Cultura

Ue, allargamento a est. Un libro della Caritas

Pubblichiamo l'introduzione del volume "Europa. Allargamento a Est e immigrazione”, firmato da Vittorio Nozza, direttore Caritas Italiana

di Redazione

Un libro dedicato all?Est Europa per riflettere sull?allargamento di Vittorio Nozza, Direttore Caritas Italiana Il libro ?Europa. Allargamento a Est e immigrazione? è stato voluto dalla Caritas italiana per togliere l?evento del 1° maggio 2004 dal novero degli avvenimenti che nascono e muoiono mediaticamente nello spazio di pochi giorni o che, seppure non dimenticati così presto, vengono banalizzati: questo pericolo va evitato perché si tratta di un evento di eccezionale portata e dalle implicazioni coinvolgenti. Non tutti sono in grado di elencare i nuovi paesi che faranno parte dell?Unione né di collocarli in maniera esatta sulla cartina geografica. Anche per quanto riguarda l?inquadramento dal punto di vista storico, pochi andrebbero oltre l?etichetta di ?ex paesi comunisti?, senza saperne molto di più sulle loro storie millenarie, sulle loro culture, le loro lingue, le loro minoranze, le loro attese in questa difficile fase di transizione, le loro collettività di immigrati insediate in Europa, delle quali peraltro l?Italia, come anche la Germania e l?Austria, beneficiano in misura consistente. La campagna di informazione non è riuscita ad andare oltre la cornice di una ufficialità formale e i commenti di politici o di opinionisti, mentre la società civile nella sue svariate espressioni e il mondo ecclesiale non hanno avuto adeguato spazio. Eppure rappresentano il trait d?union più significativo per accostare l?Europa alla gente e al comune modo di pensare, sollecitandone l?adesione e all?occorrenza facendo emergere l?opposizione nei confronti di decisioni adottate senza una lungimirante apertura al futuro e senza il pieno rispetto delle tradizioni di convivenza civile proprie del continente europeo. Uno degli ultimi esempi consiste nella Direttiva comunitaria sui ricongiungimenti familiari, una decisione presa al ribasso sulla base degli egoismi nazionali e contestata presso la Corte di Giustizia dallo stesso Parlamento Europeo. Anche nel contesto dell?Europa allargata non bisognerà dimenticare che l?Europa ?ufficiale? è a rischio quando non coltiva il consenso sociale, alimentando un diffuso senso di insoddisfazione nei cittadini interessati a richiamare l?attenzione dei politici sui loro problemi e sulle loro speranze. La Caritas è un organismo pastorale che promuove il valore e la pratica della carità cristiana, che trova una certa corrispondenza nel termine laico di solidarietà e terreno fertile anche in quell?ambito. Questo valore viene testimoniato dalla comunità ecclesiale non solo nei fatti, con la pratica di interventi e di servizi destinati ad aiutare chi è più debole e bisognoso, ma ispira un impegno di sensibilizzazione e di formazione, per cui l?obiettivo della carità/solidarietà viene proposto come perno della convivenza e del confronto con tutti i decisori in materia pubblica affinché le politiche adottate riflettano questa esigenza. La fede cristiana, vissuta secondo i parametri così magistralmente indicati dal Concilio Vaticano II, non allontana dalla vita della società ma ne rende partecipi. Rientra in questo ampio disegno l?attenzione dedicata all?allargamento dell?Unione ad Est, sia con la realizzazione di un libro che con la promozione di una campagna di sensibilizzazione. Il libro, iniziato circa un anno fa, viene ultimato e presentato alla vigilia del 1° maggio 2004, per conferire maggiore solennità all?evento I capitoli sono stati scritti non solo da redattori del ?Dossier Statistico Immigrazione?, ma anche da rappresentanti di altre strutture (mondo accademico, economico e sociale). Con essi ci siamo sentiti uniti nello sforzo di capire quanto sta avvenendo: estrazioni differenti, tenute insieme da questo intento unitario, sono in grado di assicurare contributi improntati ad una più vivace dialettica. Tra gli autori vi sono anche rappresentati dell?Est Europa, perché non sarebbe stato possibile raccontare un evento di questa portata, limitandosi ad una sola facciata della medaglia: la nostra. Ci sono pertanto pagine curate da immigrati dell?Est Europa, alcuni nomi affermati e conosciuti, altri esponenti di quel libero associazionismo che, assente nei paesi di origine durante il periodo marxista, inizia a ricostituirsi nei paesi di immigrazione e si interroga sul futuro dell?Europa allargata e sull?impatto che avrà sulle loro esistenze. Questa ricerca, dopo aver affrontato gli aspetti istituzionali, dedica le altre due parti rispettivamente all?immigrazione dell?Est Europa nell?Unione e quindi a quella che si è inserita in Italia. L?immigrazione, con le sue problematiche relative al lavoro e all?integrazione, è il filo conduttore dell?intera opera: viene così evidenziata la capacità di elaborazione e di approfondimento acquisite dall?équipe del ?Dossier Statistico Immigrazione?, che in questa circostanza ha raccolto e approfondito dati che consentono di inquadrare la realtà migratoria dell?Est Europa in una maniera completa e aggiornata. A tutti abbiamo chiesto di scrivere ?per la gente?, di essere scientifici ma non eccessivamente tecnici, di lasciare ai lettori messaggi chiari e stimolanti, di essere coscienti che si tratta di un sussidio da utilizzare per un ?recupero di sensibilizzazione? al fine di evitare che il 1° maggio 2004 sia un evento solo formale. Proprio per questo la Caritas ha chiesto il patrocinio del CNEL-Organismo nazionale di coordinamento delle politiche di integrazione sociale degli immigrati, nella convinzione che l?unione degli sforzi possa produrre risultati soddisfacenti. Questo organismo di rilevanza costituzionale, in forza della sua composizione rappresentativa, ci è sembrato in grado di esprimere orientamenti pienamente rispondenti alle esigenze del mondo sociale e, in particolare, per quanto riguarda l?immigrazione, si è rivelato in questi anni una struttura di riferimento autorevole e aggregante, che ha promosso studi, organizzato convegni, elaborato documenti, curato contatti con l?estero, intessuto rapporti con le organizzazioni italiane e degli immigrati e specialmente ha assicurato una continuità di indirizzo che va al di là delle schermaglie di contrapposizione partitica. Da parte sua la Caritas in questo sforzo di sensibilizzazione intende mettere a disposizione, oltre al volume, la sua ampia rete di sensibilizzazione, che fa perno sulle 223 Caritas diocesane e su una ramificata rete di collegamenti con organizzazioni di estrazione ecclesiale e laica e con gli enti locali. Un evento eccezionale per i popoli coinvolti All?interno dell?Unione da 15 si passa a 25 Stati membri e ai 381 milioni di cittadini se ne aggiungono altri 74: si pone, così, anche istituzionalmente fine alla divisione tra Europa occidentale e Europa dell?Est. Sono aspetti sostanziali di grande portata, che consentono di affermare che non si tratta di un evento banale. Il demografo Antonio Golini ha parlato di ?Una rivoluzione, a tutela delle minoranze? (Il Messaggero, 23 aprile 2004). Sulla sua portata è opportuno ritornare con alcune puntualizzazioni. Dal punto di vista demografico l?Unione Europea è un colosso con 455 milioni di abitanti, poco rispetto al miliardo e più di persone che hanno sia la Cina che l?India, ma comunque al terzo posto nella graduatoria mondiale con una popolazione ben più numerosa di quella degli Stati Uniti (297 milioni), del Brasile (181 milioni), della Russia (142 milioni) e del Giappone (128 milioni). L?aumento degli Stati aderenti e del livello della popolazione è avvenuto in successive riprese a partire dalla firma del Trattato di Roma del 1957 istitutivo della Comunità Economica Europea, quando gli Stati erano sei (Italia, Francia, Germania e Benelux) e la popolazione di 167 milioni di abitanti. Nell?economia odierna, a dimensione globalizzata, si sono inseriti protagonisti giganti e agli Stati Uniti e al Giappone si stanno aggiungendo, in misura crescente, anche la Cina e l?India. La maggiore coesione economica europea è un fattore di riuscita anche a livello di concorrenza internazionale: per la parte più ricca dell?Unione, e in prospettiva per tutti gli Stati membri, sussiste il vantaggio di ampliare il mercato e di potenziare di conseguenza il sistema produttivo. Sappiamo, tuttavia, che anche la nuova Europa a 25 si trova in una fase di transizione demografica, per cui la popolazione non solo invecchierà ma anche diminuirà (di circa 3 milioni nel 2030 secondo le previsioni), nonostante l?arrivo di circa un milione di immigrati l?anno, mentre nello stesso periodo alcuni dei ?giganti? prima menzionati aumenteranno demograficamente (l?India di 320 milioni di unità, la Cina di 129 e gli Stati Uniti di 70). Senz?altro l?Italia è chiamata a giocare un ruolo primario nell?Unione: il nostro paese appartiene, infatti, fin dall?inizio al gruppo dei?Grandi?, prima con Germania e Francia e poi con Regno Unito, Spagna e Polonia. Questi sei paesi totalizzano i tre quarti dell?intera popolazione dell?Unione: alla Germania compete un quinto dei 455 milioni di europei, a Francia, Regno Unito e Italia circa un sesto ciascuno (anche se Francia e Regno Unito hanno 2 milioni di persone in più rispetto ai 57 milioni e mezzo dell?Italia). Altri Stati membri, invece, non arrivano neppure ad un milione di abitanti (Lussemburgo e ora anche Cipro e Malta). È bene tuttavia ricordare che una cosa è il ruolo potenziale che uno Stato può svolgere e altra cosa è quello di fatto viene svolto: sotto quest?ultimo aspetto, specialmente in materia migratoria, è determinante la sintonia con le organizzazioni sociali. Un allargamento che tutela i lavoratori Si sente ripetere che l?Europa Unita aveva un senso nel periodo di contrasto ideologico con il blocco sovietico e che ora, a parte i vantaggi a livello economico, sia carente la motivazione in termini di valori e burocratica la gestione comunitaria. Una buona memoria storica porta a ricordare che nelle macerie del secondo dopoguerra la nascita del mercato unificato, seppure imperniato su obiettivi pragmatici, ha incarnato un messaggio carico di idealità che ha posto fine ai conflitti e fortificato la coesione tra gli europei. Inoltre era intrinseca a questa idea d?Europa la libera circolazione dei lavoratori nell?ottica di un mercato occupazionale unificato, destinato ad accogliere i cittadini di ciascun Stato membro sulla base di pari opportunità. Per un popolo di migranti, qual è stato quello italiano, questa è risultata un?opportunità eccezionale, che è servita a gratificare i nostri lavoratori all?estero con quella dignità della quale si sentiva la mancanza. L?istituto della libera circolazione dei lavoratori migranti, completato dai regolamenti di sicurezza sociale ad essi applicabili, ha costituito la normativa specifica mai realizzata nel mondo in una forma così avanzata e su scala così ampia. A sua volta la Corte di Giustizia di Lussemburgo, con sentenze pregiudiziali dal tenore molto aperto pronunciate spesso su casi riguardanti lavoratori migranti italiani, ha conferito nel tempo a queste norme uno spessore sempre più pregnante e ha garantito una interpretazione uniforme. La vita lavorativa in un altro paese europeo andava in questo modo disincagliandosi dalle sacche della precarietà e il fatto di essere europei apriva la via a un nuovo concetto di cittadinanza, sancito poi anche dal diritto di votare sul posto per eleggere il Parlamento europeo e anche di essere elettori ed eletti nelle votazioni comunali. Bisognerebbe aver provato, vivendo concretamente all?estero, il prima e il dopo rispetto all?entrata in vigore dell?istituto della libera circolazione. Bisognerebbe anche chiedersi perché in Italia sia così diffusa l?accettazione dell?idea d?Europa, con percentuali di adesione che non conoscono il pari in altri Stati membri. All?origine di quest?apertura troviamo, per l?appunto, l?esperienza vissuta personalmente da tanti italiani e trasmessa da loro attraverso canali informali, in una efficace catena di sensibilizzazione di base. Per giunta, poi si è arrivati alla moneta unica – conquista anche questa né irrilevante né scontata, che ha comportato il trasferimento a livello europeo di spezzoni di sovranità nazionale – alla Carta di Nizza sui valori fondamentali nell?Unione e si sta per pervenire alla conquista ancora più significativa di una Carta costituzionale europea. Anche gli immigrati dell?Est, finora in posizione precaria, dovrebbero tra breve godere pienamente di queste garanzie senza sentirsi più estranei. Il condizionale è d?obbligo, vista la quantità e la qualità delle riserve che i singoli Stati del vecchio blocco hanno formulato a proposito dei tempi e dei modi dell?accesso e della permanenza dei cittadini dei nuovi Paesi che entrano a far parte dell?Unione. Si configura così un sistema a velocità molteplici e a geometrie molto variabili che può favorire la tutela di interessi particolari, ma certamente infligge un colpo pesante alla pienezza di una cittadinanza europea che o vale per tutti allo stesso modo o non è. Un allargamento senza anima? Grazie all?allargamento si rimettono insieme, all?interno di una stessa cornice istituzionale, popoli che fanno parte di una stessa storia, perché comuni sono radici. Lo ?spirito europeo? in questo lungo processo è risultato essere un motore potente in grado di riunire un continente rimasto a lungo diviso. Se così stanno le cose, è fortemente sbilanciato l?unilateralismo con il quale si inquadrano i nuovi Stati membri, talvolta quasi una sorta di rancore per il loro passato comunista e altre volte con un atteggiamento di superiorità per il fatto che beneficiano di una serie di aiuti a sostegno dei loro deboli sistemi economici e giuridici. Al contrario, bisognerebbe compiacersi per il fatto che questi paesi hanno superato finalmente l?esperienza totalitaria per abbracciare un?ottica democratica. Il livello di reddito attuale non è, poi, l?unico criterio da valutare in un processo politico ed economico di così grande portata. Quella della solidarietà è stata una strategia lungimirante, attuata prima dagli USA nei confronti dell?Europa distrutta dalla guerra, poi tra i primi sei stati fondatori dell?Unione e quindi nelle successive fasi di ampliamento della Comunità europea. Anche nelle precedenti fasi del processo di integrazione europea le aree più sfavorite degli Stati membri sono state sorrette strutturalmente con appositi fondi. L?allargamento è dunque una partita doppia, in cui oltre al dare vi è l?avere. L?aiuto che ora viene indirizzato ad Est, e che tra l?altro dovrebbe essere più generoso, avrà un ritorno in termini di ampliamento del mercato e ci consentirà di essere più forti a livello mondiale. In questo senso va anche la collaborazione dei nuovi Stati membri nella gestione dei flussi migratori, che altrimenti vedrebbe l?Europa dei 15 alle prese con problemi ben più gravi di quelli attuali: ne è un esempio la Germania che nell?Europa allargata non dovrà più confrontarsi direttamente con i problemi delle frontiere esterne. L?ingiustificata etichettatura di natura ideologica porta a interrogarsi sulla dimensione ideale dell?operazione di allargamento, evitando una possibile strumentalizzazione. Papa Giovanni Paolo II, che tanto si è adoperato per la fine del comunismo, ha anche affermato – con una autorevolezza al di sopra di ogni sospetto – che il ricongiungimento all?Occidente non equivale alla consacrazione di un capitalismo selvaggio e all?accettazione di un consumismo privo di valori. Non viene quindi dato il via libera a concezioni societarie non ispirate alla giustizia e alla solidarietà, e quindi lontane tanto dallo spirito cristiano quanto dalla grande tradizione del movimento europeo dei lavoratori. Il riferimento al passato totalitario del socialismo reale non deve diventare un pretesto per indebolire una concezione societaria imperniata sul criterio della giustizia distributiva, né far venire meno la solidarietà con i nuovi Stati membri e l?impegno per il rafforzamento dei corpi intermedi che tale solidarietà sono in grado di sorreggere: dai partiti politici ai sindacati, dalle associazioni e dalle ONG a tutte le altre forme associative. Su questo piano si è mossa anche Caritas Europa, come è stato evidenziato nel volume EU Enlargement: Towards an equitable europe, nel quale il presidente Denis Viénot scrive: ?Caritas Europa crede che l?allargamento della U.E. offra un?occasione unica per rinnovare gli sforzi di integrare ?il modello sociale? europeo nella politica europea?. I grandi valori, dei quali l?Europa si è fatta promotrice nella storia, sono quelli dei diritti umani e sociali e della loro tutela e di una equilibrata distribuzione della ricchezza. L?allargamento non può dunque essere ridotto ad un evento banale, proprio perché sollecita la riflessione sui valori della convivenza nel Vecchio Continente. Inoltre la nuova configurazione istituzionale dell?Unione, dove i grandi Stati membri hanno dovuto rinunciare a parte del loro peso per fare contare maggiormente i piccoli Stati, induce a riflettere sullo sbilanciamento che si riscontra negli organismi internazionali e in particolare nell?ONU, dove mancano questi contrappesi. Sarebbe fuori posto misconoscere quanto il cammino europeo risulti spesso appesantito, lento, defatigante. Sarebbe però ancor di più sbagliato non riconoscere i progressi compiuti nell?arco temporale di nemmeno mezzo secolo, per giunta per rendere più uniti paesi dalle culture millenarie. L?Europa, un continente rispettoso tra i cristiani e aperto alle altre religioni Nel volume Europa. Allargamento a Est e immigrazione è stata dedicata ai diversi aspetti della realtà religiosa dei paesi candidati all?adesione nelle sue componenti cattoliche, protestanti, ortodosse e musulmane. Diversi apporti sottolineano le linee di sviluppo positivo che ne possono derivare nell?ambito dell?Europa allargata e di quella che potrà ampliarsi nel futuro. Settanta anni di ateismo di stato hanno messo a dura prova l?Europa orientale. Molti hanno pagato con la vita la loro testimonianza di fede, altri ancora si dichiarano agnostici e atei e altri godono oggi della libertà di professarla seppure non in maniera piena dappertutto, in quanto perdurano ancora restrizioni della libertà di culto e non sempre le minoranze godono di adeguate garanzie. I popoli che confluiscono da Est nel processo di integrazione comunitaria e che hanno conservato l?ispirazione religiosa, proprio per il peso di questi ricordi drammatici, portano con sé una fede più vivace e comprensibilmente vorrebbero che nel dibattito sull?Europa allargata essa non rimanesse inattiva, cedendo il passo al ?dio mercato?, uno schema questo utile per lo scambio dei beni materiali ma non una forza ispiratrice della convivenza. Molto resta poi da fare per l?avvicinamento da parte dei cristiani dell?Europa occidentale agli ortodossi, un obiettivo la cui importanza non può essere sottostimata non solo a livello di autorità religiose ma anche di testimonianza di base. In quest?ottica può svolgere un notevole ruolo distensivo l?accoglienza che viene riservata dai cattolici italiani agli immigrati ortodossi, già caratterizzata da positive esperienze e suscettibile di essere potenziata. I grandi valori, dei quali l?Europa si è fatta promotrice nella storia, sono quelli dei diritti umani e sociali e della loro tutela, con i quali è intrinsecamente legata la storia delle chiese cristiane in Europa. Ponendo fine alla confusione tra organizzazione statale e organizzazione ecclesiale e a guerre religiose vere e proprie, si è pervenuti al concetto di società laica che separa le due sfere e le raccorda in un quadro che consente di recepire le impostazioni su una base paritetica e rispettosa di diritti e di doveri. Questa grande e sofferta conquista dell?Occidente cristiano è stata pienamente accettata dalla comunità ecclesiale, che ha aspirato a vederne una eco nella nuova Costituzione europea, per fare lezione della storia in un?ottica non di prevaricazione bensì di composizione. Sull?argomento il dibattito è stato vivace ma non ha consentito di pervenire ad un testo pienamente condiviso: in ogni caso, per costruire validamente il futuro, rimane ferma la necessità di attingere a questo passato europeo, in cui affondano le radici cristiane. *** Concludendo, la Caritas Italiana esprime il più sentito apprezzamento a quanti hanno collaborato per la realizzazione di questa ricerca e si adopereranno per la riflessione sui temi in essa contenuti. L?auspicio è che i nuovi Stati membri, e gli altri destinati ad esserlo in seguito, siano veramente dei nuovi vicini con i quali convivere nel rispetto e nella conoscenza reciproca. Un ringraziamento sincero va a quanti ci hanno aiutato in questo sforzo. A Oliviero Forti, Franco Pittau e Antonio Ricci, che con l?apporto dell?équipe del ?Dossier Statistico Immigrazione? si sono fatti carico del coordinamento redazionale, va un ringraziamento del tutto particolare per aver portato a termine positivamente un impegno così complesso.


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