Sostenibilità

Aree protette: 19 milioni di kmq

Nell’arco degli ultimi 40 anni le aree dove la biodiversità è rispettata e dove la natura può mantenere le sue potenzialità evolutive, si sono moltiplicate per 20.

di Redazione

Che senso ha tagliare indiscriminatamente le foreste per ottenerne un immediato introito economico se, nel frattempo, sacrifichiamo le straordinarie funzioni che esse esercitano nei processi di fotosintesi, regolazione del ciclo del carbonio, regolazione del clima, formazione dell?humus del suolo, regolazione del ciclo idrico, serbatoi di biodiversità, di ricchezza della vita eccetera? Chi si è mai dato pena, non dico di calcolare ma, almeno, di considerare seriamente il valore eccezionale di queste funzioni senza le quali le nostre economie, e persino la nostra stessa sopravvivenza, possono essere messe a rischio? Negli ultimi quindici anni gli studiosi di ecologia e di scienza della sostenibilità hanno fornito interessantissime informazioni, dati e chiavi di lettura del grande valore ecologico, sociale ed economico delle funzioni esercitate dai sistemi naturali che, normalmente, nessuna economia, sia essa di stampo capitalista, socialista, fascista o comunista, ha mai concretamente considerato. Si è andati anche oltre: numerosi ecologi ed economisti, che si occupano della recente e affascinante disciplina dell?ecologia economica, hanno provato persino a individuare una valutazione economica di quelli che sono stati definiti “servizi degli ecosistemi”, aprendo un?interessante dibattito culturale e scientifico che sta producendo avanzamenti di grande interesse. I millenium goals Da quando il segretario generale delle Nazioni Unite il 5 giugno 2001, in occasione della giornata mondiale dell?ambiente, ha lanciato il progetto del Millennium Ecosystem Assessment, centinaia di scienziati di fama internazionale stanno alacremente lavorando per produrre, nel 2005, un rapporto che ci fornisca un riassunto dello stato di conoscenze sin qui acquisite sui sistemi naturali del nostro pianeta, sulla loro evoluzione e sulla loro dinamica, nonché un?analisi di come potranno evolversi nel futuro, tenendo conto della prevista sempre maggiore interazione e pressione umana, e una serie di risposte concrete e operative da dare, per avviare i nostri modelli sociali ed economici su sentieri di sostenibilità dei sistemi naturali. Avremo quindi tutti, e soprattutto i politici e i decisori, per la prima volta a disposizione un rapporto sullo stato di salute degli ecosistemi planetari che consentono la nostra stessa esistenza, con delle indicazioni operative di come cambiare rotta. Già nell?Assemblea generale speciale delle Nazioni Unite per il nuovo Millennio, quella del 2000, i governi di tutto il mondo si sono impegnati a perseguire una serie di target che sono stati indicati come Millennium Goals e che indicano date entro cui raggiungere obiettivi precisi (dalla riduzione del numero di poveri a quella del numero di esseri umani che non hanno accesso all?acqua). Tra questi vi è anche l?obiettivo della concretizzazione di uno sviluppo sostenibile. In questo ambito i consessi internazionali che hanno avuto luogo dopo l?assemblea del Millennio hanno cercato di fornire le “gambe” a questi obiettivi perché, come ben sappiamo è molto facile parlare ma è molto più difficile fare. Così il Summit mondiale sullo sviluppo sostenibile tenutosi a Johannesburg nel 2002 ha indicato esplicitamente la necessità, entro il 2010, di ridurre significativamente il tasso di progressiva perdita della biodiversità sul nostro pianeta (obiettivo fortemente richiamato dal VI Piano di azione ambientale dell?Unione Europea). Obiettivo 2010 è di tutta evidenza che uno dei meccanismi più utili per ottenere questo obiettivo è quello di realizzare un significativo sistema di aree protette, possibilmente connesse fra di loro per creare un vero e proprio network ecologico che permette alla natura di mantenere le sue potenzialità evolutive. Il V Congresso mondiale delle aree protette tenutosi a Durban nel 2003 ha indicato un piano di azione per far sì che tutti i governi del mondo si diano da fare per ottemperare l?obiettivo del 2010 che è stato poi tradotto in un programma di lavoro nell?ultima Conferenza delle parti della Convenzione mondiale sulla biodiversità tenutasi a Kuala Lampur proprio nel febbraio di quest?anno. Entro il 2010 quindi bisogna raggiungere l?obiettivo di stabilire e gestire efficacemente un sistema nazionale e regionale, comprensivo ed ecologicamente rappresentativo, di aree protette (per le aree protette marine il target è dilatato al 2012). L?ultima lista delle Nazioni Unite delle aree protette del mondo, presentata proprio al congresso di Durban, ci indica un numero di 102.102 aree protette che, globalmente, coprono più di 18,8 milioni di chilometri quadrati della superficie terrestre, pari al 12,65% (un?area grande quanto la Cina, l?Asia del Sud e l?Asia del Sud-Est). Le aree marine protette coprono soltanto una superficie di 1,64 milioni di chilometri quadrati (l?area marina protetta più estesa è la Grande barriera corallina australiana con una superficie di 345.400 chilometri quadrati). Indubbiamente dal primo Congresso mondiale sulle aree protette, tenutosi a Seattle nel 1962, è stata fatta una lunga strada nell?incrementare la superficie mondiale di aree protette anche se non abbiamo, purtroppo, una diretta e automatica equivalenza area protetta = gestione efficace ed efficiente. Sappiamo bene che non basta dichiarare un?area come protetta per poterla ritenere, tout court, fuori pericolo. Guerre, bracconaggio, specie aliene introdotte, deforestazione, miniere, infrastrutture, cambiamenti climatici da noi indotti e altro ancora minano quotidianamente tantissime aree protette in tutto il mondo e spesso ne compromettono il loro futuro. La natura fa strada Comunque è innegabile che si è passati dalle 9.214 aree protette registrate nel 1962, e che allora coprivano solo 2,4 milioni di chilometri quadrati, alle 102.102 del 2003, con una superficie ufficiale protetta che è giunta, come già ricordavamo, a 18,8 milioni di chilometri quadrati. La rappresentatività ecologica delle aree protette, vale a dire il fatto che esse siano presenti in maniera significativa in tutti gli ambienti del nostro pianeta, dimostra ancora diverse lacune. L?insieme delle aree protette mondiali presenta ancora percentuali basse per quanto riguarda ambienti mportanti come i sistemi lacustri e le praterie temperate. C?è tantissimo da fare per consentire alla natura di mantenere vive le sue opzioni evolutive che sono anche alla base della nostra sopravvivenza e dell?alleviamento della povertà per centinaia di milioni di esseri umani. Solo vivendo in simbiosi con la natura l?uomo assicura il proprio futuro.

Nessuno ti regala niente, noi sì

Hai letto questo articolo liberamente, senza essere bloccato dopo le prime righe. Ti è piaciuto? L’hai trovato interessante e utile? Gli articoli online di VITA sono in larga parte accessibili gratuitamente. Ci teniamo sia così per sempre, perché l’informazione è un diritto di tutti. E possiamo farlo grazie al supporto di chi si abbona.