Cultura

Stramazza la notizia

Da 16 anni è autore del programma più popolare della tv italiana: Striscia la notizia. Intervista ad Antonio Ricci.

di Paolo Manzo

Antonio Ricci da Albenga (classe 1950) prima di firmare le pagine più originali della tv italiana negli ultimi trent?anni, si è preso due lauree (in Lettere, prima, e in Storia dell?arte, poi), ha insegnato ed è stato giovanissimo preside in un istituto superiore a Genova. A 28 anni debutta in televisione come autore di Fantastico, per tre edizioni consecutive (dal 1978 al 1980), poi con Beppe Grillo scrive Te la do io l?America (1980) e Te lo do io il Brasile (1984); arriva nel 1983 Drive In (fino al 1988), Lupo Solitario (1987), Odiens (1988). E sedici anni fa il debutto di Striscia la notizia. “Striscia è nata per occupare uno spazio che nessuno voleva. In Mediaset non c?erano ancora i Tg, quello spazio non lo voleva nessuno, era una schifezza. Ho colonizzato quella fascia perché nessuno se la sentiva di metter su una baracca per un quarto d?ora”. Vita: E così, grazie a Striscia la notizia, sei diventato uno degli uomini più potenti e ricchi della tv, e hai addirittura vinto i più prestigiosi premi di giornalismo, con un telegiornale satirico, con una presa in giro quotidiana dell?informazione. Antonio Ricci: Ma guarda che io vivo come una cacca cinque giorni alla settimana in questo residence di Segrate, mangiando schifezze. Vivo rinchiuso in un bunker con tanto di feritoie. Vita: Della serie ricco ma scemo, non vorrai anche tu fare la parte della vittima? Ricci: No, la verità è che ancora mi diverto, sono fatto così, sono una testa di cazzo. E poi, due giorni la settimana li vivo alla grande con la mia famiglia e le mie tre figlie, la prima di 19 anni, poi di 14 e 10, bocconi per marocchini. Vita: Dieci anni di tv, facciamo dieci passi indietro? Ricci: Uno degli scarti fondamentali di Striscia è stato all?inizio degli anni 90, quindi giusto all?alba di quel decennio. La chiamavamo allora “la voce dell?impotenza” perché avevamo un sacco di denunce e non succedeva niente, tranne le solite denunce che facevano a noi. Eppure, ci arrivavano messaggi che componevano il quadro di un?Italia che non conoscevo. Siamo stati la prima trasmissione a utilizzare Internet (il nostro sito fu aperto in maniera sperimentale e in collaborazione con l?Università di Genova nel 1991), per permettere segnalazioni documentate. L?Italia ci chiedeva il Gabibbo, il suo intervento, come se non avesse accesso all?informazione normale, neppure quella locale. Mi ricordo che i primi a chiederci un suo intervento furono le maestranze di una fabbrica di rubinetteria che aveva una sede vicino a Monza, si chiamavano Mamoli. Un problema di tangenti, ci dissero. Nessuno, neppure l?informazione locale, li filava. Ecco, c?erano tantissime realtà che non riuscivano a passare i tappi dei normali canali dell?informazione, così noi c?inventammo il canale della partecipazione popolare al programma (tel., fax e internet). Così riuscivamo a saltare tutta una serie d?impedimenti che l?informazione tradizionalmente ha, bastava il Gabibbo per sturare un?intera comunità. Ci si aprì un mondo sconosciuto. Sapevo che a Sanremo c?era una tangenziale che finiva in un cimitero ma neppure la mia fantasia perversa poteva suggerirmi che in Italia ci fosse una strada che finiva nel vuoto ogni 80 chilometri, nata solo per ragioni di appalti. Oppure che ci fossero ospedali nuovi e mai aperti, eppure con tutti i macchinari e addirittura con il riscaldamento acceso anche se l?edificio era vuoto. O il campo di polo su un cucuzzolo nelle Marche. Tangentopoli arrivò dopo, e a quelle denunce che sembravano cadere nel vuoto fu restituito un quadro d?insieme. Fu restituita un?Italia un po? più vera. Vita: La caratteristica del dialogo con il pubblico è rimasta una costante nel tempo o è cambiato questo rapporto? Ricci: Sì, è cambiato, nel senso che siamo travolti dalle segnalazioni. Si rivolgono a noi anche condomini alle prese con l?ascensore che non funziona. Il Paese mi sembra pieno di gente esasperata. Vita: C?è qualcosa che rimpiangi della tv di 10 anni fa? Ricci: La televisione è, abbastanza, uno specchio dei tempi, e oggi lo è in maniera più deformante, sempre più deformante. La quantità di trasmissioni ha fatto saltare il livello di controllo e di qualità delle produzioni. Oggi non c?è più produttore che richieda la qualità. Ecco, oggi, c?è meno qualità. Già dai tempi del Drive in mi ero accorto di come i personaggi imitati imitassero la loro imitazione (da Marina Lante Della Rovere a De Mita), questo poi è avvenuto sempre più: sapete dirmi oggi qual è il vero Marzullo o il vero Lucarelli? Vita: Uno specchio, dunque, che deforma… Ricci: Oggi, con i reality è sempre più così: in tv per emergere devi trasformarti, deformarti, diventare mascherone, il Gabibbo è il capostipite dei personaggi- pupazzi o dei pupazzi che diventano personaggi perché appaiono in tv. Oggi tutti esagerano, con i reality questo è pazzesco: lo spaccone diventa cento volte spaccone, Colombina fa cento volte Colombina, lo scemo è cento volte scemo eccetera ed escono fuori una quantità di volgarità che non trovi nella vita di tutti i giorni. Forse, oggi viviamo una stagione in cui la tv è più volgare della vita reale, questa è la vera novità della tv 2004. Io tante maialate così non le ho mai sentite nella vita normale, almeno così concentrate. Vita: Ha ragione Costanzo, dunque? Ricci: Beh è arrivato un po? dopo, ma ha ragione. Sulla D?Eusanio noi abbiamo fatto una campagna (povera paladina con Al posto tuo), perché avevamo capito che ci trovavamo di fronte all?alba di una stagione terribile: quella del reality. Se oggi tua figlia guarda la tv alle 14 si sente anormale: se non sei transessuale, se non ti droghi, se non picchi la mamma e se non esci con i tacchi a spillo, risulti anormale, risulti strano, perché la normalità è l?eccesso della tv, sono le storie esagerate della D?Eusanio, che ora non c?è più. Ma c?è di peggio. è una via dalla quale non esci, devi esagerare sempre più? Vita: E lo chiamano reality… Ricci: Certo e la gente si adegua sempre più a quel modello, la volgarità così enorme che ti arriva sempre e continuamente in casa spazza via ogni pudore. Vita: Le veline sembrano ormai un balletto di collegiali a fine anno… Ricci: Ma loro sono sempre state collegiali, era l?orario e il fatto di ballare sul tavolo di un telegiornale che le rendeva trasgressive. Oggi la tv è un gran casino: vedi gente vestita da sera la mattina. Cosa che a me fa ridere, ma io ho una certa età. Ai più, invece, risulta del tutto normale perché si perde persino il senso di ciò che uno ha addosso. Vita: Un?altra novità della stagione televisiva in corso è che Striscia è stata sconfitta? Brucia? Ricci: Guarda che facciamo due punti di share in meno dell?anno scorso, che è stata la stagione d?oro di Striscia. Ho sempre detto che facevamo più ascolto di quello ipotizzabile, avevamo del pubblico in più, e sapevo che di fronte a un quiz miliardario ci avrebbe lasciato. Io non riuscivo a ipotizzare il quiz quotidiano miliardario, poi ho capito che sto? miliardo fanno finta di darlo, e il gioco è fatto. Guarda che contro di noi è stata fatta una campagna nazista, si vede che negli anni abbiamo suscitato tali e tante gelosie e invidie che ci hanno detto e fatto di tutto. Perciò ben venga la sconfitta e due punti in meno di share se serve a sopire invidie e gelosie. Noi abbiamo sempre combattuto le cose tarocche, ovunque andassero in onda, e continuiamo a farlo, ci divertiamo a fare questo? Vita: Dieci anni fa avevi detto: “Tenteremo l?impossibile, battere la comicità di Bruno Vespa”. Ce l?avete fatta? Ricci: No, non ce l?abbiamo fatta, ed è l?unica vera sconfitta. E non so se goderne o dispiacermene, ma è davvero la mia unica scommessa non vinta. Da una parte, siccome la corsa continua, mi fa piacere avere l?obiettivo da centrare, dall?altra mi brucia non avercela ancora fatta. Vita: Qual è il suo segreto? Ricci: Ha una faccia di tolla incredibile, bronzea. Anche il comico si ferma di fronte a certe cose, lui no. È una mantide, non è umano, dentro ha dei marchingegni, è programmato per l?eternità, si strofina le mani e succhia il sangue a chiunque gli capiti in salotto. Vita: Più facile fare satira dieci anni fa od oggi? Ricci: La satira politica era più facile 10 anni fa. Se il piccione fa la cacca in testa al monumento fa ridere, se la fa per terra non ride più nessuno, è una cosa normale. Adesso è un periodo in cui i politici si sono messi a un livello tale che a volte l?ironia, la satira li migliora. Io ho sempre questo problema, mi chiedo sempre: ma non è che gli facciamo bene a colpirlo? Lo umanizziamo? Gli diamo un senso? Io oggi so solo una cosa: da cinque anni a questa parte come mettiamo la faccia di un politico, qualunque cosa faccia, anche roba davvero esilarante, la gente cambia canale. Vita: Anche con il Cavaliere Mascarato? Ricci: Come no. è una regola per tutti. Noi facciamo ormai satira politica solo per dovere. L?altro giorno abbiamo trasmesso un montato di papere di Bondi, facevano ridere, ma la vista di Bondi ha fatto fuggire migliaia di telespettatori. Hanno invaso talmente tanto ogni forma di spettacolo televisivo, e conseguentemente anche la nostra vita, che non li si sopporta più, nemmeno nei luoghi preposti. Vita: Qualche giorno fa l?Osservatore Romano ha parlato di “connubio osceno tra guerra e tv”. Era un vostro cavallo di battaglia, ma ultimamente? Ricci: Forse in queste settimane sì, è talmente torbida la situazione? Ma siamo stati presentissimi sempre, anche a costo di polemiche e attacchi per le nostre posizioni pacifiste. Penso alla prima guerra in Iraq, nel 91: noi arrivavamo dopo Radio Londra dove Giuliano Ferrara faceva il catechismo della guerra, e su RaiUno c?era Fabrizio Frizzi che faceva alzare in piedi i telespettatori perché partiva la prima spedizione di F104 sull?Iraq ? Ti ricordi i Bidon Bidon che accompagnavano le supposte rivelazioni del generale Schwarzkopf nei suoi brief con la stampa? Poi, Emilio Fede, la Cnn, tutti ci davano una grossa mano a smascherare il connubio guerra e spettacolo, guerra e disinformazione. Beccammo anche la bufala dell?inviato di Cnn a Tel Aviv agitatissimo e con la maschera antigas uso delle sole telecamere… Vita: Oggi è più difficile smascherare? Ricci: No, abbiamo fatto tutta la serie sulle nostre inviate in Iraq, sui loro fuori onda sulla guerra tra di loro? gli inviati embedded eccetera. Pensa che Striscia è stato l?unico spazio a dare voce ai militari malati per l?uranio impoverito? Vita: Lo stato della libertà di informazione, come lo vedi dal tuo bunker a Segrate? Ricci: Lo vedo male: tutto si è ormai ridotto a una guerra per bande e mi fa paura. Fa tristezza vedere che ogni tipo di verità può venire strumentalizzata. Ho vissuto recentemente un momento altissimo per misurare come ognuno faccia i fatti propri. Quando Del Noce ha aggredito Staffelli. Ebbene, il giorno dopo l?aggressione all?inviato di Striscia c?era la votazione sulla Gasparri alla Camera. Io, nel mio schema mentale, mi dico: ecco adesso Repubblica farà un pezzo sull?arroganza di Del Noce, servo di Berlusconi, che non risponde alle domande sul ?regime?. Era un pezzo già scritto, c?erano già tutti gli ingredienti. E invece? Il giorno dopo Repubblica piglia le difese totali di Del Noce. Come mai? Mi chiedo. Un mistero destinato a durare solo sei giorni. Poi, la domenica pomeriggio, ecco la risposta: il buon Ezio Mauro è ospite da Bonolis per pubblicizzare i romanzi dell?Ottocento in uscita con il suo quotidiano? E allora tutto torna, un po? tristemente, ma torna. Vita: Tutto si è impastato: sponsor, giornalismo… Ricci: è sempre più raro vedere qualcuno che ha il colpo d?ala, qualcuno che riesca a uscir fuori da questa militarizzazione degli interessi. Se qualcuno lo fa, magari gli dicono “ma tu fai la foglia di fico, sei funzionale a questo o a quell?altro”? Ma almeno qualcuno facesse la foglia di fico! Il grigiore del giornalismo a tesi è davvero una tristezza, sembrano sfilate di automi che se la tirano pure. Sai che ti dico, giunti a questo punto? Viva le foglie di fico! A trovarle.


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