresse, un’assemblea pubblica a Bologna.

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