Famiglia

Csr: nel 2003 il 70% imprese ha realizzato almeno un’iniziativa sociale

Indagine Errepi-Swg: nel 2003 quasi il 70% delle imprese italiane ha realizzato almeno un' iniziativa di carattere sociale

di Redazione

Le aziende italiane stanno diventando sempre piu’ sensibili al tema dell’ impegno sociale e consapevoli della loro responsabilita’ nei confronti della societa’ civile: la buona notizia emerge da un’ indagine effettuata dalla Errepi Comunicazione in collaborazione con la Swg su un campione di 800 imprese con piu’ di 100 dipendenti. Secondo i risultati della ricerca, contenuti nel ‘Rapporto 2004 sull’ impegno sociale delle aziende in Italia’, nel 2003 quasi il 70% delle imprese italiane ha realizzato almeno un’ iniziativa di carattere sociale, con una crescita consistente rispetto al 2001, quando la percentuale era del 44%. Il trend positivo si registra anche rispetto agli investimenti: il flusso di finanziamenti globale e’ stimato in oltre 800 milioni di euro nell’ arco di un anno, il doppio rispetto al 2001. Dall’ indagine scaturisce la percezione che nelle aziende si fa sempre piu’ strada l’ idea che la responsabilita’ sociale non e’ un costo aggiuntivo, ma al contrario un investimento, con dei ritorni. E infatti gli investitori esprimono l’ intenzione di rinnovare il loro impegno anche per il 2004 (il 73% delle aziende gia’ impegnate ha previsto un budget per l’ anno in corso), mentre si affaccia sulla scena un 13% che nel 2003 non aveva investito e intende farlo quest’ anno. Gli interventi delle aziende sono stati diretti innanzitutto verso iniziative di solidarieta’ sociale e azioni umanitarie (84%), in seconda istanza verso l’ organizzazione di mostre ed eventi culturali (44%); piu’ ridotto il numero di aziende che ha finanziato progetti di difesa e recupero ambientale o il restauro di monumenti e opere d’ arte. Le aziende tendono ad essere piuttosto rigorose nella scelta dei progetti da finanziare, prediligendo i criteri della ”serieta’ e affidabilita’ dell’ ente proponente” e della ”validita’ in termini di reale contributo sociale delle iniziative”. Risulta anche importante il radicamento nel territorio: il destinatario del finanziamento deve essere quindi serio, tangibile e locale. Piu’ di un terzo delle aziende italiane, soprattutto quelle di maggiori dimensioni, ha adottato un proprio ‘codice etico’, cioe’ uno strumento che garantisce la gestione equa ed efficace delle transazioni e delle relazioni umane e che sostiene la reputazione dell’ impresa. Ma una quota significativa di aziende non ne ha mai sentito parlare. Meno di un terzo delle aziende, inoltre, redige abitualmente il bilancio sociale, che permette di comunicare i dati sulle attivita’ sociali svolte. Quanto al coinvolgimento delle risorse interne, cioe’ dei dipendenti, il 26% delle aziende ritiene che condividano pienamente le iniziative sociali; anche in questo caso, cio’ avviene soprattutto nelle imprese piu’ grandi, che hanno investito di piu’, che hanno adottato un codice etico e redigono il bilancio sociale. ”Le imprese – ha commentato il presidente di Errepi, Roberto orsi – hanno capito che per rimanere competitivi nel medio e lungo periodo non si puo’ prescindere dalle responsabilita’ sociali”. Ma il sociologo Alberto Abruzzese smorza gli entusiasmi: ”dietro gli investimenti nel sociale – afferma – c’ e’ sicuramente anche il tentativo di distinguersi sul piano della comunicazione”. La vera sfida, aggiunge, e’ ”ridefinire gli obiettivi di mercato alla luce della responsabilita’ sociale”, che significa in pratica cambiare radicalmente il modo di concepire l’ impresa e il profitto.


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA